Madre e figlio morti a Lecce, il legale del padre: "Situazione sottovalutata da organi competenti"

L'ipotesi degli inquirenti è infatti quella dell'omicidio-suicidio

Carabinieri - Ipa
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20 novembre 2025 | 19.28
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"Come devono stare? Sono distrutti". Così l'avvocato Mario Fazzini, parlando con l'Adnkronos, a proposito del padre di Elia, il bambino di 8 anni trovato morto l'altro ieri nell'abitazione di Calimera, in provincia di Lecce, e dei nonni del piccolo che risiedono nel piccolo centro della Grecìa salentina. A ucciderlo probabilmente è stata la madre, Najoua Minniti, detta Gioia, 35 anni, ex compagna dell'uomo, il cui corpo è stato recuperato in mare a Torre dell'Orso in provincia di Lecce sempre martedì. L'ipotesi degli inquirenti è infatti quella dell'omicidio-suicidio. La donna avrebbe ucciso il piccolo e poi si sarebbe gettata in mare. La sua vettura non è stata ancora trovata. Sul corpo del bambino, nel corso di una prima ricostruzione cadaverica, sono stati trovati segni di soffocamento. Saranno le autopsie a fare maggiore chiarezza.

Il legale: "Situazione sottovalutata"

"Per quanto mi riguarda - aggiunge Fazzini - c'è stata una sottovalutazione della situazione da parte degli organi competenti, dai Servizi sociali al Centro di salute mentale. Anche se è facile dirlo con il senno di poi però è così". Lo scorso 16 dicembre dell'anno scorso il padre del piccolo, separato dalla compagna da un paio d'anni, all'insaputa dei legali, si recò all'Ufficio Servizi sociali del Comune e presentò un esposto in cui riferì le parole che la donna gli aveva detto quel giorno stesso. "'Saluta bene Elia perché lo porto con me'", avrebbe detto Najoiua. "È già capitato che io sia andata di fronte al mare con la macchina. Ritieniti responsabile di qualsiasi cosa capita a me e a Elia'". L'uomo sarebbe rimasto terrorizzato da quelle parole. "I Servizi sociali - racconta l'avvocato Fazzini - attivarono immediatamente un provvedimento di urgenza '403'". Si tratta di una disposizione del Codice civile che prevede l’intervento in autonomia della pubblica autorità al fine di garantire la protezione e la sicurezza alle persone minori di età rispetto a pericoli gravi e immediati nell’attesa di provvedimenti da parte del Tribunale per i Minorenni.

"Ma il pm - sottolinea l'avvocato - ritenne di non procedere con quell'articolo e di invertire l'onere del collocamento. Quindi spostò il bambino da casa della mamma a quella del papà e dei nonni, inibendo alla mamma di vedere il bambino se non in maniera protetta finché non ci fosse stata una relazione dei Servizi sociali e del Csm. In appena un paio di mesi, secondo me in maniera frettolosa, sono arrivate queste relazioni in cui si diceva sostanzialmente che il bambino aveva manifestato di stare bene sia con la mamma che col papà e che la signora non mostrava grosse criticità e pericolosità. Questa cosa è stata recepita anche dal pm che ha proposto l'archiviazione in maniera molto frettolosa", continua l'avvocato.

"Anche qui è facile parlare con il senno di poi però è così". La questione si è in qualche modo spostata al Tribunale ordinario dove era in piedi un altro procedimento tra i due ex compagni. "Lì abbiamo transatto proprio perché c'erano queste relazioni - ribadisce - e soprattutto per non sottoporre il bambino ad altri accertamenti, indagini, ascolti protetti. Abbiamo pensato che, smussando, forse si poteva recuperare la situazione". Tanto che c'è' stato un affido "consensuale" tra i due genitori che tenevano il piccolo in modo alternato.

La donna, Najoua Minniti, secondo questo accordo, avrebbe dovuto sottoporsi a un percorso e ai controlli da parte dei Servizi sociali e del Csm che dovevano verificare le condizioni esistenziali del minore e soprattutto accertare l'ottemperanza a quanto stabilito consensualmente. "Ma non si è potuto fare perché, dal momento della sentenza, a maggio 2025, la signora si è sempre sottratta a questo compito", conclude amaramente l'avvocato.

L'autopsia

Non è ancora stata fissata la data dell'autopsia sui corpi di Elia Perrone e di sua madre Najoua Minniti. La Procura della Repubblica del capoluogo salentino ha incaricato dell'esame autoptico il medico legale Alberto Tortorella mentre la difesa del padre del piccolo ed ex compagno della donna ha incaricato come consulente tecnico di parte il dottor Roberto Vaglio. Ma entrambi si troverebbero fuori Lecce. Quindi è possibile che l'autopsia venga effettuata lunedì.

Ci sarebbero anche problemi di notifica degli atti alle altre parti, e cioè ai familiari della donna, di origine maghrebina e che risiedono in Calabria.

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