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Vino, Riccardo Ricci Curbastro lascia la guida di Federdoc: “il futuro delle DO? L’introduzione di un sistema di denominazioni-ombrello”

23 giugno 2022 | 10.37
LETTURA: 5 minuti

Dopo 24 anni il Presidente Curbastro si congeda dalla Confederazione Nazionale dei Consorzi volontari per la tutela delle denominazioni di origine. L’assemblea ha nominato il nuovo CDA, le elezioni per il nuovo Presidente si terranno il 28 giugno.

Vino, Riccardo Ricci Curbastro lascia la guida di Federdoc: “il futuro delle DO? L’introduzione di un sistema di denominazioni-ombrello”

Un cambiamento epocale ai vertici di Federdoc che vede l’addio di Riccardo Ricci Curbastro, per 24 anni alla guida della Confederazione attraverso cambiamenti radicali, non solo per i consorzi ma per tutta la filiera del vino italiano.

Lo abbiamo raggiunto per commentare insieme le trasformazioni di cui è stato testimone e artefice nel corso del suo lungo mandato.

24 anni alla guida dei consorzi italiani: quale era la situazione all'inizio e come si è evoluta in questo periodo?

Sono moltissime le cose che abbiamo cambiato nel corso degli anni, difficile riassumerle tutte.

All’inizio del mio mandato i consorzi non avevano mai portato avanti delle politiche proprie, né tentato di incidere sul futuro complessivo del settore.

Grazie all’impegno di Federdoc e dei suoi consorzi oggi abbiamo il piano dei controlli delle denominazioni italiane, che permette la completa tracciabilità di ogni bottiglia, fornendo a tutti i vini italiani una garanzia a livello mondiale. Nel 2015 abbiamo dato vita allo standard Equalitas, un altro elemento che oggi ci permette di dire che il vino italiano a denominazione è pronto a rispondere alla nuova sfida della sostenibilità a 360°, ovvero un concetto esteso a tutto il panorama vitivinicolo, dal singolo vino all’intera denominazione: di recente, infatti, Equalitas ha certificato anche la prima denominazione, il Rosso di Montepulciano.

Un altro aspetto a cui sono profondamente affezionato è l’aver compreso la necessità di un dialogo quotidiano con Bruxelles. Con i colleghi francesi abbiamo fortemente voluto un ufficio proprio nella capitale belga, poi diventato l’EFOW (European Federation of Origin Wines) il punto di riferimento per le politiche vitivinicole italiane.

E ancora da ricordare: la presenza sui mercati esteri, le campagne promozionali, la vicinanza al consumatore, lo sforzo fatto a livello comunicativo per educare e diffondere il valore delle denominazioni.

Vorrei infine citare ancora un’iniziativa a cui siamo stati molto legati: il concorso dedicato alle Scuole Tecniche Enologiche Italiane che ha premiato il miglior vino prodotto proprio nelle scuole. Ai ragazzi vincitori abbiamo voluto dare l’occasione di partecipare a Vinitaly come ospiti di Federdoc e di poter proporre il loro vino sul mercato nazionale ed internazionale.

Come è cambiato il ruolo dei Consorzi di Tutela nell’arco del suo mandato?

I consorzi oggi hanno strumenti e doveri di regolazione che un tempo non esistevano.

Un passaggio epocale è stato ottenuto con l’introduzione del concetto “erga omnes” : quando i consorzi raggiungono un significativo livello di partecipazione (almeno il 40% dei viticoltori ed almeno il 66%, inteso come media, della produzione certificata, di competenza dei vigneti dichiarati a DO o IG negli ultimi due anni), possono svolgere la loro attività a vantaggio anche dei produttori non aderenti.

Abbiamo dovuto imparare molto su questo settore e c’è ancora molto da fare.

I consorzi hanno per loro natura una caratteristica che trovo bellissima: rappresentano tutta la filiera - dai produttori di uva a quelli di vino, agli imbottigliatori - sono l’unico organismo interprofessionale italiano e grazie a questa loro peculiarità sono certo che riusciranno a sfruttare sempre meglio tutte le occasioni che si presenteranno.

Le oltre 500 denominazioni italiane rappresentano allo stesso tempo una straordinaria ricchezza e una grande complessità, soprattutto a livello comunicativo. Molti invocano una semplificazione del sistema, a suo avviso quali saranno gli scenari futuri?

I primi a invocare la semplificazione siamo stati proprio noi di Federdoc. Ne parliamo da una decina di anni e sosteniamo che sia fondamentale una riorganizzazione che non significa l’abolizione delle denominazioni più piccole ma l’introduzione di un sistema di denominazioni-ombrello. Ovvero le realtà più piccole, che hanno scarso accesso al mercato, dovrebbero diventare sottozona o menzioni di altre più ampie, per salvaguardarne le peculiarità e dare loro una visibilità maggiore.

Un altro passaggio necessario nel prossimo futuro riguarda l’aggregazione dei consorzi per alcune attività comuni: un esempio virtuoso a riguardo è quello dell’Istituto Marchigiano dei Vini, che gestisce più denominazioni creando sinergie e permettendo anche alle realtà più piccole di cogliere e sviluppare occasioni di promozione.

Quali saranno le sfide da affrontare per il prossimo futuro di Federdoc?

Molto è stato fatto, ma c’è ancora da molto da fare.

Si dovrà portare avanti il lavoro che è stato impostato sulla sostenibilità dei vini e dei territori a denominazione di origine.

C’è la questione ancora aperta sui vitigni resistenti: l’opportunità di sperimentarne l’introduzione anche in piccole percentuali - avevamo proposto il 10% - nei disciplinari per valutare le capacità di questi vitigni e per usarli nelle denominazioni.

Andrà ripensata e migliorata tutta l’attività di comunicazione sul web per renderla più trasversale e performante.

Ed infine ci attende una grande sfida: il passaggio generazionale. I consorzi dovranno avere il coraggio di aprire le porte ai giovani produttori per permettere loro di comprendere dall’interno e fino in fondo il complesso sistema delle denominazioni. Manca completamente nel panorama italiano una formazione universitaria specifica dei giovani per i consorzi. Da parte nostra proprio in quest’ottica è stata istituita la “Borsa di Studio Senatore Assirelli” intestata al mio predecessore, un’esperienza sicuramente da ripetere.

L’attesa del Decreto Attuativo del Decreto Legge 23 Marzo 2022, che stabilisce un fondo pubblico per le attività di promozione Italiana dei Consorzi di Tutela si sta dilungando, cosa ne pensano i conso rzi?

C’è profonda gratitudine nei confronti del Sottosegretario Gian Marco Centinaio che ha scelto di destinare questi fondi alle attività promozionali: una scelta importante all’uscita di anni difficili dovuti alla pandemia, e all’inizio di una nuova crisi generata dalla guerra in Ucraina, che ancora non sappiamo quando sia destinata a concludersi.

Ora però siamo sconcertati perché non capiamo il motivo del ritardo: il decreto c’è, manca solo l’attuazione. Sono mesi persi questi, sia dal punto di vista del lavoro che degli investimenti.

Nell’ultima assemblea abbiamo fatto un richiamo a Ministro e Sottosegretario, a cui ribadiamo la nostra gratitudine, ma a cui, allo stesso tempo, chiediamo un impegno a velocizzare l’iter del decreto attuativo. L’autunno arriva in fretta e con esso tante occasioni di promozione che non devono essere sprecate.
Adnkronos - Vendemmie

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