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Violenza su donne: da poliziotto-scrittore saggio 'contro il silenzio'

18 maggio 2015 | 19.10
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Al Salone del Libro di Torino, "Verso la fine del silenzio - Recenti sviluppi in tema di violenza maschile contro le donne, diritti umani e prassi operative" . L'autore, Roberto Della Rocca: "Il problema è di noi uomini. Troppa differenza tra generi nell'accesso al potere"

(Infophoto)
(Infophoto)

La violenza nei confronti delle donne vista da chi da anni è in campo per contrastarla. Da chi si batte per diffondere una 'cultura differente' grazie alla sua esperienza operativa, perché "il fenomeno non è emergenziale ma strutturale" e non deve rimanere confinato nel silenzio. A dirlo all'Adnkronos è Roberto Della Rocca, vicequestore aggiunto, dirigente della Squadra Mobile di Verona e uno dei cinque autori-poliziotti presenti al Salone del Libro di Torino con il volume "Verso la fine del silenzio - Recenti sviluppi in tema di violenza maschile contro le donne, diritti umani e prassi operative" (2014, Cleup).

"Ci sono donne che si fermano allo stand della Polizia di Stato, guardano, e prendono in mano il mio libro, scritto insieme alla docente universitaria Paola Degani. Spesso sono donne che hanno subito violenza: lo percepisco dai loro occhi, dal tremolio della palpebra. Dall'emozione con cui pian piano cominciano a parlare della loro storia", racconta il capo della Mobile di Verona.

ll volume aggiorna ed integra un precedente saggio nato da un incontro di lavoro con Paola Degani, che insegna politiche pubbliche e diritti umani all'Università di Padova. Presenta una riflessione sul fenomeno della violenza nei confronti delle donne partendo "dalla distanza in termini di potere e di risorse che ancora separa gli uomini dalle donne". Teoria e prassi operativa "alla luce del paradigma dei diritti umani", che implica "un sistema d'intervento che mette al centro la donna e i suoi bisogni", sottolinea Della Rocca.

"Il fenomeno non è emergenziale ma strutturale: sul femminicidio abbiamo un dato statistico standard, ogni tre giorni viene uccisa una donna per mano maschile. Servono interventi di tipo diverso, prima di tutto in ambito preventivo perché si diffonda una nuova cultura del rispetto che coinvolga principalmente le nuove generazioni; quanto alla protezione della donna, è necessario fornire delle modalità di intervento più efficaci e veloci", esorta Della Rocca aggiungendo che la violenza psicologica "va riconosciuta come violenza, per questo è importante promuovere una cultura differente".

Senza tralasciare la formazione degli operatori che lavorano a contatto con le vittime, Della Rocca focalizza un terzo punto essenziale per l'orientamento di tipo operativo: la punizione. Ovvero "l'attività investigativa a stretto contatto con la magistratura, che - secondo l'autore da anni impegnati su questo tema - necessita di un'applicazione più diretta e più efficiente dal punto di vista della tempistica".

"Da un punto di vista operativo, la polizia lavora in contatto diretto con i centri anti violenza su cui - è l'invito di Della Rocca - si deve puntare di più in fatto di risorse". Il poliziotto-scrittore, inoltre, spiega come sia necessario rafforzare anche la rete che lavora intorno agli uomini autori di violenza, "uomini, ricordiamolo, spesso recidivi". Il fenomeno "non è un problema di donne, gli attori principali siamo noi uomini", conclude.

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