Kure: il profumo dell’avventura

Adagiata tra le isole di Honshū, Shikoku e Kyūshū si trova l’enigmatica città di Kure, un gioiello nascosto lontano dai percorsi turistici più battuti. Per chi è disposto ad avventurarsi fuori dai sentieri consueti, la regione offre un profumo unico di avventura, che mescola note di escursioni in bicicletta, delizie culinarie, artigianato tradizionale e tramonti sulla costa. Proprio come un profumo pregiato, vale la pena prendersi il tempo per assaporare e apprezzare tutto ciò che Kure ha da offrire.

Kure: il profumo dell’avventura
22 dicembre 2025 | 10.53
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Jiji press - Da Hiroshima si può raggiungere Kawajiri in circa un’ora di treno. È qui che inizia l’avventura, lungo la pista ciclabile del Tobishima Kaidō, che si estende fino a Imabari. Sette isole, collegate tra loro e alla terraferma da ponti, formano un percorso sorprendente: una linea blu tracciata sull’asfalto indica la direzione, pochissime auto, il contrasto brillante tra gli agrumi arancioni e il mare turchese, e il profumo del vento salmastro. Benvenuti in un nuovo mondo.

Takao Saito, guida esperta, condivide la sua passione per la storia locale. Spiega come lo sviluppo dei trasporti abbia influenzato le piccole città portuali lungo il percorso. Pedaliamo a un ritmo moderato, assaporando ogni cosa: il suono delle onde, il ritmo delle nostre pedalate.

Dopo poche e sicure spinte sui pedali, Mitarai appare come sospesa in un tempo senza età. Qui l’incantevole Shintoyo Guesthouse accoglie i viaggiatori stanchi con un mix di fascino e discrezione. Akira Inoue, il proprietario, ha dedicato 15 anni al restauro di edifici secolari, preservandone l’anima. «È mozzafiato, ma non è ostentato né costoso. Non posso paragonarlo a nulla di simile nella storia», ammette. «È davvero inestimabile». Questa filosofia di restauro, che non cancella il passato, ha attirato anche l’attenzione dell’industria cinematografica: la guesthouse è stata infatti location del film acclamato dalla critica Drive My Car.

La sera ci si può rilassare alla Shinchibana sauna, un edificio dell’epoca Meiji recentemente ristrutturato. L’atmosfera calda e resinosa di questa città storica offre un’esperienza unica e lussuosa, in cui il tempo sembra sospendersi e ci si immerge nel passato.

Nota di cuore: sale marino e sapori sapidi

Ora ci dirigiamo verso l’isola vicina di Osakikamijima, patria delle ostriche e dei gamberi che hanno reso celebre questa regione dal punto di vista gastronomico.

Suzuki Takashi ci accoglie calorosamente alla Farm Suzuki. Ispirato da pratiche osservate in Australia e in Francia, spiega con pazienza e passione i segreti del suo mestiere: perché alcune ostriche hanno conchiglie spesse, come la circolazione dell’acqua stimoli la crescita, e in che modo i cestini vengano sollevati per separare le diverse dimensioni. Ogni gesto rivela una profonda conoscenza dell’ambiente.

Particolarmente affascinante è il fatto che Suzuki coltivi le rinomate ostriche francesi Claire, celebrate per la loro qualità, così come i gamberi tigre striati. Lo fa in un ambiente unico, dove si mescolano acque di montagna e di mare. È un dialogo tra continenti, una fusione di metodi globali che porta una ventata di freschezza e innovazione in questa parte del Giappone.

All’assaggio, i prodotti freschissimi rivelano una nota carnosa e iodica: gamberi di una tenerezza incomparabile, ostriche crude e sale fatto in casa. La passione di Suzuki-san è contagiosa. «Credo che i francesi riescano a percepire questo profumo giapponese unico quando arrivano qui», dice. «Quando apro un contenitore di ostriche francesi, profuma di Francia. Mi rende un po’ felice». Questa osservazione poetica coglie una verità essenziale: ogni luogo possiede una propria impronta sensoriale, e ciò che lo mantiene vivo è proprio questo intreccio di influenze rispettose.

Nota di base: trasmissione del sapere

Il ritorno sulla terraferma invita alla riflessione. Ci dirigiamo verso Akitsu percorrendo piccole strade costiere.

Lo storico birrificio Tsuka Shuzo, fondato nel 1848, è oggi gestito da Soichiro Tsuka. Entrando nell’antico edificio, si viene accolti da un profumo unico: una miscela di riso fermentato, kōji e legno invecchiato. Soichiro descrive il processo tradizionale di produzione del sake, che distilla secoli di esperienza in una bottiglia. Dalla lucidatura del riso alla lenta fermentazione, ogni fase rappresenta un’eredità artigianale.

L’alcool ha un gusto morbido e mutevole, simile a un profumo che evolve sulla pelle.

Il viaggio si conclude a Takehara, dove si impara a realizzare oggetti in bambù. In un laboratorio semplice, si padroneggia l’arte di lavorare il bambù con mani, fibre e strumenti. Ci si immerge nel ritmo meditativo del lavoro manuale, comprendendo che anche i gesti apparentemente insignificanti racchiudono secoli di conoscenza. Noi impariamo solo a dimenticare, ma qualcosa resta impresso dentro di noi.

La fragranza completa

L’osservazione di Suzuki-san sul «profumo del Giappone» rimane impressa, descrivendo perfettamente l’esperienza che si può vivere a Kure.

Un viaggio a Tokyo o Kyoto è indimenticabile, con le loro luci al neon, i templi e le sale di pachinko. Tuttavia, queste città non riflettono pienamente il Giappone. Kure, invece, offre un’esperienza unica. Il suo paesaggio, la sua storia, la pazienza dei produttori, l’ospitalità discreta, la trasmissione del sapere e il gusto complesso del suo sake la rendono speciale. Ne emerge una filosofia: ichigo ichie, la capacità di apprezzare il momento presente e gli incontri.

Kure non propone un’immagine eclatante per stupire, ma una rappresentazione più autentica e fedele del Giappone. Un Giappone vero, autentico, che riscopriamo a ogni ricordo.

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