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Venezia, Sgarbi controcorrente: "Klimt estraneo alla città giusto venderlo"

10 ottobre 2015 | 13.18
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'La Giuditta II' di Klimt (Foto dal sito Ca' Pesaro - Galleria Internazionale d'Arte Moderna)
'La Giuditta II' di Klimt (Foto dal sito Ca' Pesaro - Galleria Internazionale d'Arte Moderna)

"Nessuno va a Venezia per vedere Klimt e dovendo scegliere fra Venezia e Klimt, è meglio che muoia Klimt". Così all'Adnkronos Vittorio Sgarbi, critico d'arte ed ex sindaco, che, come sempre controcorrente, plaude alla proposta lanciata dal primo cittadino di Venezia, Luigi Brugnaro, di vendere i quadri 'La Giuditta II' di Klimt e 'il Rabbino di Vitebsk' di Chagall per sanare i conti della città.

"Brugnaro ha fatto benissimo, la sua idea è davvero interessante e molto logica. Non si tratta di vendere un Canaletto o un Tiziano. Si parla di opere che non sono legate alla storia di Venezia - afferma Sgarbi - Klimt a Venezia è un corpo estraneo, il suo quadro può stare ovunque, a Parigi come a New York. Sono autori che sono stati comprati negli anni passati e quindi possono essere venduti".

In passato il critico d'arte aveva sempre bocciato le proposte di vendere opere d'arte del patrimonio per 'fare cassa'. "Perché fino ad oggi si era sempre parlato di mettere all'asta opere di deposito, minori, che nessuno conosce e che quindi nessuno comprerebbe - spiega Sgarbi - Il sindaco di Venezia invece ha fatto una proposta interessante. Il quadro di Klimt varrà almeno 200 milioni e quello di Chagall almeno 80 - conclude il critico d'arte - si tratta quindi di quadri importanti, che possono davvero risolvere i problemi di una città".

DAVERIO: "ATTO ILLEGITTIMO E CRIMINALE" - Il critico d'arte Philippe Daverio, all'Adnkronos, boccia invece senza appello la proposta lanciata dal primo cittadino di Venezia: "L'idea di Brugnaro è illegittima dal punto di vista amministrativo, il sindaco dovrebbe sapere che la spesa corrente e la spesa in conto capitale non possono confondersi, non si può vendere un palazzo pubblico per pagare i netturbini, altrimenti a Roma avrebbero risolto tutti i problemi in un attimo".

"Depauperare i musei veneziani - aggiunge Daverio - da un punto di vista etico è criminale. Inoltre, il fatto che Klimt sia scritto con la 'k' non vuol dire che non sia veneto. La sua arte infatti - spiega il critico - deriva dalla cultura veneziana e dall'arte dei mosaici di Ravenna. Quindi - conclude Daverio - è da analfabeti dire che Klimt non c'entra nulla con il Veneto perché è un prodotto dell'arte dell'Alto Adriatico".

BRUGNARO INSISTE SULLA PROPOSTA - "Piuttosto di vedere scuole o biblioteche a pezzi faccio questa scelta: prima di morire guardando il quadro, vendo il quadro". Nonostante le polemiche, il sindaco di Venezia ribadisce la proposta di vendere opere d'arte di pregio, come i quadri di Klimt e Chagall, 'La Giuditta II' e 'il Rabbino di Vitebsk', entrambi di proprietà della città, per risanare le casse comunali.

Intervenendo al Centro S.M delle Grazie per la presentazione dei primi 100 giorni di governo della città, Brugnaro ha detto che "i soldi dei quadri finirebbero per sistemare le case dei bisognosi: per salvare Venezia dobbiamo salvare i veneziani" ha affermato il sindaco ritwittato dal suo staff.

Proprio su Twitter però in molti manifestano perplessità per l'idea del sindaco. "Non si può vendere tutto, bisogna scegliere e ponderare" sottolinea l'utente @giovao3. E @DossinLuciano propone piuttosto di "lottare per i 20 miliardi anno di differenziale fiscale che lo Stato italiano ruba al Veneto, altro che vendere i quadri". Infine @Castruccio64 chiede: "Non ci sono nei magazzini quadri meno famosi che possono rendere egualmente?".

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