Meloni chiude Atreju: ecco testo integrale discorso premier

per la leader di Fratelli d'Italia oltre un'ora di intervento dal palco di Castel Sant'Angelo

Meloni chiude Atreju: ecco testo integrale discorso premier
14 dicembre 2025 | 15.22
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"Siete uno spettacolo meraviglioso e voglio e voglio veramente ringraziarvi per questo entusiasmo, per la vostra energia contagiosa, per questo impegno senza sosta in queste giornate che profumano di buona politica, che profumano di comunità, che profumano di appartenenza e grazie perché davvero vedervi qui così numerosi, vedervi qui così orgogliosi, con le vostre, le nostre bandiere, davvero mi ripaga di ogni giorno impossibile, di ogni notte passata senza dormire abbastanza, di ogni fine settimana passato a lavorare per cercare di fare tutto quello che possiamo per il bene di questa nazione. E grazie perché voi siete la risposta più bella, più limpida, più potente a chi ha ancora il coraggio di raccontarci che gli ideali non contano più, che la passione non serve, che la politica è solo un gioco di palazzo fatto di tatticismi e convenienze, che il sacrificio è inutile, che gli italiani sono stupidi, che tanto i politici sono tutti uguali e che siccome non può cambiare niente tanto vale fare come hanno fatto tutti gli altri.

Luoghi comuni che questo evento smonta uno a uno, luoghi comuni che il nostro cammino ha smontato uno a uno, quando abbiamo iniziato quel cammino noi sapevamo che non sarebbe stato facile, sapevamo che in molti ci avrebbero giudicato dei folli, che ci avrebbero derisi prima ancora che ostacolati, perché noi sfidavamo l'ordine precostituito e si sa che chi osa fare tanto si brucia. Eppure più passa il tempo, più io mi convinco che nella vita e nella politica siano proprio i sognatori, gli ostinati, quelli che hanno un coraggio tale da essere spesso confuso con incoscienza, da avere il privilegio di cambiare davvero il corso delle cose. Noi siamo stati gli artefici del nostro destino, perché abbiamo avuto il coraggio di credere in noi stessi quando nessuno ci credeva, il coraggio di lottare quando sarebbe stato molto più facile scendere a compromessi, il coraggio di rimanere fedeli a ciò che siamo quando sarebbe stato più comodo fare diversamente.

È esattamente questo coraggio ad averci portato fin qui. Coraggio nel senso etimologico del termine, perché la parola coraggio viene dal latino e significa 'col cuore'. E come scriveva Blaise Pascal, 'il cuore ha ragioni che la ragione non conosce'. Guardoquesta platea, guardo questa platea e so che quel cuore è ancora puro, è ancora intatto e finché lo sarà, noi non avremo nulla da temere finché lo sarà, ci sarà sempre qualcuno pronto a raccogliere il testimone di questa storia che rompe con tutti gli schemi del passato, come dimostra Atreju da 27 anni a questa parte, attraversando sfide, discese, risalite. È un contesto sempre diverso, senza mai perdersi. Questo è il luogo in cui le idee, tutte le idee hanno diritto di cittadinanz, questo è il luogo in cui. Questo è il luogo dove Nietzsche e Marx si davano la mano direbbe Antonello Venditti, cioè dove le identità si sfidano rispettandosi. Questo è il luogo in cui il valore delle persone si misura solo sui contenuti e chi scappa dimostra di non avere quei contenuti.

Allora permettetemi di ringraziare, farò diversi ringraziamenti oggi, a tutti coloro che non hanno avuto paura di confrontarsi con questa straordinaria platea, le cui parole d'ordine sono da ormai, quasi tre decenni, sempre le stesse, orgoglio e rispetto, due sentimenti che camminano solamente insieme. Chi è orgoglioso di se stesso non teme mai l'altro. Ma in particolare voglio ringraziare i tanti leader delle opposizioni che hanno partecipato anche quest'anno ad Atreju, voglio ringraziare Giuseppe Conte, Angelo Bonelli, Matteo Renzi, Carlo Calenda, Riccardo Magi, Luigi Marattin e voglio ringraziare anche Elly Schlein che con il suo. nannimorettiano mi si nota di più se vengo e sto in disparte o se non vengo per niente ha comunque fatto parlare di noi. La cosa divertente è che il presunto campo largo l'abbiamo riunito noi ad Atreju e l'unica che non si è presentata è quella che dovrebbe federarli. Contenti loro! Però sappiate anche che a molti non siete piaciuti, qualche guru della sinistra si è risentito.

