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Vela: ritrovati in Libia i resti del trimarano Ad Maiora

16 gennaio 2020 | 13.18
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Vela: ritrovati in Libia i resti del trimarano Ad Maiora

Sono stati ritrovati sulle coste libiche i resti del trimarano di 60 piedi 'Ad Maiora', dell'armatore italiano Bruno Cardile, scomparso il 22 ottobre scorso durante la Rolex Middle Sea Race tra l'Italia e Malta. L'imbarcazione, sparita nel nulla dopo un soccorso con l'equipaggio costretto ad abbandonarlo dopo un'avaria allo scafo sinistro, è stato ritrovato in Libia dopo 3 mesi. A rinvenirne ciò che resta il giorno dell'Epifania un poliziotto libico su una spiaggia vicino Bengasi, in zona di guerra ed infatti è stato scambiato da qualcuno per un aereo da guerra turco.

Senza più scafi laterali, lo scafo centrale, con le traverse ridotte ormai a 4 miseri monconi, si è spiaggiato spezzando il timone. Parte della poppa è stata portata via durante qualche burrasca lungo le oltre 600 miglia percorse alla deriva dal luogo in cui l'imbarcazione si è ritirato dalla regata. Dopo quel ritiro e prima del programmato recupero, la barca è stata presa d’assalto dagli sciacalli, che hanno portato via letteralmente tutto, inclusi winches, tutto il cordame e perfino il wc elettrico. Nulla più era rimasto a bordo e sono stati lasciati aperti o spaccati tutti gli oblò per farla affondare.

La barca fu avvistata e fotografata da alcuni pescatori, intorno al 6 novembre, alla deriva 12 miglia vicino Lampedusa. Lo skipper Bruno Cardile è immediatamente andato sul posto ed ha organizzato una battuta per ritrovare Ad Maiora intorno al punto segnalato, ma purtroppo senza successo. La barca, si è poi saputo, prima dell’avvistamento era andata probabilmente a scogli sull’isolotto di Lampione distruggendo definitivamente lo scafo di sinistra. In queste pessime condizioni la barca è poi andata alla deriva per settimane incontrando burrasche con venti anche fino a 50 nodi nel canale di Sicilia.

Intorno al 20 novembre Ad Maiora è stata nuovamente avvistata a 20 miglia a sudovest di Malta da un aereo militare maltese che ha inviato le foto e la posizione; la barca risultava ormai quasi irriconoscibile, aveva perso anche l’intero scafo di destra, avvistato a 10 miglia di distanza da quello centrale. Anche in questa occasione è stata pianificata un’operazione di recupero, ma le durissime condizioni meteo in arrivo con venti ad oltre 40 nodi, hanno impedito per giorni e giorni qualunque sortita in mare. Nessun altro avvistamento è poi stato fatto fino al ritrovamento in Libia. Certamente la barca non è stata molto fortunata a colpire quel grosso oggetto in mare a circa 16 nodi, ma l’arrivo degli sciacalli che hanno rubato tutto da bordo è stato un atto ignobile e violento da parte di delinquenti organizzati, certamente velisti.

"Col dolore nel cuore, voglio dire che comunque è stato un grande onore e privilegio poter riportare in vita una barca leggendaria e poterla farla correre felice, ancora una volta, prima del suo addio. Adesso è il momento di guardare avanti, elaborare questo lutto e cercare altre sfide. Tutto insegna, soprattutto il dolore", le parole dell'armatore Cardile.

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