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Ue: Visentini (Ces), in 60 anni tante conquiste ma c'e' molta strada da fare

22 marzo 2017 | 13.10
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L'appello dell'Etuc e le interviste all'eurodeputato e all'esperto finanziario

Luca Visentini, segretario generale della Confederazione europea dei sindacati
Luca Visentini, segretario generale della Confederazione europea dei sindacati

Il trattato di Roma compie 60 anni. E le conquiste per i lavoratori che sono state fatte in Europa "sono state molteplici, ma oggi ne abbiamo bisogno di nuove". Così Luca Visentini, segretario generale dell'Etuc-Ces, la Confederazione europea dei sindacati, fa il punto con Labitalia su quello che l'Ue e il trattato di Roma rappresentano per i lavoratori.

L'elenco delle conquiste, dei diritti acquisiti non è da poco: "La libera circolazione dei lavoratori, il principio di non discriminazione sulla base della nazionalità, l’eguaglianza uomo-donna, l’innalzamento degli standard di salute e sicurezza, un limite massimo per l’orario di lavoro valido per tutto il continente, il congedo parentale, il dialogo sociale e la partecipazione dei lavoratori nelle imprese, il mutuo riconoscimento degli studi e delle competenze, la portabilità dei diritti pensionistici, solo per citarne alcune", elenca Visentini.

Ma "di strada da fare ce ne è ancora molta", aggiunge Visentini, che viene dalle file della Uil ed è stato eletto nel 2015 alla guida della Ces al congresso di Parigi. "La crisi ha mostrato il volto peggiore di una costruzione Europa che ha messo gli interessi del mondo economico e della finanza prima di tutto il resto, così come l’assenza di una vera convergenza economica e sociale. Invece di proteggere gli interessi dei lavoratori e dei cittadini, tramite le politiche di austerità e gli interventi della troika, i leader hanno preferito proteggere i mercati e gli investitori", sottolinea.

"Ma questo -ricorda il leader della Ces- non ha prodotto una ripresa economica inclusiva e sostenibile. Purtroppo, con la crisi non solo si è fermato il progresso sociale, ma anche alcune conquiste (per esempio nel settore della salute e sicurezza al lavoro) sono state messe in discussione. I sistemi di contrattazione collettiva sono stati smantellati, così come i sistemi di protezione sociale. Ai parametri di Maastricht non sono stati affiancati altrettanti parametri di convergenza sociale vincolanti. La carta dei diritti fondamentali é stata inclusa nei trattati europei con il Trattato di Lisbona ma i cittadini non ne hanno ancora percepito i benefici. E’ per questo motivo che ci battiamo per un vero e proprio pilastro dei diritti sociali per l’Ue".

Né va meglio sul fronte salariale. "Pur nel rispetto della libera negoziazione tra le parti sociali a livello nazionale o del legislatore, per esempio, a parità di produttività nella stessa multinazionale -osserva Visentini- non abbiamo assistito a una sistematica convergenza salariale verso l’alto tra le diverse filiali poste in diverse aree geografiche della stessa azienda all’interno della Ue".

"Così come l’Europa non ha voce in capitolo per quanto riguarda i sussidi di disoccupazione, o per le questioni relative alla fiscalità, per esempio la lotta all’elusione fiscale, dove è difficile giungere a risultati tangibili poiché vige ancora il principio di unanimità. La lista delle conquiste sociali di cui l’Europa ha davvero bisogno oggi per rilanciarsi è piuttosto lunga", ammette il leader dei sindacati europei.

In questo momento critico per l'Europa, dove c'è chi parla di Unione a due velocità o addirittura di due monete, "noi riteniamo -prosegue Visentini- che ci sia bisogno di più Europa e di maggiore integrazione, ma sulla base di una politica economica e sociale progressista".

"L’economia va rilanciata attraverso un vasto piano di investimenti pubblici e privati e di spinta alla domanda interna. Il processo d’integrazione deve ripartire dalla creazione di posti di lavoro di qualità, da salari più elevati, a una ripartizione della ricchezza più giusta, dalla lotta alle diseguaglianze, al dumping sociale e alla speculazione finanziaria", auspica il segretario della Ces.

"Il populismo, infatti, trova le sue radici nell’assenza di questi elementi che ho appena elencato. Non è un caso che chi ha maggioritariamente votato a favore della Brexit provenga da zone ad elevata disoccupazione ed esclusione sociale. Noi ci battiamo per un’Europa del lavoro, della solidarietà e dei diritti. Un’Europa dal volto sociale. E’ tempo di impegnare le nostre energie verso la piena promozione dei diritti sociali", conclude Visentini.

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