Qualche giorno fa ha scritto su uno dei soliti quotidiani un raffinato articolo dal titolo 'Avanti c'è posto' definendo questa manifestazione un'ammucchiata. Ora io non dirò ancora una volta che siamo alla solita puzza sotto il naso di una sinistra isolata e rabbiosa che si comporta come la volpe con l'uva e che siccome non ha la levatura morale, culturale e politica per mettere insieme nulla di neanche paragonabile a questa manifestazione, tenta di minimizzarne la portata con i suoi giudizi presuntuosi e dozzinali. Dirò invece qualcosa che gli italiani hanno ampiamente visto e cioè che le ammucchiate sono quelle che la sinistra ha fatto per anni in Parlamento e tenta ancora oggi di replicare, pur di gestire il potere ed è un comportamento anni luce distante da quello che noi facciamo qui, cioè ascoltare con riguardo persone il cui pensiero non condividiamo, ma ci interessa anche per confermare a noi stessi e al mondo che on ci ammucchieremo mai con loro.

Però la buona notizia è che ogni volta che loro parlano male di qualcosa va benissimo. Cioè parlano male di Atreju ed è l'edizione migliore di sempre, parlano male del governo, il governo sale nei sondaggi hanno tentato di boicottare una casa editrice, è diventata famosissima. cioè si portano da soli una sfiga che neanche quando ti capita la carta della pagoda al mercante in fiera, visto che siamo in clima natalizio. E allora grazie a tutti quelli che hanno fatto le macumbe rendendo questa edizione di Atreju la più intensa e partecipata di sempre, ma grazie soprattutto a chi l'ha organizzata. Siete stati straordinari particolarmente quest'anno, grazie a Giovanni, grazie ad Arianna, a Francesco, a Caterina, a Fabio, a tutti gli straordinari ragazzi di gioventù nazionale. Vedere la vostra passione, vedere il vostro sacrificio, vedere il vostro amore, ci dà la certezza che quello che abbiamo costruito non è una parentesi, perché una comunità che riesce a trasmettere valori ai più giovani è una comunità che non muore mai.

E grazie ovviamente a tutti i Fratelli d'Italia, ai ministri, ai sottosegretari, ai nostri capigruppo, alla Camera, al Senato, al Parlamento europeo, ai nostri parlamentari, grazie ai governatori. Grazie a chi ci rappresenta nelle giunte, nei consigli regionali, ai nostri sindaci, all'esercito straordinario degli amministratori locali, ma su tutto grazie a ogni singolo militante. Senza di voi noi non saremmo qui. E ho un messaggio per tutti quelli che continuano a ripetere che la Meloni è sola, signori, guardatevi intorno! E poi un grazie sincero e profondo ai nostri alleati del centrodestra, ad Antonio, a Maurizio, ad Antonio, a Matteo. L'Italia può contare su un'alleanza che non nasce per ravanare qualche poltrona, ma per mettere al servizio della nazione una visione condivisa fondata sulla libertà, sulla responsabilità, sull'amore. Noi non siamo un incidente della storia, noi non siamo un accordo di convenienza, noi non siamo una somma di disperazioni come accade ad altri, noi siamo una comunità di destino, costruita mattone su mattone in trent'anni di battaglie comuni.

Lo so che molti sperano che il dibattito tra i partiti della maggioranza finisca per degenerare, per mandare il governo a casa, però qualcosa mi dice che non accadrà, come non è accaduto tutto quello che la sinistra ha preconizzato in questi anni prima di dover drammaticamente fare i conti con la realtà. L'ultimo in ordine di tempo era il famoso 5 a 1 che dovevano infliggerci alle elezioni regionali, ci speravano così tanto che si sono giocati ogni carta possibile, dal riconoscimento dello Stato di Palestina. Se avessero vinto nelle Marche, fino all'esenzione dal bollo auto se avessero vinto in Calabria, roba che, Cetto la qualunque, in confronto era Ottone di Bismarck. Però non è andata così è andata che a mettere fine alla guerra in Palestina è stato l'odiato Donald Trump e le regionali sono finite come erano partite, cioè tre a tre, palla al centro, quindi ragazzi, ritentate, sarete stavolta più fortunati. Vedete, il problema della sinistra è che giudica noi partendo da quello che vivono e sono loro, cioè loro sperano nell'implosione della maggioranza, perché a loro, banalmente, è sempre andata così.

