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Xiaomi chiude 2021 con fatturato +33,5%, entro fine anno punta a primato in Italia

23 marzo 2022 | 22.36
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Xiaomi chiude 2021 con fatturato +33,5%, entro fine anno punta a primato in Italia

Nonostante le difficoltà del mercato Xiaomi ha messo a segno nel 2021 una crescita “sana” e uniforme su tutti i segmenti di business, con un fatturato salito a 328,3 miliardi di renminbi (467,5 miliardi di euro) con un utile netto rettificato aumentato di circa il 70% a 22 miliardi di renminbi. A sostenere questi risultati, in particolare, le spedizioni di smartphone cresciute del 30,0% rispetto all'anno precedente, al livello record di 190,3 milioni di unità, dato che ne fa il terzo brand con una quota di mercato del 14,1%.

E se in Europa Xiaomi sale al secondo posto con una share del 22,5%, in Italia – come spiega Paolo Bruschi, nuovo Sales Director di Xiaomi Italia – “vogliamo diventare i numeri uno, ci manca solo qualche punto percentuale: entro fine anno possiamo farcela”. Un primato peraltro già raggiunto nel secondo trimestre 2021 nel settore smartphone quando Xiaomi aveva superato, secondo i dati Canalys, Samsung e Apple conquistando il podio della classifica dei top vendor per smartphone spediti con una quota di mercato pari al 35%. Lo stesso si è ripetuto nel settore dei dispositivi wearable, come le band, dove - sempre secondo i dati Canalys - nel quarto trimestre il gruppo cinese si piazza al primo posto sia fra i dispositivi di fascia media (quota del 59%) che nel più agguerrito segmento top, dove affianca Apple con una share del 26%.

Peraltro proprio le ambizioni di ‘agganciare’ i segmenti più alti del mercato, avvicinando i consumatori all’intero ecosistema di prodotti Smart Life, sono la prossima sfida del brand, come testimonia il lancio della gamma di smartphone flagship Xiaomi 12, che si posiziona a livelli di tecnologia e di listino mai raggiunti.

Ma Xiaomi – spiega Bruschi – “in questi anni è maturata, ha una gamma più ampia di prodotti che possono parlare a un pubblico più esigente”. “Certo, i nostri modelli flagship hanno ancora un peso inferiore come percentuale rispetto ad alcuni concorrenti, e può sembrare una scommessa vendere prodotti che possono arrivare a 1200 euro, ma così – sottolinea - possiamo davvero coprire tutte le fasce di listino”. Per questa sfida, osserva, “è il momento giusto, visto che abbiamo tutti gli asset al posto giusto. Noi vogliamo parlare in primis ai clienti che ci conoscono per continuare la salita verso l’alto, con una credibilità che man mano si costruisce, ma senza dimenticare le fasce di mercato che chiedono prodotti più abbordabili come quelli della famiglia Redmi Note appena rinnovata”. “Il 50% del nostro mercato resta nella fascia media e continuiamo a presidiarlo con tutta la nostra gamma” spiega il direttore vendite di Xiaomi Italia , sottolineando come il brand “ha l’ambizione di portare alla ‘pancia’ del mercato alcune innovazioni da fascia superiore”.

Un contributo alla crescita verso il primato in Italia – spiega Bruschi – può arrivare dalla diffusione degli Store di Xiaomi: “Sull’online ci sono le nostre ‘radici’ ma oggi gli Store sono un elemento fondamentale di identificazione del brand, per mostrare come Xiaomi sia un intero ecosistema in cui il cliente può passare dai nostri smartphone ai dispositivi per la casa, e un domani magari la macchina elettrica. Non è solo una strategia di vendita ma anche di comunicazione perché rendono visibile il brand e sono un luogo di aggregazione”.

A confermare le possibilità di crescita del brand verso l’alto ci sono i dati globali 2021 che vedono per gli smartphone con prezzi di vendita pari o superiori a 300 euro dati superiori alle 24 milioni di unità (erano appena 10 milioni l’anno precedente) mentre la Xiaomi 12 Series è diventata immediatamente una delle linee premium più popolari dopo il lancio con vendite omni-channel che hanno superato 1,8 miliardi di renminbi in soli 5 minuti dopo il lancio. Una fiducia del mercato rafforzata dall’impegno in ricerca e sviluppo con investimenti nel 2021 saliti a 13,2 miliardi di renminbi, con un aumento del 42,3% rispetto all'anno precedente e l’obiettivo di dedicare a R&D più di 100 miliardi di renminbi nei prossimi cinque anni.

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