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Violenza su donne: Lancet, problema di proporzioni epidemiche

21 novembre 2014 | 18.44
LETTURA: 4 minuti

Per la rivista Lancet, che pubblica una serie intitolata 'Violence Against Women and Girls', i governi devono destinare al problema più risorse adeguate, devono abbattere le discriminazioni, dare sostegno alle vittime sopravvissute, rafforzare i settori della sanità e dell'istruzione e sostenere la ricerca e la programmazione di interventi efficaci

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Quando si tratta di porre fine alla violenza contro le donne, i fatti contano più delle parole. Così, anche se c'è nel mondo c'è una maggiore consapevolezza del problema, questo non sarà risolto finché i paesi non metteranno in atto interventi di prevenzione primaria e servizi per aiutare le vittime di aggressioni sessuali. A sostenerlo è la prestigiosa rivista 'The Lancet' che, nella serie intitolata 'Violence Against Women and Girls' , definisce la violenza contro le donne "un problema sanitario globale di proporzioni epidemiche".

Si stima che tra i 100 e i 140 milioni di donne nel mondo abbiano subito mutilazioni genitali femminili, con più di 3 milioni di bambine che rischiano ogni anno di subire questa pratica. Circa 70 milioni di bambine si sono sposate prima di aver compiuto 18 anni, spesso contro la loro volontà. Secondo stime dell'Oms una donna su tre ha subito violenza fisica o sessuale da parte del partner, mentre il 7% delle donne di tutto il mondo sarà prima o poi violentata da uno sconosciuto.

Secondo i ricercatori tra le azioni chiave che i governi devono intraprendere per porre fine al problema, c'è quello di destinare risorse adeguate alla lotta contro la violenza sulle donne, perché la sola consapevolezza non è sufficiente. "Nessuna bacchetta magica eliminerà la violenza contro donne e ragazze. Ma l'evidenza ci dice che cambi di atteggiamento e comportamenti sono possibili e possono verificarsi in meno di una generazione” ha detto Charlotte Watts, professore della London School of Hygiene and Tropical Medicine e co-autore della pubblicazione.

Uno dei maggiori problemi messi in evidenza dallo studio, è che gran parte della ricerca sulla violenza contro le donne è stata condotta nei paesi ricchi, ed è stata per lo più focalizzata sulla risposta invece che sulla prevenzione. E' inoltre emerso che nelle nazioni a reddito medio-basso, la causa principale delle violenze è la disuguaglianza di genere, ed è quindi impossibile prevenire gli abusi senza promuovere la parità dei sessi a livello politico, economico ed educativo.

Lo studio ha anche riscontrato che gli operatori sanitari sono gli unici a poter aiutare le vittime, dato che sono i primi a sapere dell'abuso. "I medici sono spesso il primo punto di contatto per le donne e le ragazze che subiscono violenza. Una loro tempestiva identificazione e una risposta efficiente possono migliorarne la vita" sostiene la dottoressa Claudia Garcia-Moreno, un medico presso l'Oms.

La serie fa cinque raccomandazioni concrete per arginare la violenza contro le donne. Gli autori esortano le nazioni di destinare più risorse alla protezione delle vittime, devono abbattere le discriminazioni, promuovere l’accettazione e il sostegno delle vittime sopravvissute, rafforzare i settori della sanità e dell'istruzione per prevenire e per rispondere alla violenza, infine investire maggiormente nella ricerca e nella programmazione di interventi per affrontare il problema. In altre parole: i soldi, l'educazione e l'azione politica sono fondamentali per proteggere le donne più vulnerabili del mondo.

"Abbiamo risultati promettenti che mostrano ciò che funziona nella prevenzione delle violenze" ha detto Cathy Zimmerman, della London School of Hygiene and Tropical Medicine, aggiungendo che "c'è urgente bisogno di trasformare queste prove in azioni vere e proprie in modo che le donne e le ragazze possano vivere una vita libera dalla violenza".

Lo studio arriva giusto in tempo per la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, il 25 novembre.

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