Però dalle nostre parti è diverso, dalle nostre parti si discute per ragionare insieme e per trovare una sintesi che abbiamo sempre trovato. Perché c'è una differenza di fondo che fingono di non vedere. Noi siamo alleati e siamo amici, noi ci capiamo l'un l'altro, loro. Gli ho proposto un confronto due contro uno. qui a Atreju e mi hanno detto di no, ma non perché loro non volessero confrontarsi con me, perché loro non si volevano confrontare fra di loro. E questi vogliono governare la nazione insieme, come la governano? Con le lettere degli avvocati! Da parte nostra Voglio dire ancora una volta che sono orgogliosa dei miei alleati, di quello che stiamo facendo insieme, Ancora di più sono convinta che continueremo a farlo con la stessa unità, con la stessa determinazione, con la stessa forza, per molto tempo ancora.

Noi siamo tutti consapevoli che quella che c'è stata data è un'occasione storica di fare dell'Italia la nazione che abbiamo sempre sognato, perché in fin dei conti la domanda più importante che dobbiamo farci è, quale Italia vogliamo consegnare a chi verrà dopo di noi? Allora io ve la provo a tratteggiare: noi vogliamo che i nostri figli vivano in una nazione credibile. Credibile, certo, per gli investitori, per le istituzioni internazionali, per i mercati finanziari, ma ancora più importante, molto più importante, credibile per i mercati rionali, cioè per gli italiani che oggi come mai in passato, scelgono di investire i loro risparmi in titoli di Stato italiani perché finalmente si fidano. La credibilità è importante non solo perché produce orgoglio, la credibilità è importante perché produce ricchezza. Lo spiegava Maurizio Lupi, prima di me, le agenzie di rating che rivedono al rialzo il giudizio, portandola dove merita, cioè in serie A, significa attrattività per i nostri titoli di Stato. Gli 80 miliardi di investimenti che abbiamo portato in Italia in tre anni grazie agli accordi con altre nazioni, con le grandi aziende, significano posti di lavoro.

Lo spread, che oggi è a un terzo rispetto a quando ci siamo insediati, i tassi dei nostri titoli di Stato che scendono, vogliono dire miliardi di euro di interessi risparmiati, soldi che possiamo investire sui bisogni degli italiani. Perché la verità è che le figuracce che l'Italia ha fatto negli anni sono costate soldi: i governi che cambiavano in continuazione, secondo stime del Sole 24 Ore ci sono costati in 10 anni 265 miliardi di euro. È l'equivalente di un'intera legge di bilancio ogni anno, ecco quanto gli italiani hanno pagato di tasca loro per i giochi di palazzo della sinistra.

Ma vogliamo anche che i nostri figli crescano in una nazione coraggiosa, e c'è voluto coraggio per chiudere una volta per tutte la stagione degli sprechi, delle plurimiliardarie mance elettorali con cui qualcuno pensava di comprare il consenso scaricando i costi sulle generazioni a venire, abbiamo detto basta. Così abbiamo sostituito il reddito di cittadinanza con il diritto al lavoro, il bonus monopattino con i soldi per le strade e le ferrovie, il cashback di Stato con il taglio dell'irpef, i banchi a rotelle con gli incentivi per le mamme lavoratrici, il bonus vacanze con il sostegno all'assunzione nelle strutture turistiche.

E al posto del loro superbonus per ristrutturare gratuitamente le ville e i castelli con i soldi della povera gente noi faremo un piano casa per dare alle giovani coppie un alloggio a prezzi calmierati. Perché quella che vogliamo costruire è anche una nazione giusta che investe prioritariamente le risorse dove servono e non regala soldi a chi già ce li ha. Vengono a parlare a noi di equità dicono che noi favoriamo i ricchi perché abbiamo tagliato di due punti l'Irpef ai redditi fino a 50.000 € l'anno, dopo che già avevamo accorpato le prime due aliquote dell'irpef, abbassando le tasse a chi percepisce fino a 28.000 € l'anno, perché per loro chi guadagna 2.500 € lordi al mese e magari ci mantiene tre figli e magari ci paga il mutuo, è ricco.

