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Violenze Capodanno Milano, "mi sono ritrovata per terra: ho pensato di morire"

14 gennaio 2022 | 11.04
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Le parole della giovane vengono riportate nell'ordinanza con cui il gip ha convalidato il fermo di un 18enne

(Foto Fotogramma)
(Foto Fotogramma)

"Siamo state travolte da quest’orda. Venivamo spinte da dietro, e sbattevamo contro quelli davanti che ci respingevano. Siamo così cascate, e mi sono ritrovata per terra, senza riuscire a rialzarmi e sentendomi soffocare, ho iniziato a pensare di morire. Ero atterrita dalla paura, mentre la mia amica strillava. Io non riuscivo, ero stravolta dalla situazione e mi mancava il fiato". E' il racconto di una delle giovani vittime molestate, insieme a tre amiche, in piazza Duomo la notte di Capodanno. Le sue parole vengono riportate nell'ordinanza con cui il gip di Milano ha convalidato il fermo di un 18enne, cittadino egiziano, e confermato il carcere.

"All’improvviso - racconta la 19enne milanese -, ho sentito questa folla di persone: specifico che intendo dire che ho iniziato a sentire molte mani che mi toccavano da dietro, sulle gambe e il sedere, e una poi in particolare tra le gambe, che mi toccava in modo ripetitivo. (...) Presto siamo state accerchiate, e ci siamo trovate attorniate da persone nordafricane. In particolare, mi sentivo toccare da quelli dietro di me, mentre altri, posizionati davanti a me, mi davano le spalle e urlavano".

"Dopo pochi secondi, ci siamo trovate circondate da un’orda di persone, proveniente da dietro di noi. (...) Siamo state accerchiate e ci hanno spintonato. Io e le mie amiche camminavamo in fila, ed io ero la prima. A quel punto sono stata toccata, in particolare da una persona nella zona genitale e questa persona mi ha strappato le calze. Quelli che mi toccavano il sedere erano più persone. Ricordo almeno 30 persone, che mi toccavano e mi spingevano", racconta ancora una delle giovani vittime molestate.

Un racconto reso tra le lacrime "sintomatico del terrore, dell’umiliazione e del senso di impotenza che l’aggressione subita ha impresso nella sua memoria emotiva", scrive il giudice Raffaella Mascarino.

"Dando vari spintoni, ho chiuso gli occhi, come per difendermi, e, nonostante le spinte e un inciampo, sono riuscita a non cadere e a liberarmi dell’orda, probabilmente con la forza della disperazione. (...) Non riuscivo a vedere cosa stessero facendo alle mie amiche, perché le persone attorno a loro erano così tante, e le circondavano. Ho raggiunto allora un poliziotto, che si trovava all’ingresso della galleria, e questo mi ha prestato soccorso, aiutandomi a superare il varco, mettendomi in salvo", conclude la vittima 19enne.

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