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"Vogliamo portarlo a casa", l'appello straziante dei genitori del piccolo Charlie

30 giugno 2017 | 10.48
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(fermo immagine dal video)
(fermo immagine dal video)

"Per mesi ci siamo detti che se le cose fossero andate così sarebbe l'avremmo portato a casa. E ogni giorno abbiamo promesso al nostro bambino che lo avremmo fatto, perché questa era la promessa che avremmo dovuto mantenere". Sono parole strazianti quelle pronunciate in questo video da Chris Gard e Connie Yates, i genitori del piccolo Charlie Gard, il bambino di dieci mesi affetto da una rara sindrome, al quale oggi starà staccata la spina del macchinario che lo tiene in vita.

"Vogliamo fargli il bagno, sederci sul divano con lui, dormire insieme nel letto - dice il papà del piccolo - metterlo nella culla, dove non ha mai dormito. Tutto questo ora ci viene negato. Ieri c'è stato un incontro per discutere di tutte le opzioni, abbiamo detto che ci sarebbe piaciuto portarlo a casa, e se non fosse stato possibile, in una struttura per i malati terminali. Non ci hanno detto che sarebbe dovuto morire il giorno seguente in quel centro".

"Ci è stato detto che non potevano portarlo a casa - prosegue la madre del bambino - e così ci siamo offerti di pagare noi, privatamente, ma ci hanno risposto che questa non era un'opzione da prendere in considerazione".

In Gran Bretagna il caso del piccolo Charlie ha spaccato l'opinione pubblica. Giudicato senza speranza dai medici del Great Ormond Street Hospital di Londra, oggi verrà lasciato morire dopo che la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha respinto la richiesta dei coniugi Gard di tentare una procedura sperimentale negli Stati Uniti.

Cei: "Disumano stabilire chi ha diritto a vivere e chi no"

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