Noi invece abbiamo un'altra idea di chi siano i ricchi in Italia: i gruppi di potere che gestivano le concessioni autostradali, quelli che monopolizzavano determinati settori industriali, i grandi gruppi finanziari e via discorrendo e sono tutte realtà alle quali la sinistra al governo ha ampiamente garantito il suo favore. Non accettiamo lezioni da chi fa il comunista con il ceto medio e il turbo capitalista a favore dei potenti. Oggi il Pd si indigna perché gli Elkann vogliono vendere il gruppo GEDI e non ci sarebbero garanzie per i lavoratori però quando chiudevano gli stabilimenti di Stellantis ed erano gli operai a perdere il posto di lavoro tutti muti. Anche Landini che faceva le interviste a Repubblica e sul tema fischiettava, tutti muti. Vogliamo anche costruire una nazione seria anche nella spesa dei fondi europei.

Per questo abbiamo lavorato pancia a terra, perché l'Italia fosse la nazione più virtuosa d'Europa nella difficile sfida del piano nazionale di ripresa e resilienza. Con l'approvazione dell'ottava rata che è arrivata qualche giorno fa, la nostra nazione, che era fanalino di coda nella spesa dei fondi europei, si conferma oggi capofila. Si sta cioè imponendo un'Italia completamente diversa da quella che il mondo conosceva e forse diversa anche da quella alla quale gli italiani stessi sembravano rassegnati. E lo stiamo facendo noi 'impresentabili', quelli che erano stati raccontati dalla sinistra come degli impresentabili in tutto il mondo. Ma voi ve li ricordate i titoloni della stampa internazionale, quando tre anni fa, gli italiani hanno scelto noi per governare questa nazione? I mantra erano titoli del tenore, 'l'Europa trema', la Meloni minaccia la stabilità europea' e via discorrendo. Sono passati tre anni e il mood è un tantino cambiato: Financial Times: 'Europe should learn from Italy', l'Europa dovrebbe imparare dall'Italia. Bloomberg: 'forza Giorgia, Italy's stock have outpaced the World under under' Meloni, le azioni italiane hanno superato quelle mondiali sotto la guida di Meloni, Le Monde: 'la Francia minacciata di pagare più dell'Italia per il proprio debito' e via discorrendo, ve ne potrei citare moltissimi.

Questa è la realtà di come veniamo visti oggi, però non ci sediamo sugli allori, perché c'è ancora moltissimo lavoro da fare, siamo solo all'inizio e perché alla fine per noi l'unico giudizio che conti davvero è quello del popolo italiano. Però essere considerati credibili è una precondizione, è una precondizione per recuperare il ruolo che all'Italia spetta a livello internazionale essere influenti. Anche per aiutare a dirimere un contesto internazionale difficilissimo, le cui conseguenze, in ogni caso, pagheremo, poter meglio difendere i nostri interessi nazionali. Ecco perché lavoriamo anche per costruire una nazione protagonista, protagonista in Occidente, innanzitutto. Da qualche giorno ci sono valutazioni molto allarmate, perché Donald Trump ha detto in maniera diciamo più decisa, dei precedenti presidenti americani che gli Stati Uniti intendono disimpegnarsi dal vecchio continente, che quindi gli europei devono organizzarsi per essere in grado di difendersi da soli. Che dire, 'Buongiorno Europa', buongiorno. per ottant'anni abbiamo appaltato la nostra sicurezza agli Stati Uniti d'America pensando che questo giorno non sarebbe arrivato, ma soprattutto fingendo che fosse gratis, solo che non lo era, c'era un prezzo da pagare e si chiama condizionamento. L'ho detto mille volte, la libertà ha un prezzo.

E noi che, al contrario di altri, non abbiamo mai amato le ingerenze straniere, da qualsiasi parte quelle ingerenze arrivino, abbiamo sempre preferito una costosa libertà a una costosissima ma apparentemente comoda servitù. Per questo abbiamo parlato in tempi non sospetti della necessità di rafforzare la nostra capacità di difesa e sicurezza, per questo abbiamo rivendicato, quando nessuno lo faceva, la necessità di creare finalmente una colonna europea della NATO di pari forza e dignità rispetto a quella americana, in grado di parlare a pieno titolo con tutte le potenze del mondo, come si conviene a una gloriosa civiltà come quella europea, che significa anche rafforzare il nostro legame con gli Stati Uniti, ma in un dialogo tra pari e non in condizioni di subalternità. E la cosa assurda è che la stessa sinistra che ci accusa, cioè che accusa noi di sudditanza verso gli americani, poi nei fatti chiede agli americani che non rinuncino a considerarci subalterni e a trattarci da subalterni, perché loro sono così, a loro il padrone gli piace, da tempi non sospetti. Prima, quando c'era il partito comunista italiano era Mosca, poi è diventato Parigi, Berlino e Bruxelles.

