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Ambiente: Galletti, patto di legalità contro mercato nero pneumatici e Pfu

21 giugno 2016 | 14.50
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Ambiente: Galletti, patto di legalità contro mercato nero pneumatici e Pfu

"Oggi il flusso illegale degli pneumatici che arrivano in Italia senza regole alimenta un vero e proprio mercato nero che fa danni all’ambiente e all’economia, diventando allo stesso tempo una fonte di arricchimento per la criminalità. La risposta a questo fenomeno arriva dal lavoro di magistrati e forze dell’ordine, ma anche da una presa di coscienza collettiva del problema. Questo protocollo ha il merito di creare un’alleanza civile che dice una cosa molto chiara: il futuro è l’economia circolare, il riciclo è innanzitutto affermazione della legalità”. Così il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti in occasione della firma del patto per la legalità ambientale e fiscale nelle filiere di pneumatici e Pfu (Pneumatici fuori uso) da parte di Ecopneus, Confartigianato Imprese, Federpneus e Legambiente.

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Si stimano essere tra le 20 e le 30mila le tonnellate di Pneumatici Fuori Uso che ogni anno non possono essere raccolti e riciclati a causa di un sistema parallelo di ingressi irregolari nel mercato all’ingrosso e di vendite “in nero” al dettaglio. Parliamo di circa 2-3 milioni di pneumatici singoli che non sono coperti dal contributo ambientale associato alla vendita regolare con documento fiscale e che dunque non possono entrare nel sistema che ne garantisce il riciclo e la trasformazione in nuovi materiali o in energia.

Un ammanco di contributi di 12 milioni di euro ogni anno che si accompagna a un’evasione IVA stimata in 80 milioni di euro a cui vanno aggiunti i costi delle bonifiche necessarie per ripulire il territorio dagli abbandoni illegali.

Questa “montagna” di Pfu, pari al peso a pieno carico di fino a 100 treni ad alta velocità, rischia infatti di essere dispersa nell’ambiente se non si riuscirà ad invertire la rotta verso la legalità. A questo mira il protocollo d’intesa tra Ecopneus, Associazione Italiana Ricostruttori Pneumatici, Confartigianato Imprese, Federpneus e Legambiente firmato questa mattina a Roma, nell’ambito del Forum Rifiuti di Legambiente.

Scopo dell’accordo è affrontare in modo organico e strutturale il fenomeno, contrastare irregolarità e “nero”, premiare i virtuosi, educare i consumatori spiegando i rischi di quella che può sembrare una semplice “ricerca di risparmio” e che invece nasconde evasione fiscale, concorrenza sleale, danni per l’ambiente e per la salute dei cittadini. Saranno messi a punto sistemi di monitoraggio del fenomeno, attività di tracciamento degli acquisti e delle vendite, forme di collaborazione con le autorità di controllo, sistemi di “whistle blowing”, fino ad arrivare ad una vera e propria “carta d’identità del pneumatico”.

Per Giovanni Corbetta, direttore generale Ecopneus, "la normativa può aiutare molto a circoscrivere il problema; il nostro compito è anche quello di aiutare il ministero dell’Ambiente a individuare le soluzioni più adatte a poter garantire, insieme agli altri consorzi, la completa eliminazione di qualsiasi Pfu”.

Per Cesare Fumagalli, segretario generale Confartigianato Imprese, questo accordo “dovrà garantire certezze agli imprenditori e assicurare l’impegno condiviso a tutela dell’ambiente e a sostegno dell’economia circolare. In questa logica di responsabilità, Confartigianato offre il proprio convinto contributo”.

Stefano Carloni, presidente Airp, ha aggiunto che “gli sforzi della filiera dei pneumatici per garantire la sostenibilità, non possono infrangersi contro le sacche di illegalità; né si può chiedere alle imprese sane e ai cittadini onesti di pagare anche per quelli disonesti”. Guido Schiavon, presidente Federpneus, tra i firmatari dell’accordo, ribadisce che “la lotta all’illegalità è uno dei cardini dell’attività della nostra Associazione. Non può esistere, infatti, business e crescita industriale se le regole del gioco non sono chiare e uguali per tutti”.

Rossella Muroni, presidente Legambiente, ha chiuso la presentazione del patto per la legalità: “Questo è l’ennesimo ‘business’ dell’illegalità che produce danni economici e ambientali. Ma ormai la cultura della lotta ai reati ambientali sta diventando consapevolezza diffusa, come dimostra l’introduzione degli ecoreati nel Codice penale, e gli italiani non sono più disposti a tollerare situazioni come queste”.

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