Cruz punta alla Casa Bianca: inizia la resa dei conti nel mondo Maga

Il senatore si scalda per il 2028 e attacca la stella dei conscervatori Tucker Carlson: "antisemita e isolazionista". Occhi puntati su JD Vance, il favorito

Donald Trump e Ted Cruz - IPA
Donald Trump e Ted Cruz - IPA
17 novembre 2025 | 13.15
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Il senatore repubblicano Ted Cruz sta tracciando il percorso verso una possibile candidatura presidenziale nel 2028, puntando tutto sul confronto diretto con Tucker Carlson, ex Fox News e oggi stella del mondo Maga, e presentandosi come il volto dei repubblicani “tradizionali” e interventisti. A riportarlo è Axios, in un’analisi di Alex Isenstadt che fotografa uno scontro destinato a scuotere gli equilibri interni al partito.

Una sfida al cuore del trumpismo

Cruz, presidente della commissione Commercio del Senato, sta cercando di marcare una distanza netta dall’isolazionismo di Carlson, accusandolo apertamente di antisemitismo e di sostenere posizioni estremiste sulla politica estera. Lo scontro lo porta inevitabilmente a incrociare la strada del vicepresidente JD Vance, alleato di Carlson e favorito per la nomination repubblicana 2028.

Il punto più sensibile è la frattura all’interno dell’universo Maga, in particolare su Israele. Cruz, in una dichiarazione ad Axios, sostiene di avere una “responsabilità” a esprimersi anche quando “è scomodo. Quando nella nostra stessa area politica emergono idee pericolose e fuorvianti, non possiamo voltare lo sguardo. Non esiterò a denunciare chi diffonde retoriche distruttive e vili che minacciano i nostri principi e il nostro futuro".

Da parte sua, Carlson, noto anche per aver intervistato Vladimir Putin a febbraio 2024, liquida l’operazione con sarcasmo: in un messaggio alla stessa testata: "Una mossa esilarante. Buona fortuna".

Attacchi ripetuti, in pubblico e in privato

Nelle ultime settimane Cruz ha intensificato gli attacchi contro Carlson: sui social, in discorsi rivolti a finanziatori repubblicani e negli interventi alle convention conservatrici.

A giugno era stato ospite proprio del “Tucker Carlson show” - podcast settimanale nato dopo il licenziamento del giornalista da Fox News - in cui ha criticato duramente il conduttore per aver condannato l’attacco missilistico ordinato da Trump contro un sito del programma nucleare iraniano. In altre occasioni ha attaccato Carlson anche per le sue posizioni sulla guerra a Gaza e sugli aiuti statunitensi all’Ucraina contro la Russia: “è impazzito, è fuori strada”.

Nelle ultime settimane, il senatore ha accusato Carlson di antisemitismo, criticandolo per un’intervista considerata troppo indulgente con Nick Fuentes, suprematista bianco e negazionista dell’Olocausto. Durante un discorso tenuto a fine ottobre davanti alla Republican Jewish Coalition, Cruz non ha usato giri di parole: ha definito Carlson un "codardo" e "complice del male" per aver dato spazio a Fuentes.

I repubblicani temono lo scontro con Vance

Per quanto la strategia di Cruz punti a un riposizionamento del partito sulla politica estera, il percorso non sarà semplice. Molti grandi finanziatori del partito non sono entusiasti all’idea di mettersi contro la Casa Bianca di Trump e di sostenere un candidato alternativo a Vance.

A differenza di Carlson, il vicepresidente ha preso una posizione netta contro Fuentes, definendolo "a total loser", un perdente totale (Fuentes ha rivolto insulti razzisti verso la moglie, Usha, di origini indiane).

Media e politica

Un elemento rilevante è che lo scontro non si consuma soltanto all’interno del GOP, ma coinvolge un attore esterno ai ranghi istituzionali: un commentatore come Carlson, che oggi esercita un’influenza superiore a quella di molti parlamentari. La necessità per Cruz di posizionarsi rispetto a un podcaster conservatore evidenzia il peso politico assunto dai grandi ecosistemi mediatici della destra americana, capaci di mobilitare milioni di ascoltatori e orientare segmenti consistenti dell’elettorato Maga.

La competizione per il 2028 si gioca così non solo nei corridoi del partito, ma anche sul terreno dell’informazione alternativa, dove endorsement, scontri pubblici e narrazioni ideologiche possono determinare consensi quanto e più dei tradizionali apparati politici.

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