Vanno bene pure gli americani, però finché governano i democratici, quando arrivano i repubblicani cambiano idea. Ecco, noi non ragioniamo così, noi vogliamo un'Italia leale con tutti i suoi partner, ma che sia subalterna a nessuno. Libertà, sovranità, responsabilità sono i valori che noi costruiamo ed è la ragione per la quale dal primo giorno siamo stati al fianco del popolo ucraino, che combatte contro il neo imperialismo di stampo sovietico della Russia perché nessuno qui ha nostalgia dell'Unione Sovietica che ha calpestato mezza Europa per mezzo secolo. E' per questo che continueremo a farlo, Per senso di giustizia, certo, ma soprattutto per difendere il nostro interesse nazionale e la nostra sicurezza e per arrivare alla pace. Perché, signori, oggi come ieri la pace non si costruisce con le canzoni di John Lennon, non si costruisce con la deterrenza.

Ma stiamo costruendo un'Italia protagonista anche nel Mediterraneo, che è il naturale epicentro del nostro interesse geopolitico in campo energetico, in campo commerciale, in tema di controllo dei flussi migratori e protagonista in Medio Oriente, perché anche nei giorni più difficili della crisi a Gaza noi non abbiamo mai smesso di parlare con tutti, con franchezza: con Israele, con l'Autorità nazionale palestinese, con i principali attori della regione, con i nostri alleati occidentali e intanto abbiamo accolto e curato nei nostri ospedali bambini e civili palestinesi feriti e siamo diventati la prima nazione non islamica al mondo per quantità di aiuti inviati nella Striscia. Perché la nostra Italia è anche solidale e non confonde l'aiuto vero col cinismo di chi sfrutta la sofferenza di un popolo per fare propaganda, vendere libri e macinare soldi. Permettetemi di ringraziare ancora il presidente della Palestina Abu Masen per la sua coraggiosa testimonianza, per la sua bella presenza qui che fa giustizia delle accuse vergognose di complicità in genocidio che una sinistra imbarazzante ci ha rivolto per mesi, così come si dovrebbero vergognare le autoproclamate associazioni dei palestinesi e dei giovani palestinesi d'Italia che hanno accusato Abu Mazen di tradimento per la sua presenza qui con un delirante comunicato. Che recita, la resistenza è la nostra unica e legittima rappresentante. Pretendo di sapere da queste persone se la resistenza della quale si parla sia Hamas, perché non accetteremo proseliti del terrorismo a casa nostra.

Poi un'Italia protagonista nel Golfo, pochi giorni fa io sono stata in Bahrein, ospite d'onore del vertice del Consiglio di cooperazione del Golfo, a ragionare con i leader di quella regione di sicurezza, di stabilità, di partnership industriali e tecnologiche, di energia, di interconnessioni. Ma ho parlato con loro anche del proselitismo fondamentalista islamico in Europa con un messaggio chiaro, come è giusto fare tra Stati amici e che si rispettano: chi accetta di vivere in un paese straniero deve rispettarne le leggi, le tradizioni e i costumi. Altri tempi rispetto a quando altre donne si presentavano con la testa coperta dal velo al cospetto dei leader islamici, noi no, noi che veniamo rispettati proprio perché non siamo disposti a coprire con un velo la nostra identità.

Noi difendiamo quella identità ed è per questo che Fratelli d'Italia ha anche presentato una proposta di legge per vietare il velo integrale e contrastare il fondamentalismo islamico in Italia, perché una cosa è la libertà religiosa, ma ben altra sono le infiltrazioni estremiste o i predicatori d'odio. Nessuna tolleranza verso questi fenomeni. Siamo tornati protagonisti anche in Africa con il piano Mattei, un nuovo modello di partenariato paritario che crea occasioni di investimento per le nostre aziende e occasioni di sviluppo per le economie locali, perché soltanto così garantiremo a generazioni di africani il sacrosanto diritto a non dover emigrare e agli italiani il diritto a vivere sicuri nelle proprie città e ad accogliere soltanto chi arriva per lavorare e integrarsi, respingendo chi viene qui pensando di potersi prendere gioco di noi.

