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18 maggio 2014 | 12.12
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E’ accaduto a Busto Arsizio lo scorso 25 aprile. La donna, che è stata fermata per omicidio, al settimo mese di gravidanza avrebbe provocato la nascita prematura della figlia. Inizialmente, quanto accaduto era parso ai sanitari un aborto spontaneo

(Infophoto) - INFOPHOTO
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Al settimo mese di gravidanza avrebbe provocato la nascita prematura della sua neonata per poi annegarla nel water. Per questo una donna, a Busto Arsizio, in provincia di Varese, è indagata ed è stata fermata dai carabinieri con l’accusa di omicidio. I fatti risalgono allo scorso 25 aprile: inizialmente, quanto accaduto era parso ai sanitari un aborto spontaneo.

Il fermo è dovuto al pericolo di fuga: la giovane donna, di 21 anni e di origine albanese, stava organizzando una fuga in Albania, ma, bloccata in tempo, si trova attualmente nella sezione femminile del carcere di Monza dove nei prossimi giorni sarà interrogata dal gip.

Secondo quanto ricostruiscono i carabinieri in una nota, la notte del 25 aprile, il 118 aveva constatato che la donna, di 21 anni, alla sua seconda gravidanza, aveva perso la propria bimba, espulsa all’interno del water e coperta dall’acqua. Già in quel momento, alcune incongruenze avevano fatto sorgere dubbi circa le modalità con cui si era svolta la vicenda. La ragazza aveva raccontato di aver accusato un forte e improvviso dolore addominale, durato pochi minuti, a seguito del quale sarebbe avvenuta la nascita prematura della bambina.

Dal riscontro autoptico, invece, la certezza che il neonato, partorito alla trentesima settimana di gestazione, era vivo e con una possibile aspettativa di vita, ma è morto per annegamento e probabilmente anche per alcune lesioni craniche. L’ipotesi investigativa attualmente al vaglio degli inquirenti è che la donna abbia assunto un farmaco in grado di provocare delle forti contrazioni uterine con conseguente espulsione del feto, anche in uno stato avanzato della gravidanza. Nel corso delle indagini condotte dai carabinieri del nucleo operativo e radiomobile di Busto Arsizio guidati dal tenente Marco Tubiolo e coordinati dal Sostituto Procuratore Francesca Parola, con la collaborazione del medico legale Maria Luisa Pennuto, sono state ascoltati numerosi testimoni e intercettate decine di comunicazioni telefoniche.

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