L'analisi del professore della Bocconi all'Adnkronos: "Mps con Banco Bpm? Non impossibile, ma neppure probabile nel breve"

Sullo scenario di una possibile integrazione di Banco Bpm con Credit Agricole Italia, Michele Calcaterra sottolinea: "Credo che ci potrebbero essere analogie, ma anche differenze importanti, con la fusione/integrazione Bnl–Bnp Paribas"

L'analisi del professore della Bocconi all'Adnkronos:
20 novembre 2025 | 15.31
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Il matrimonio tra Mps e Banco Bpm "non è impossibile, ma neppure probabile nel breve periodo". A meno che, spiega in un colloquio con l'Adnkronos Michele Calcaterra, professore di Corporate Finance alla Bocconi, "non si realizzino una serie di condizioni". Quali sono? "Mps - risponde il professore - deve completare con successo e senza eccessivi oneri l’acquisizione di Mediobanca e l’integrazione conseguente; deve verificare e ottenere che i requisiti patrimoniali (inclusi buffer e coefficienti) restino solidi anche dopo l’operazione; trovare il mandato politico/regolamentare favorevole e che il mercato accetti i termini; ci deve essere poi un chiaro piano industriale che giustifichi l’operazione in termini di sinergie, efficienza e incremento di redditività".

GLI ARGOMENTI A FAVORE

Calcaterra ritiene dunque l'operazione possibile "in linea di principio", ma con "una serie di rischi" da non sottovalutare. Non mancano peraltro, spiega l'economista, una serie di punti a favore del possibile matrimonio, a partire dal fatto che Piazza Salimbeni ha già avviato un’operazione assai rilevante acquisendo Mediobanca e dimostrando che "Mps sta perseguendo un progetto di crescita e consolidamento del proprio perimetro".

Da non sottovalutare poi il versante Banco Bpm, dice l'esperto, "citato come potenziale target/partner per varie aggregazioni (con Mps o con altri) nel contesto della consolidazione del settore bancario italiano". Infine l'economista invita a non trascurare l'elemento strategico-politico, sottolineando che "l’idea di creare un “terzo polo” bancario che si ponga dopo i giganti Intesa Sanpaolo e Unicredit è stata evocata più volte (anche dal governo) nella logica di rafforzamento del sistema bancario italiano".

E I PUNTI CRITICI

Elementi non trascurabili, ma da bilanciare con i punti critici a partire dal requisito patrimoniale e la solidità finanziaria: dopo l’acquisizione di Mediobanca, sottolinea l'esperto, "Mps deve gestire l’integrazione, assorbire rischi, consolidare i bilanci. Non a caso, chiosa Calcaterra, si segnala come l’“attenzione sia focalizzata sull’integrazione di Mediobanca” prima di altri possibili target.

La normativa europea (Cet1, buffer patrimoniali, Srep, etc.) impone poi che una banca mantenga adeguati coefficienti patrimoniali. "Un’operazione di acquisizione di Banco Bpm - rimarca l'economista - richiederebbe un significativo impegno finanziario (capitale, eventuali aumenti capitale, costi di integrazione)". Bisogna chiedersi, riflette il professore della Bocconi, "se Mps abbia oggi margini tali da sostenere ulteriori acquisizioni senza indebolire i suoi stessi requisiti patrimoniali. Le agenzie di rating hanno segnalato rischi di esecuzione per l’acquisizione di Mediobanca".

Il professore invita poi a guardare alle dichiarazioni di un investitore di Banco Bpm che ha dichiarato che qualunque operazione con Mps "può essere presa in considerazione solo dopo che Mps completi la sua offerta su Mediobanca”. Da qui il ragionamento di Calcaterra secondo cui "in termini temporali e strategici, Mps appare vincolata prima al completamento della propria operazione su Mediobanca, e solo successivamente potrebbe guardare ad altri target".

Infine il rischio di diluizione del focus e delle risorse: operazioni grandi, dice l'economista, richiedono attenzione alla governance, integrazione culturale, efficientamento, sinergie, e spesso queste sono sottovalutate. "L’attenzione alla sola acquisizione - conclude - non garantisce che tutti i requisiti patrimoniali e operativi vengano rispettati".

IL DOSSIER CREDIT AGRICOLE ITALIA

Quello con Mps non è l'unico matrimonio possibile: da tempo rumors finanziari vedono la possibile aggregazione di Banco Bpm con Credit Agricole Italia. L'altro giorno l’amministratore delegato di Credit Agricole, Oliver Gavalda, ha affermato di essere "molto attenti a quanto Banco Bpm potrebbe offrirci in un piano di fusione e se così fosse lo vedremmo molto positivamente”. Ci sono analogie tra questo scenario e operazioni passate? "Credo che ci possano essere analogie, ma anche differenze importanti, tra lo scenario Banco Bpm–Credit Agricole Italia e la fusione/integrazione Bnl–Bnp Paribas", afferma sempre nel colloquio con l'Adnkronos Calcaterra.

