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Variante Covid, "virus muterà ancora, vaccinare tutti"

22 dicembre 2020 | 19.27
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Foto Afp
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La variante Covid mostra che "il virus, che fa il suo mestiere, è mutato e lo farà sempre. Motivo per cui dobbiamo fare solo una cosa: vaccinare tutti il prima possibile". E il monito lanciato da Sergio Abrignani, ordinario di Patologia generale all'università degli Studi di Milano, proprio nel giorno in cui l'agenzia italiana del farmaco Aifa ha autorizzato il vaccino di Pfizer/BioNTech, dopo che ieri era arrivato il via libera dell'agenzia europea Ema.

Per l'esperto è fondamentale che, il più in fretta possibile, "si tolga il terreno sotto i piedi al virus - spiega all'Adnkronos Salute - Se riusciamo a vaccinare più gente nel minor tempo possibile, diminuiamo il serbatoio in cui il virus sguazza. Quanto più circola, invece, tanto più alte saranno le chance che arrivi una variante che ci frega".

"Noi siamo spaventati da questo virus e quindi qualsiasi cosa faccia di diverso da ciò che ci aspettiamo, ci terrorizza -aggiunge-. Poi sulla variante inglese c'è stata l'isteria che è scattata quando gli inglesi hanno scoperto che si trasmette più rapidamente. Dopo i bagordi che si stavano già verificando a Londra e in giro per il Paese hanno imposto il lockdown. A quel punto, prima la Francia e poi l'Italia hanno chiuso i confini, tutta l'Europa è andata in apprensione. Ma questa variante starà girando già da tempo" nel Vecchio Continente.

"Io sono convinto che ci saranno tanti casi nel mondo e che in Europa sia già abbondantemente circolante", aggiunge Abrignani. Secondo un'analisi retrospettiva, la variante del Covid sarebbe già stata presente a settembre nel Kent, Sud-Est dell'Inghilterra, e l'esperto ritiene "non plausibile" che non si sia già ampiamente diffusa.

"Sembra che questo virus abbia caratteristiche per cui supera meglio la barriera del muco che si trova sulla superificie delle cellule epiteliali delle vie aeree. E' credibile che sia così: se il virus infetta di più vuol dire che ha un vantaggio competitivo", sostiene.

Ma gli inglesi, prosegue l'esperto, "ci dicono anche che hanno osservato che la severità della malattia non cambia e neanche la letalità. Quindi non dà più morti in rapporto. Però infettando di più in un'unità di tempo, fa più malati e quindi di conseguenza questo ha impatto anche sui decessi. C'è dunque questo insieme di mutazioni di cui alcune sono nella spike del virus che secondo quanto detto finora non dovrebbero avere impatto sulla capacità di protezione del vaccino. Probabilmente si è già cominciato a saggiare il siero dei vaccinati. Il panico è scattato quando gli inglesi si sono resi conto della capacità della variante di diffondersi rapidamente. Il messaggio è che il virus ha fatto il mestiere di virus e ha mutato", conclude.

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