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Variante indiana, "per fermarla una dose di vaccino non basta, ma casi non gravi"

30 maggio 2021 | 09.10
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Abrignani: "Il fatto che i casi generalmente non siano gravi ci fa ben sperare sul fatto che i vaccinati non si ammalino in forma severa"

(Fotogramma)
(Fotogramma)

''Da una parte vediamo una variante molto contagiosa e il nostro problema è fermarla prima che arrivi da noi, visto che in Italia ancora praticamente non c’è. Gli inglesi non hanno fatto niente di sbagliato, probabilmente però contro l’indiana c’è bisogno di aver fatto due dosi di vaccino, con una non si è protetti abbastanza. Del resto hanno fatto tantissime prime somministrazioni''. Lo dice in un'intervista a 'La Repubblica' Sergio Abrignani, immunologo dell'università di Milano e membro del Cts.

''Il fatto che i casi generalmente non siano gravi ci fa ben sperare sul fatto che i vaccinati non si ammalino in forma severa - aggiunge - Anche se la variante indiana dovesse arrivare qui, quindi, probabilmente non metterebbe sotto pressione il nostro servizio sanitario''.

''Sappiamo che contro le varianti che conosciamo, la prima dose dà già una copertura compresa tra il 60 e il 70 per cento - continua - Per l’indiana i dati sembrano più bassi. Dobbiamo capire che stiamo convivendo da tempo con un brutto virus, ci stiamo adattando a ciò che fa lui. L’importante adesso è vaccinarsi più in fretta possibile sperando di evitare la nascita di varianti peggiori dell’indiana''.

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