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Cinema: Zeffirelli, il mio lascito è far cambiare pelle a un'idea

13 maggio 2015 | 20.09
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Il grande regista toscano celebrato a Villa d'Este di Tivoli da una mostra che raccoglie oltre 70 bozzetti realizzati dal maestro, costumi e gioielli di scena. Novantadue anni, il cineasta non teme la morte: "Quando arrivi alla fine avendo fatto il tuo dovere, qualcosa che rimane, allora non è brutto"

Franco Zeffirelli (foto Infophoto) - INFOPHOTO
Franco Zeffirelli (foto Infophoto) - INFOPHOTO

"Il mio lascito? Come far cambiare pelle a un'idea". Così Franco Zeffirelli spiega all'Adnkronos qual è l'eredità che lascia ai più giovani che vogliano affacciarsi a questo mestiere. Un patrimonio che dal 14 maggio al 18 ottobre sarà materialmente esposto a Villa d'Este di Tivoli nella mostra 'Zeffirelli. L'arte dello spettacolo', ideata dal grande regista e curata da Marina Cogotto, Caterina d'Amico e Pippo Zeffirelli Pisciotto. L'esposizione è un omaggio al lavoro del celebre cineasta fiorentino.

Una raccolta di oltre 70 bozzetti realizzati da Zeffirelli per alcune delle sue scenografie, cui si aggiungono una selezione di costumi di scena originali, tra i quali quelli indossati da Maria Callas nel 'Turco in Italia' di Rossini alla Scala di Milano (1955) e quelli a cura di Piero Tosi per il film 'La Traviata' (1983) provenienti dalla sartoria Tirelli e alcuni gioielli di scena realizzati dal maestro orafo Gerardo Sacco, indossati da alcune grande star dell'opera e del cinema, tra cui Elizabeth Taylor in 'Il giovane Toscanini' (1988).

"Per vivere un sogno artistico - racconta il maestro - bisogna cominciare dai piccoli dettagli, secondo ragioni che non sempre passano per la mente, ma partono dalla propria sensibilità, dal proprio cuore". La mostra di Villa d'Este precede, inoltre, l'esposizione permanente dedicata a Zeffirelli nella sua città natale – un'anticipazione dell'enorme magazzino di 'sogni d'arte' della sua lunga carriera - che sarà inaugurata a dicembre nel palazzo di San Firenze, negli spazi dell'ex tribunale.

'La mia passione per il teatro cominciata da ragazzino quando vedevo l'opera al Comunale'

Zeffirelli ha iniziato la sua carriera giovanissimo, nel secondo dopoguerra, subito dopo aver completato gli studi all'Accademia di Belle Arti di Firenze. Agli esordi da scenografo teatrale a fianco di Luchino Visconti seguirono le esperienze da assistente di registi come Michelangelo Antonioni, Vittorio De Sica, Roberto Rossellini e lo stesso Visconti. La sua attività ha poi spaziato negli anni, lavorando per i maggiori teatri italiani e stranieri, il cinema e la televisione.

Da ricordare i suoi adattamenti di testi shakespeariani come quello teatrale per la 'Bisbetica domata', con Elizabeth Taylor e Richard Burton, e cinematografici per 'Romeo e Giulietta' (1968), 'Otello' (1986) con Katia Ricciarelli e Placido Domingo e 'Amleto' (1990) con Mel Gibson e Glenn Close. "Ho sempre sognato a occhi aperti - spiega il regista - e la mia passione per il teatro è cominciata da ragazzino, quando vedevo l'opera al Comunale, dove si esibiva Ines Alfani-Tellini".

'Quando arrivi alla fine avendo fatto qualcosa che rimane, allora non è brutto'

Cattolico praticante, Zeffirelli ha diretto 'Fratello Sole, Sorella Luna' sulla vita di San Francesco nel 1972, a cui segue 'Gesù di Nazareth' nel 1977, sceneggiato tv visto da oltre un miliardo di spettatori nel mondo. "Sono stato un bravo ragazzo con la fortuna di avere molti talenti", precisa il maestro pluri-premiato, che ha portato lustro all'immagine dell'Italia, non disdegnando neppure l'impegno politico tra le fila di Forza Italia a metà anni Novanta.

"Mi sono affacciato sulla scena politica anche per aiutare Firenze a recuperare i valori perduti – rivela Zeffirelli - ma non è stato possibile trasmettere alla classe politica l'importanza del bello e della cultura. Vorrei che a Firenze tornasse a dominare l'intelligenza, il buon gusto, la creatività. Rendere possibile l'impossibile". Novantadue anni lo scorso febbraio, il maestro non teme la morte: "Quando arrivi alla fine avendo fatto il tuo dovere, qualcosa che rimane, allora non è brutto".

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