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Vaticano, inchiesta Londra: oltre a Mincione perquisiti Crasso, Tirabassi e Giovannini

05 novembre 2020 | 18.27
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Mincione: "Autorità acquisiscono documenti, massima collaborazione"

Foto Fotogramma
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Nuove perquisizioni nell'ambito dell'inchiesta vaticana sul palazzo di Sloane Avenue a Londra. Su richiesta della magistratura di Oltretevere, la guardia di finanza, a quanto apprende l'Adnkronos, ha eseguito perquisizioni nei confronti del finanziere anglo-italiano Raffaele Mincione, di Enrico Crasso, ex Credit Suisse poi a capo della fiduciaria Sogenel, per 27 anni gestore del patrimonio riservato della Segreteria di Stato, e di Fabrizio Tirabassi, ex responsabile amministrativo della Segreteria di Stato Vaticana con mons. Alberto Perlasca, indagati dai magistrati della Santa Sede a vario titolo per peculato, corruzione, abuso d'ufficio, estorsione, truffa, riciclaggio e autoriciclaggio nell'ambito dell'inchiesta sulla compravendita dell'immobile di Sloane Avenue a Londra da parte della Segreteria di Stato.

Perquisizione anche per Renato Giovannini, preside della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi Guglielmo Marconi di Roma (non indagato nell'inchiesta), che sarebbe stato, secondo gli inquirenti vaticani, uno degli emissari della Segreteria di Stato nella trattativa con il broker molisano Gianluigi Torzi, che aveva rilevato per conto del Vaticano le quote della società che deteneva l’immobile di Londra dal finanziere Mincione e che per restituirle avrebbe preteso poi 15 mln di euro.

Perquisizione dei domicili, delle vetture e anche delle cassette di sicurezza sono state eseguite dalla guardia di finanza in esecuzione del decreto firmato dal pm di Roma Maria Teresa Gerace su richiesta della magistratura vaticana nei confronti di Mincione, Crasso e Tirabassi.

Le perquisizioni, legate alla rogatoria inviata il primo ottobre, sono state estese anche alle sedi di tre società a Roma, Milano e Genova e sono state eseguite dalle Fiamme gialle alla presenza anche degli ufficiali della Gendarmeria vaticana.

IL DECRETO DI PERQUISIZIONE - C'è "l'imminente pericolo che le cose o le tracce del reato si disperdano" ed è "verosimile che venga occultata documentazione rilevante per la prosecuzione delle indagini". Lo scrive il pm romano Maria Teresa Gerace nel decreto di perquisizione emesso su richiesta del promotore di giustizia vaticana in base a una rogatoria del 1 ottobre scorso, eseguito dalla Guardia di Finanza nei confronti di Mincione, Crasso e Tirabassi.

I tre, con anche mons. Perlasca (non sottoposto a perquisizione), sono indagati a vario titolo dai magistrati della Santa Sede. La perquisizione, si legge nel decreto, è stata disposta "al fine di rinvenire e sequestrare documentazione, in formato cartaceo o digitale, e dispositivi informatici che possano essere utili a ricostruire ed accertare i rapporti che gli indagati hanno avuto tra loro e con la Segreteria di Stato, in relazione ai reati per i quali si procede in Vaticano".

A quanto si legge nel decreto "l’esame del contenuto dei documenti e dei supporti informatici in uso agli indagati ed alle altre persone indicate dall’Autorità giudiziaria vaticana come soggetti agli stessi vicini, presso i cui domicili è verosimile che venga occultata documentazione rilevante per la prosecuzione delle indagini" si ritiene "indispensabile al fine di ricercare ulteriori riscontri alle ipotesi investigative già formulate dagli inquirenti stranieri, oltre che a meglio comprendere i rapporti tra gli indagati ed i ruoli dagli stessi ricoperti nelle varie fattispecie di reato di cui sono accusati".

Per questo, l'autorità giudiziaria dispone il sequestro "della documentazione e dei supporti informatici contenenti dati relativi ai reati per i quali si procede, costituenti corpo del reato o cose pertinenti al reato".

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