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Variante Delta, sintomi e protezione vaccinati: cosa sappiamo

16 agosto 2021 | 12.30
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Le news sulla mutazione del covid dominante in Italia e causa dell'aumento dei contagi in molte regioni

Foto Fotogramma
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La variante Delta del covid è dominante in Italia e, in molte regioni, sta causando un aumento dei contagi. Ma cosa sappiamo sui sintomi e la durata di questa mutazione del virus? Che protezione hanno i vaccinati?

La variante Delta è caratterizzata da una trasmissibilità dal 40 al 60% più elevata rispetto alla variante Alfa (o variante inglese) ed è associata a un rischio relativamente più elevato di infezione in soggetti non vaccinati o parzialmente vaccinati.

SINTOMI

A livello di sintomi la variante Delta pare essere più impattante sull'organismo. Tosse, raffreddore, mal di testa e mal di gola, febbre, dolori muscolari, diarrea, stanchezza e spossatezza, ovvero i primi segnali della presenza del coronavirus nelle persone, sono di solito più forti. E di conseguenza anche i tempi di guarigione ne risentono.

Secondo alcuni studi, la variante delta potrebbe avere anche sintomi più lievi e in genere non associati al virus che alcuni potrebbero scambiare per un'allergia o un'altra malattia comune. Secondo i ricercatori dello Zoe Covid Symptom Study, anche starnutire eccessivamente può essere un sintomo della variante Delta. "I nostri dati mostrano che le persone che sono state vaccinate e poi risultate positive avevano maggiori probabilità di riferire di starnuti come sintomo rispetto a quelle senza vaccino", hanno scritto i ricercatori.

La variante Delta, inoltre, può essere fino al 110% più contagiosa, come evidenziato di recente dal presidente dell'Iss Silvio Brusaferro: "L'aumento della trasmissibilità della variante Delta è stimata tra il +33-+110% e quindi nello scenario peggiore si ipotizza una trasmissibilità nel limite superiore pari a 1.3", ha spiegato il presidente dell'Istituto superiore di sanità.

VACCINI

Sull'efficacia dei vaccini contro la variante Delta i pareri non sono concordi. Vi sono però evidenze che quanti hanno ricevuto solo la prima dose di una vaccinazione, che prevede la somministrazione di due dosi per il completamento del ciclo vaccinale, sono meno protetti contro l'infezione con la variante Delta rispetto all’infezione da altre varianti, indipendentemente dal tipo di vaccino somministrato. Il completamento del ciclo vaccinale sembra fornire una protezione contro la variante Delta quasi equivalente a quella osservata contro la variante Alpha.

Johnson & Johnson, il vaccino anti Covid monodose di Janssen "ha dimostrato una risposta immunitaria duratura e ha generato risposte anticorpali neutralizzanti contro la variante Delta e altre varianti di Sars-CoV-2 che destano preoccupazione", ha riferito J&J, comunicando i risultati ad interim di un sottostudio di fase 1/2a pubblicato sul 'New England Journal of Medicine' (Nejm).

L'efficacia del vaccino Pfizer contro la variante Delta è "più debole" di quanto sperassero i funzionari sanitari. Ad affermarlo il primo ministro israeliano Naftali Bennett che ha aggiunto: "Non sappiamo esattamente fino a che punto il vaccino aiuti, ma è significativamente inferiore".

Con la variante Delta, oggi, "anche se si è vaccinati si può essere infetti". Questa variante, "buca perfino il doppio ciclo vaccinale", perché "conferisce una certa protezione contro la malattia grave e l’ospedalizzazione" ma "nel 30-35% dei casi determina infezione anche nei soggetti che hanno fatto la seconda dose di vaccino, figuriamoci una sola", ha affermato dal canto suo Walter Ricciardi, ordinario di Igiene generale e applicata all'Università Cattolica e consigliere scientifico del ministro della Salute Roberto Speranza.

Secondo l'Ema la variante Delta a fine agosto rappresenterà il 90% dei casi di coronavirus nell'Ue. Il mix tra vaccini si presenta come sicuro ed efficace, affermano l'Agenzia europea del farmaco (Ema) e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), in una nota congiunta, ricordano che "la variante Delta" di Sars-CoV-2 "si diffonde rapidamente in Europa e preoccupa perché potrebbe ostacolare gli sforzi per controllare la pandemia".

Secondo il documento Ema-Ecdc, la variante Delta "è dal 40% al 60% più trasmissibile rispetto alla precedente variante Alpha e può essere associata a un rischio più elevato di ospedalizzazione". L'Ecdc stima "che entro la fine di agosto la variante Delta rappresenterà il 90% di tutti i virus Sars-CoV-2 che circolano nell'Ue". Per questo "è essenziale per i Paesi accelerare i programmi di vaccinazione, compresa la somministrazione di seconde dosi dove raccomandato, e colmare il prima possibile le lacune immunitarie della popolazione".

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