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Ambiente: in Europa nell'ultimo secolo scomparso 90% delle zone umide

01 febbraio 2019 | 15.31
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Ambiente: in Europa nell'ultimo secolo scomparso 90% delle zone umide

Il 2 febbraio è la Giornata Mondiale delle zone umide che celebra l'adozione della Convenzione Internazionale firmata nel 1971 a Ramsar, in Iran. Le zone umide sono gli ecosistemi più a rischio del pianeta, eppure ci difendono da alluvioni e inondazioni, assorbono gas serra e sono i più ricchi in assoluto di biodiversità. Ma stagni, paludi, torbiere e acquitrini si stanno letteralmente estinguendo. Solo in Europa, nell'ultimo secolo, è scomparso il 90% delle zone umide. Secondo la Commissione europea, fra il 1950 e il 1985 si sono registrate le perdite maggiori, nell'ordine, in Francia, Italia, Grecia, Germania e Olanda. Dei circa 3 milioni di ettari originari, all'inizio del ventesimo secolo, in Europa, ne restavano meno della metà, 1.300.000 ettari.

In Italia, queste aree ad oggi sono 65, per un totale di 82.331 ettari (secondo l’elenco stilato dal ministero dell’Ambiente). Pressione antropica e riscaldamento globale mettono sempre più a rischio gli equilibri delicati e complessi di questi ecosistemi, tanto che nell’ultimo secolo oltre il 64% delle zone umide sono ormai scomparse (fonte Ispra).

Le zone umide sono tra gli ambienti tutelati dalla Direttiva Quadro Acque e, insieme alle barriere coralline e alle foreste tropicali, sono gli ecosistemi con la più elevata biodiversità al mondo. Si stima che a questi ambienti sia legato circa il 12% delle specie animali presenti nel nostro Pianeta e il 40% della biodiversità, considerando anche le specie vegetali. Lo ricorda il Wwf sottolineando che uno dei gruppi tassonomici più rappresentativo in questi ambienti è quello degli uccelli: a livello mondiale, su 9.895 specie esistenti, 878 (pari al 9%) sono strettamente legate alle zone umide. In Italia la percentuale di uccelli acquatici presenti nelle zone umide è ancora più alta: 192 specie (31%) su 621, la maggior parte delle quali migratrici.

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