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Venezia, Almodovar: "Io, il lockdown e il cinema che emoziona"

03 settembre 2020 | 14.05
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Il regista spagnolo al Lido per presentare il mediometraggio 'The Human Voice' con Tilda Swinton: "Lockdown però ha effetto pericoloso, la casa può essere una prigione"

(Foto Afp)
(Foto Afp)

dall'inviata Ilaria Floris
"Prima di venire qui alla Mostra stavo pensando al lockdown e ai suoi effetti. Il confinamento ci ha costretto tutti in casa, e ha dimostrato a che punto la gente dipende dalle fiction. Le piattaforme, la tv, i film hanno avuto una funzione molto importante e hanno rappresentato il modo più frequente di trascorrere il tempo. Questo ha dimostrato che la cultura è assolutamente necessaria". Parola di Pedro Almodovar che, ospite alla Mostra del Cinema di Venezia, racconta il suo punto di vista sul lockdown appena trascorso e il significato che gli ha attribuito.

Ma c'è un risvolto negativo del confinamento che il regista spagnolo, a Venezia per presentare il mediometraggio 'The Human Voice' con Tilda Swinton, ha elaborato dopo la quarantena. "E' un risultato inquietante in negativo -dice Almodovar- La casa può essere un luogo di reclusione. Abbiamo visto che è un luogo dove possiamo lavorare, comprare, spedire il cibo, innamorarci, e fare tutto questo in un modo sedentario. Questo mi pare molto pericoloso". E' molto importante "che le persone si vestano, escano, vadano ad incontrare gli altri, condividano le emozioni, abbiano relazioni reali", afferma.

E dal punto di vista del cinema, da regista Almodovar si dice preoccupato. "A livello umano è essenziale e come regista per me è importantissimo che le persone non smettano di vestirsi e recarsi al cinema- dice- che si emozionino, che piangano, che ridano sempre con altre persone vicine, condividendo tutto questo". Naturalmente i film devono poter essere visti in qualsiasi modo, ammette il regista, "ma io come cineasta ho bisogno di sentire come respirano gli spettatori. Questo mi da la misura esatta di come lo spettatore vive il film".

Il regista spagnolo è ospite alla mostra per presentare il mediometraggio 'The Human Voice', ispirato alla pièce teatrale 'La voix humaine' di Jean Cocteau (1930), del quale l'attrice inglese è unica protagonista e racconta che è scoppiato -cinematograficamente parlando- l'amore tra i due. "Se lavorerò ancora con Tilda Swinton? Sicuramente mi piacerebbe moltissimo fare ancora qualcosa con lei, e succederà, anche se ancora non c'è un progetto concreto. Quando scopri la chimica con un attore non è comparabile con nient'altro. Tutto si amplifica, le capacità si moltiplicano".

Montato a tempo di record per essere presentato -fuori concorso- a Venezia, 'The Human Voice' racconta la storia di una donna disperata (intgerpretata da Tilda Swinton), che aspetta la telefonata dell'amato che l'ha appena abbandonata. E' un film che il cineasta aveva in mente da tanto, fin dai tempi di 'Donne sull'orlo di una crisi di nervi'. "Mi piaceva molto la combinazione della voce di Carmen Maura e il testo. La situazione di una donna abbandonata, sola, sull'orlo della rottura è una situazione drammatica che sempre mi ha stimolato", spiega.

L'idea era quella di fare un film, ampliandolo, ma durava massimo un'ora", racconta. E, quando ha deciso di realizzarlo e ha trovato la sua protagonista, Almodovar ammette di averne fatto una versione completamente diversa dal testo originale. "Per approcciare la pellicola ho dovuto appropriarmene, perché non c'era altro modo per farla mia -rivela- Ho visto non solo il lavoro di Roberto Rossellini con Anna Magnani, ma anche Cocteau, Ingrid Bergman", ma poi "farlo in un modo assolutamente mio che implicava riscrivere interamente il testo", e questo ha portato a scrivere un testo "quasi opposto" a quello di Cocteau.

Questo non per "correggere un classico", ma "per digerirlo" ed anche perché "era l'unico modo per raccontare una donna contemporanea". Un'esperienza tutta nuova, quella di Almodovar, mossa anche dalla volontà di mostrare che i personaggi del cinema in genere "vivono in un mondo edulcorato che è falso, mentre ho voluto mostrare l'altra faccia, il lato più naturale del personaggio", rispettando però " la solitudine, la disperazione e il conflitto di questa donna che aspetta".

"Era un esperimento che volevo fare, mi sono sentito libero", aggiunge il regista. Affianco a lui Tilda Swinton, che a Venezia ha ricevuto il Leone d'Oro alla Carriera, e che sembra essere totalmente d'accordo con il regista spagnolo sul feeling professionale che si è instaurato. "All'inizio ho pensato che fosse ridicolo che chiedesse a me di interpretare il ruolo di questa donna -dice l'attrice- io non parlo nemmeno la lingua spagnola. Ma poi, lavorare con lui è letteralmente un sogno che si è avverato".

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