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Xylella, olivicoltori Salento piegati da divieti. Presto ricorso a Corte europea

13 settembre 2015 | 14.35
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Xylella, olivicoltori Salento piegati da divieti. Presto ricorso a Corte europea

Gli olivicoltori del Salento sono in ginocchio per la diffusione del batterio ''Xylella fastidioso'', agente patogeno che provoca il complesso di disseccamento rapido dell'olivo (Codiro).

La provincia di Lecce è dichiarata zona infetta nel piano europeo di contenimento dell'emergenza, recepito dallo Stato italiano, e tale status, pur non comportando le massicce eradicazioni, comporta un divieto che i produttori agricoli contestano perché mette il territorio a rischio di ''desertificazione''.

Non si possono reimpiantare le specie ''ospiti'' del batterio e tra questi c'è appunto l'olivo. Così, mentre larghe estensioni di uliveti si stanno disseccando, non è consentito mettere a dimora nuove piante, portando come conseguenza la scomparsa sia dell'olivicoltura che del caratteristico paesaggio agrario. Ci sono gli aiuti ministeriali con gli 11 milioni di euro stanziati dal Fondo nazionale di solidarietà.

Sono partite le procedure di richiesta risarcimento per i proprietari conduttori danneggiati dalla 'xylella fastidiosa'. Il modello di domanda va presentato entro il 17 settembre prossima alla Regione Puglia, insieme alla specifica autorizzazione di richiesta contributi, che consentirà al tecnico incaricato di avere accesso al fascicolo aziendale e alla compilazione della domanda.

Di fronte al dramma che sta vivendo il settore primario questi aiuti non sono la salvezza. Il raggruppamento di produttori olivicoli ''La voce dell'ulivo'' sta valutando un ricorso alla Corte di giustizia europea.

''Noi siamo olivicoltori e vogliamo continuare a farlo - dice all'AdnKronos il presidente Enzo Massari - e continuare a praticare ciò che ci è stato tramandato, con queste imposizioni non potremo più farlo. Gli aiuti possono dare un po' di ristoro a fronte della mancata produzione ma non garantiscono il nostro futuro che è fortemente a rischio. Il divieto di reimpianto è una misura drastica che è stata imposta in tutta Europa solo al Salento, per questo valuteremo un possibile ricorso insieme ai legali ed approfondire la questione''.

La misura decisa dalla commissione fitosanitaria per la salute delle piante dell'Ue è considerata troppo penalizzante dai produttori che si sentono doppiamente danneggiati. Prima per la fragilità delle frontiere da cui è entrata la pianta che ha provocato l'infezione (si ipotizza una pianta di caffé arrivata dal Costarica ed entrata nel territorio dell'Unione nel porto di Rotterdam, Olanda) e adesso da questa decisione.

''Da nessuna altra parte - sostengono gli olivicoltori - è stato introdotto il divieto di reimpianto in presenza di agenti patogeni da quarantena. Soltanto in Salento ciò è avvenuto, è iniquo''. Vengono citati i casi delle epidemie di punteruolo rosso, della sharka o del fuoco batterico, che hanno interessato regioni italiane o altri Paesi europei, che non hanno impedito impiantare le specie colpite.

''Questo divieto ci penalizza molto perché stiamo assistendo al disseccamento delle piante di cui rimangono solo gli scheletri", sostiene il comitato olivicolo.

"Ci deve essere data la possibilità di piantare delle specie che stanno dimostrando resistenza alla xylella, ci sono piante di leccino messe a dimora prima dell'infezione che sono ancora sane. Per questo chiediamo che venga creata una grande area di sperimentazione dove reimpiantare e continuare il monitoraggio sulla resistenza'', è questa la speranza degli olivicoltori di fronte alla prospettiva del deserto.

La produzione olivicola, inevitabilmente, è in calo per il venir meno dell'apporto delle cultivar ogliarola e cellina. Con il passare del tempo sarà sempre peggio. ''Non avere la libertà di piantare gli ulivi significa condannare a morte il territorio'', conclude Massari.

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