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Terrorismo: espulso marocchino in Veneto, voleva 'far esplodere Roma'

29 dicembre 2015 | 17.23
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(Infophoto)
(Infophoto)

Espulso a Monselice, nel padovano, un marocchino, Bamaarouf Adil, che voleva "far esplodere la città di Roma". Il provvedimento di espulsione emesso dal Ministro dell’Interno è stato eseguito dai Carabinieri del Ros per motivi di prevenzione del terrorismo e "scaturisce dagli elementi raccolti nell’ambito dell’attività investigativa svolta dal Ros per il contrasto del radicalismo di matrice confessionale".

Il monitoraggio di Bamaarouf, spiega una nota dei carabinieri, ha consentito di verificare come abbia più volte esternato le seguenti convinzioni e intenzioni: “Il mese del ramadan era finito e come musulmano si sentiva oppresso ed offeso per le iniziative contro gli appartenenti a tale religione da parte dei Cristiani ed Ebrei”, “offeso poiché sia l’Unione Europea sia gli Stati Uniti d’America stanno combattendo gli appartenenti all'Isis".

“Per questo era intenzionato a vendicare il mondo arabo per le iniziative intraprese da questi paesi - asserendo di far esplodere la città di Roma - luogo da dove deve iniziare l’Islam…”.

Bamaarouf, prosegue la nota dei Ros, ha anche manifestato di voler raggiungere, attraverso i confini turchi, i combattenti “mujaheddin” impegnati nei teatri di guerra medio orientali, e criticato duramente gli interventi militari effettuati dall’Europa e dagli Stati Uniti d’America contro gli appartenenti all’organizzazione terroristica Is.

Risulta inoltre che il marocchino abbia frequentato con regolarità, anche se per un breve periodo, l’Associazione Culturale Islamica locale, dalla quale era stato allontanato - sebbene si fosse proposto dapprima come educatore di Corano e della lingua araba ai bambini e successivamente come Imam - poiché aveva esternato un credo radicale volto alla totale chiusura nei confronti del mondo occidentale. Contestualmente al provvedimento di espulsione, i Carabinieri del Ros hanno eseguito una perquisizione locale e personale delegata dall’autorità giudiziaria veneziana, che ha consentito "di rinvenire e sequestrare materiale informatico in uso al cittadino marocchino, che sarà oggetto di successiva analisi".

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