Antonio Baxa, piccolo azionista di Generali, accoglie la notizia con un sospiro di sollievo. Per lui la fine della trattativa con Natixis non è solo un fatto industriale, quasi una liberazione: "Lo dico con sollievo, sono molto contento della chiusura della trattativa in oggetto perché col tempo i francesi avrebbero comandato". Un timore diffuso, quello dell’influenza francese sul Leone, che Baxa rivendica senza giri di parole: "Al comando -dice all'Adnkronos- erano previsti 2 francesi e 1 americano e noi italiani? Guardavamo?". E che, a giudicare dalle reazioni raccolte, non è isolato.
Oltre al malumore diffuso tra qualche piccolo socio, anche nel mondo accademico ed economico l’operazione Natixis-Generali non era mai apparsa priva di ombre. L’analista economico ed ex dirigente di Bankitalia, Angelo De Mattia, spiega all’Adnkronos come l’operazione "presentava molti aspetti che erano sostanzialmente oggetto di critiche". Per lui lo stop non rappresenta un passo indietro, ma un possibile punto di ripartenza: "Se viene meno un’operazione che è stata diffusamente criticata oppure è stata oggetto di necessità di chiarimenti, allora secondo me alla fine è un fatto positivo".
De Mattia invita comunque a capire "quali sono i motivi della rottura delle trattative", ma intravede un margine per ripensare la strategia: "Tutto sommato si determina una situazione nella quale si possano effettuare convergenze per trovare, se sarà necessario, delle soluzioni alternative".
Le perplessità non si erano fermate agli analisti. Anche sul fronte politico il progetto aveva alimentato cautela, se non vera e propria contrarietà. In passato il leader di Azione, Carlo Calenda, aveva avvertito: "Va guardata con grande attenzione da parte del Governo italiano". Il nodo, per lui, era l’equilibrio tra controllo nazionale e interessi stranieri: "Un Paese fortemente indebitato non può cedere il controllo del risparmio nazionale ai francesi sperando poi nella loro aderenza a logiche neutrali di mercato".
Calenda aveva ricordato come il governo francese fosse spesso intervenuto per tutelare la nazionalità dei propri asset: "Sarebbe ingenuo e sconsiderato mettere il risparmio italiano nelle mani di chi lo userebbe per finalità nazionali". E aveva aggiunto un’ultima, durissima stoccata: "Aggiungo che questa vicinanza agli interessi francesi ha spesso negli ultimi anni contraddistinto il management di Generali e quello di Mediobanca". (di Andrea Persili)