LE ANALOGIE CON BNL/BNP

Calcaterra parte dagli elementi in comune e spiega che entrambe le operazioni hanno al centro una banca italiana “top” (Banco Bpm) e un partner straniero con presenza e volontà di crescita in Italia (Credit Agricole). "Nel caso di Bnl/Bnp - chiosa - era una banca italiana acquisita da un gruppo francese". Il secondo dato è l'obiettivo comune che è "il consolidamento, ottenere scala, migliorare l’efficienza, ampliare l’offerta di servizi (es: retail, corporate, wealth management) e rafforzare la competitività in uno scenario europeo più difficile e “muto” sul fronte dei tassi e della redditività". Ad esempio, chiosa l'esperto, "nell’analisi dell’operazione Banco Bpm-Credit Agricole si parla di sinergie retail + corporate + wealth management".

Da ultimo la questione politica industriale: in entrambi i casi, sottolinea Calcaterra, "l’operazione è vista anche come un’opportunità per sostenere il sistema bancario nazionale, garantire una rete territoriale, salvaguardare l’occupazione, e mantenere “campioni nazionali” nel contesto europeo". Ad esempio, rimarca, "Giuseppe Castagna (Ceo di Banco Bpm) ha detto che l’operazione con Credit Agricole “potrebbe essere buona per l’economia italiana”.

E LE DIFFERENZE..

Non mancano però evidenti differenze. La prima, spiega il professore, è che "nel caso Bnl/Bnp, l’integrazione avvenne in un contesto diverso (metà degli anni 2000) con condizioni normative e competitivo-mercato diverse rispetto ad oggi. Oggi il contesto regolamentare europeo è più stringente (Crd/Crr, Srep, buffer, Mrel etc). Poi da non sottovalutare è che "l’operazione Banco Bpm – Credit Agricole comporta una combinazione di “pari livello” o aggregazione piuttosto che pura acquisizione – quindi la governance, la rete, le culture aziendali possono risultare più complesse da armonizzare".

Poi la questione politica: Le autorità regolamentari, il governo italiano e la politica bancaria, dice Calcaterra, "hanno ora un’attenzione molto elevata alla sovranità bancaria, alla tenuta territoriale, alle reti di sportelli, alla concorrenza, al “national champion”. Questo può rendere l’operazione più articolata in termini di condizioni, cessioni di filiali/disposizioni antitrust". Infine un dato di finanza pura: il margine di sinergia, pur presente, "deve essere dimostrato e concretizzato; non è scontato che tutti i benefici si traducano in incremento patrimoniale o redditività immediata".

POSSIBILI VANTAGGI

Alla luce dei precedenti - anche in Finanza vale l'historia magistra vitae' - Calcaterra evidenzia che per il sistema finanziario italiano nel complesso si possono identificare alcuni vantaggi, "ma dipende molto da come l’operazione viene realizzata e gestita".

Tra i vantaggi potenziali, il professore indica "maggiore scala e dimensione dell’istituto risultante: ciò può portare a economie di scala, minori costi unitari, potenziale maggiore investimenti in digitale, innovazione, migliore servizio al cliente". Poi maggiore competitività nei confronti degli altri big europei, "migliore capacità di affrontare gli stress del mercato (tassi bassi, costi elevati, crediti deteriorati, compliance)". E ancora la possibilità di offrire una più ampia gamma di prodotti (retail, corporate, wealth, international) "grazie alla combinazione di competenze dei due gruppi".

Da non tralasciare il "potenziale rafforzamento del prestito alle piccole e medie imprese italiane, specialmente se il nuovo gruppo mantiene una forte radice territoriale e clientela italiana — aspetto critico per l’economia reale italiana". Infine un "effetto rassicurante per il sistema bancario in un momento di consolidamento: un’aggregazione ben gestita può ridurre la fragilità sistemica".

I RISCHI

"Attenzione ai rischi che possono vanificare i vantaggi", mette in guardia l'economista. "Se l’integrazione non viene gestita bene, i costi possono superare i benefici, con distrazione dalle attività core, perdita di focus territoriale, o decisioni che penalizzano la clientela locale", sottolinea.

Inoltre, se la nuova entità diventa troppo “centrata”, "potrebbe decidere di ridurre la presenza locale o le filiali, con conseguenze negative per l’occupazione e per la finanza territoriale". Se poi l’operazione comporta cessioni obbligatorie di filiali per antitrust o per condizioni di autorizzazione, "i possibili benefici possono essere ridotti e se l’operazione induce aumento dei rischi o insufficiente rafforzamento patrimoniale, può generare vulnerabilità".

In sostanza, conclude l'economista, "la precedente operazione ha mostrato che un’aggregazione ben gestita può portare benefici al sistema bancario italiano (maggiore solidità, maggiori risorse, offerta più ampia). Tuttavia, non è una garanzia automatica: i benefici dipendono dalla governance, dalla strategia di integrazione, dalla tutela della presenza territoriale e dalla capacità patrimoniale e operativa di assorbire l’operazione". (di Andrea Persili)

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