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Tv: Valsecchi, in Italia troppa fiction banale favorisce le telenovelas

29 aprile 2015 | 14.39
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L'ad di taodue: "C’è una Italia culturalmente, socialmente ed economicamente, e anche anagraficamente, arretrata, che si accontenta di una fiction didascalica, che ama le storie prevedibili, i personaggi tutti d’un pezzo, le biografie agiografiche; insomma una serialità rassicurante e banalizzante"

Il produttore Pietro Valsecchi (Foto Infophoto) - INFOPHOTO
Il produttore Pietro Valsecchi (Foto Infophoto) - INFOPHOTO

In Italia c'è troppa fiction rassicurante e banale, cha fa ascolti ma paradossalmente apre le porte della nostra tv a prodotti come le telenovelas, senza produzioni significative e originali l'Italia sarà sempre più marginale. E' quanto sostiene, in estrema sintesi, Pietro Valsecchi, fondatore, con Camilla Nesbitt, e amminstratore delegato di taodue, la società di produzione televisiva e cinematografica specializzata nella fiction televisiva, controllata del gruppo Mediaset.

"Ci sono diverse Italie e diverse fiction -afferma Valsecchi all'AdnKronos- c’è una Italia culturalmente, socialmente ed economicamente, e anche anagraficamente, arretrata, che si accontenta di una fiction didascalica, che ama le storie prevedibili, i personaggi tutti d’un pezzo, le biografie agiografiche; insomma una serialità rassicurante e banalizzante".

"Esiste molta fiction che rispecchia in pieno questo obiettivo, che raggiunge spesso grandi ascolti ma -sottolinea Valsecchi- che non racconta l’Italia vera, che non elabora un linguaggio contemporaneo, che ripropone stereotipi e può quindi essere insidiata da prodotti di acquisto rivolti a un target simile, come dimostra il successo delle telenovelas spagnole".

'Non è facile parlare a questa Italia che si sta allontanando dalla televisione generalista'

"Esiste poi un’altra fiction, minoritaria, che si rivolge invece -prosegue Valsecchi- a un pubblico diverso, che non ha come unica fonte di svago o di approfondimento nella televisione, un pubblico molto esigente abituato a confrontarsi con le serie americane, al quale bisogna offrire un prodotto non banale, legato alla realtà anche più controversa, realizzato con un linguaggio dinamico e innovativo".

"E questa -rivendica il produttore- è la fiction che taodue si è sempre sforzata di fare e continua a fare anche rischiando negli ascolti perché non è facile parlare a questa Italia che si sta allontanando dalla televisione generalista".

A partire da questa situazione per il futuro della fiction italiana, secondo Valsecchi, "più che di tendenze, perché i generi alla fine sono più o meno sempre gli stessi, si deve parlare di stili: da una parte una fiction che guarda indietro, a modelli di cinema e tv degli anni passati, poi quella che prova a guardare avanti come abbiamo fatto ad esempio con 'Il bosco' che affronta il thriller psicologico o con 'Il tredicesimo apostolo' centrato sul paranormale".

'Certi budget non sono più pensabili, l'unica strada che rimane è quella della coproduzione internazionale'

Per l'immediato futuro della taodue, Valsecchi fissa due obiettivi: "Dal punto di vista quantitativo fornire a Canale 5 circa 25 - 30 serate l’anno in grado di reggere gli ascolti della rete a costi di produzione in linea con le richieste dell’azienda", ovvero "molto più contenuti del passato, con una riduzione di almeno il 30%". Secondo obiettivo, "dal punto di vista editoriale", è quello di "fornire un prodotto di qualità e capace di mantenere l’immagine della taodue come casa di produzione all’avanguardia nei contenuti e nei linguaggi".

A pesare su tutto, ribadisce Valsecchi, sono comunque le risorse, tanto che pensa di cercarle all'estero: "Il vincolo maggiore è quello economico. Certi budget non sono più pensabili e -scandisce il produttore- l'unica strada che rimane, e che stiamo pensando di percorrere, è quella della coproduzione internazionale".

Assolutamente da evitare in questa fase del mercato, per Valsecchi, è poi "realizzare una fiction 'già vista', puntando a un’audience indifferenziata: oltre a non essere mai sicuri dei risultati si tratta di un’operazione miope che rischia di rendere la fiction un prodotto sostituibile da prodotto importato, che ha anche il vantaggio di costare molto meno". Insomma: "O si produce qualcosa di significativo e originale o saremo sempre più marginali nel mondo".

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