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Wwf e Legambiente dicono no a Ombrina a Mare 2

30 luglio 2014 | 12.33
LETTURA: 3 minuti

Le associazioni ambientaliste hanno presentato le proprie osservazioni per il procedimento di Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia) relativo al progetto

Wwf e Legambiente dicono no a Ombrina a Mare 2

Wwf e Legambiente ribadiscono il proprio no al progetto Ombrina a Mare 2. Le associazioni ambientaliste hanno presentato le proprie osservazioni per il procedimento di Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia) relativo al progetto: nelle 38 pagine del documento, trasmesso ai ministeri interessati, vengono contestate le conclusioni presentate da Medoil Italia "che in alcuni casi, a una semplice verifica, risultano diverse da quelle pubblicate dalla ditta stessa e non permettono controlli di dettaglio", fanno sapere le associazioni.

Una "grave incongruenza" è stata registrata in particolare sui risultati delle simulazioni della dispersione degli inquinanti in aria che, secondo Wwf e Legambiente, si basano su un approccio statisticamente non rappresentativo costruito sui rilievi atmosferici di un solo anno. Ricalcolando le simulazioni su riferimenti pluriennali e usando gli stessi dati di emissioni pubblicati dalla Medoil, si perviene a risultati completamente diversi.

In particolare in certe condizioni meteorologiche si osserva che i fumi investono ampi tratti di costa compresi i due Sic (Siti di Interesse Comunitario) ''Fosso delle Farfalle - Sublitorale chietino'' e ''Lecceta di Torino di Sangro'', continuativamente per diverse ore al giorno. Il fatto che due Sic possano essere investiti da inquinanti tossici e acidificanti obbliga per legge la Medoil alla redazione della Vinca (Valutazione di Incidenza), un'ulteriore procedura di garanzia a tutela del territorio.

''L'auspicio - dichiara il presidente regionale di Legambiente Giuseppe Di Marco - è che la commissione Via nazionale, chiamata alla valutazione per l'Aia, sappia dare il giusto peso alle tante problematiche che le nostre osservazioni e le altre presentate, comprese quelle lodevolmente elaborate anche dalla Regione Abruzzo, hanno evidenziato".

"Non ci sono i termini di sicurezza, sul piano ambientale, per giustificare un simile insediamento - aggiunge Di Marco - che peraltro, come già ampiamente dimostrato, sarebbe deleterio anche sul piano economico danneggiando direttamente e indirettamente le principali potenzialità del territorio''.

Le due associazioni chiedono alla politica, a cominciare dal presidente della Regione D'Alfonso e dai parlamentari eletti in Abruzzo, di battersi per "far cambiare la Strategia Energetica Nazionale varata dal governo Monti che ha individuato l'Abruzzo come distretto minerario" e ottenere il ripristino immediato del divieto di qualsiasi insediamento petrolifero nelle prime 12 miglia dalla costa.

Le due associazioni ricordano anche i numeri del progetto. A 6 km dalla Costa dei Trabocchi, individuata fin dal 2001 dal Parlamento italiano come parco nazionale, dovrebbe sorgere la piattaforma Ombrina delle seguenti dimensioni: 35 metri per 24 metri per 43,50 metri di altezza sul livello medio marino (come un palazzo di 10 piani).

Essa sarà collegata ai 4-6 pozzi che dovrebbero essere perforati in un periodo di avvio del progetto della durata di 6-9 mesi. Solo in questa fase verrebbero prodotti 14.258,44 tonnellate di rifiuti, soprattutto fanghi di perforazione. La piattaforma sarà collegata a una grande nave della classe Panamax riadattata per diventare una vera e propria raffineria galleggiante, definita Floating Production, Storage and Offloading (Fpso), posizionata con ancoraggi a 10 km di distanza dalla costa.

La nave avrebbe le seguenti dimensioni: 320 metri di lunghezza per 33 di larghezza e 54 metri di altezza massima (le fiancate si alzeranno dal mare per 22 metri).

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