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Virus, Xi annuncia punizioni

04 febbraio 2020 | 13.20
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La leadership di Pechino ammette "mancanze" nella risposta all'epidemia. Il leader cinese: "Chi verrà meno alle proprie responsabilità sarà punito"

(Fotogramma)
(Fotogramma)

L'esito della lotta contro l'epidemia di nuovo coronavirus riguarda la vita e la salute di tutto il popolo, la stabilità sociale ed economica e l'apertura del Paese. Lo ha detto il presidente cinese Xi Jinping, citato dall'agenzia di stampa Xinhua, durante la riunione della Commissione permanente del Politburo che si è tenuta ieri sera a Pechino. Xi ha affermato che chi verrà meno alle proprie responsabilità sarà punito e ha chiesto "un'opposizione risoluta contro la burocrazia e la pratica delle formalità per le formalità nell'azione di prevenzione" dell'epidemia.

La leadership di Pechino ha ammesso "mancanze" nella risposta all'epidemia. Secondo quanto riferito dall'agenzia di stampa ufficiale cinese Xinhua, ieri sera la commissione permanente del Politburo ha invocato miglioramenti "nella gestione del sistema nazionale delle emergenze", a seguito di "mancanze e difficoltà emerse nella risposta all'epidemia". Secondo il Politburo, "è necessario rafforzare il controllo sui mercati, bandire in modo determinato e reprimere in modo severo i mercati con animali illegali ed il loro commercio".

Dal canto suo, Xi ha sottolineato come l'epidemia di nuovo coronavirus rappresenti "un test importante" per il sistema cinese e per la capacità di governo. "Dobbiamo mettere insieme tutte le esperienze e trarne insegnamento", ha sottolineato, parlando anche lui di "mancanze e debolezze emerse" in questa situazione.

La gestione iniziale dell'epidemia da parte del governo del gigante asiatico è stata ampiamente criticata. I funzionari sono stati accusati di aver minimizzato la gravità del virus in un primo momento e, in alcuni casi, di aver tentato di mantenere segrete le notizie.
Un medico di Wuhan che aveva tentato di mettere in guardia i suoi colleghi sull'epidemia alla fine dell'anno scorso è stato accusato di "aver fatto commenti falsi" e la polizia gli ha intimato di fermare quella "attività illegale". Solo più avanti, a gennaio, il governo ha ordinato l'isolamento virtuale della provincia di Hubei, dove si ritiene abbia avuto origine il virus. L'impatto dell'epidemia è stato forte anche nelle regioni vicine.

Ed è stato licenziato per negligenza il numero due della Società della Croce rossa cinese, Zhang Qin. La decisione è stata presa, riferisce un comunicato diffuso dall'agenzia Xinhua, dopo che una inchiesta ha dimostrato che dirigenti e funzionari della Croce rossa della provincia hanno malgestito fondi e materiali distribuiti per contenere l'epidemia, violato regolamenti e si sono resi responsabili di errori nella diffusione di informazioni. Sono quindi stati sanzionati anche altri due alti dirigenti della Croce rossa, Chen Bo, e Gao Qin.

Intanto Hong Kong ha confermato la sua prima morte per nuovo coronavirus. L'emittente Rthk ha riferito che l'uomo di 39 anni era già affetto da una malattia. Aveva visitato Wuhan il 21 gennaio. Hong Kong ha 15 casi confermati e ha sospeso 10 dei 13 valichi di frontiera con la Cina continentale.

Taiwan ha prospettato che a partire da venerdì dovrebbe essere negato l'ingresso a tutti i cittadini stranieri che sono stati nella Cina continentale negli ultimi 14 giorni. Macao - uno dei maggiori centri di gioco dell'Asia - ha anche annunciato che avrebbe temporaneamente chiuso tutti i casinò della regione per una durata di due settimane, con possibilità di estensione del periodo di stop. Nonostante il numero di decessi sia sopra quota 400, secondo le statistiche raccolte dagli esperti il tasso di mortalità del nuovo virus è di circa il 2,1%, molto più basso di quello della Sars che arriva a circa il 9,6%.

Fuori dalla Cina ogni Paese monitora i suoi casi. Dalle Filippine, Paese che ha registrato anche un morto, alla Corea del Sud che riporta il caso di una connazionale risultata positiva al coronavirus dopo aver visitato la Thailandia, territorio con un alto numero di casi. La paziente 42enne è tornata in Corea il 19 gennaio e ha mostrato sintomi il 25 gennaio. Le autorità sanitarie locali ritengono "possibile" che il contagio sia avvenuto appunto durante il suo viaggio in Thailandia.
Molte nazioni, intanto, hanno evacuato i loro cittadini dalle aree colpite della Cina, mettendoli spesso in quarantena all'arrivo in patria. E diverse sono le misure messe in campo da ciascun Paese. L'Oms ha avvertito che la chiusura dei confini potrebbe persino accelerare la diffusione del virus, se i viaggiatori entrassero nei Paesi attraverso canali non ufficiali.
Gli epidemiologi ipotizzano che più di 75 mila persone potrebbero essere state contagiate a Wuhan, e le stime dell'università di Hong Kong suggeriscono che il numero totale di casi potrebbe essere molto più alto del dato ufficiale. Secondo gli esperti, è probabile che la maggior parte delle persone infette guarisca completamente come succede per una normale influenza. Un componente della National Health Commission cinese ha affermato che una settimana è risultata sufficiente per una ripresa dai sintomi che si manifestano in forma non grave.

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