Così l'Italia oggi è anche una nazione rispettata in Europa: abbiamo avuto il coraggio di rivendicare che la nostra nazione, per storia, per cultura, per capacità dei suoi cittadini e delle sue imprese, ha il diritto e il dovere di stare nel posto che merita, non più comprimaria, non più spettatrice, ma parte attiva delle grandi decisioni globali. Così siamo diventati un punto di riferimento per milioni di europei che non si rassegnano all'idea di un'Europa ideologica, ma allo stesso tempo quasi mai logica, burocratica, distante anni luce dai bisogni dei cittadini. E quegli europei saranno sempre di più, perché noi non intendiamo arretrare, non ci rassegniamo all'idea che la grande civiltà europea, quella che ha dato al mondo il diritto, il pensiero, la bellezza, la libertà, venga oggi raccontata come un pachiderma inutile, buono solo per essere deriso. L'Europa non è al tramonto, l'Europa non è un museo del passato, è una civiltà viva che ha ancora una missione e che non chiede il permesso di esistere, neanche alle istituzioni che la governano. E finché la difenderemo, nessuno potrà ridurla a una caricatura. È questa la missione della grande famiglia dei Conservatori europei e voglio ringraziare.

Ovviamente Mateusz Morawiecki e con lui tutti gli altri rappresentanti dei partiti europei. Voglio ringraziare Carlo, Nicola, Antonio, tutta la delegazione internazionale che in questa settimana è stata con noi a Roma. Insieme stiamo rafforzando le nostre relazioni in tutti i continenti, ma soprattutto insieme continuiamo a lavorare nel Parlamento europeo per costruire maggioranze alternative a quelle che in questi anni ci hanno imposto ricette deliranti, i cui danni stiamo ancora pagando. Perché, ci piaccia o no, non si può prescindere dal cercare soluzioni in Europa e si può fare. Ci vuole tempo, ma si può fare. Prendete l'immigrazione. Ieri ci dicevano che l'unica via erano i porti aperti. Oggi le parole d'ordine della Ue sono, difesa dei confini, rafforzamento dei rimpatri, contrasto alle reti criminali, accordi con i con i paesi di partenza e di transito, regolamentazione delle ONG, hotspot in territori extra UE, sul modello del protocollo Italia Albania e oggi perfino liste comuni di paesi terzi sicuri, per mettere al riparo le nostre procedure dalle sentenze della magistratura politicizzate.

Voglio sapere, mi diverte immaginare cosa diranno adesso i giudici italiani, visto che l'Europa sta approvando quella lista nella quale figurano esattamente le nazioni di provenienza di quei migranti che sentenze ideologiche ci hanno impedito di trasferire in Albania. Sta andando esattamente come vi ho sempre detto: i centri in Albania funzioneranno. Solo che funzioneranno grazie ai giudici con un anno e mezzo di ritardo e lo dico anche perché a chi dice che c'è si configura un danno erariale, il tema c'è signori ma non è al governo che va mossa la contestazione, visto che potevamo partire un anno e mezzo fa. Il paradigma insomma è cambiato. Evidentemente serviva un'Italia decisa che avesse il coraggio di dire le cose come stanno.

Se già oggi, grazie alle ricette che abbiamo applicato, abbiamo sensibilmente diminuito il numero degli arrivi irregolari in Italia, abbiamo sensibilmente aumentato i rimpatri, quando quelle norme saranno operative potremo fare decisamente meglio. Cioè, oggi come ieri non ci impediranno di fare quello che gli italiani ci hanno chiesto di fare con il loro voto, costi quel che costi.

La nostra Italia è anche realista, ed è per questo che continueremo a difendere con determinazione le nostre imprese dalle follie ideologiche, ultra ambientaliste che non hanno protetto l'ambiente, non hanno salvato il pianeta, però, in compenso hanno decisamente indebolito il tessuto industriale europeo e condannato le nostre economie a una dipendenza crescente da altre superpotenze che nel frattempo continuano a inquinare liberamente, senza che ai finti ambientalisti della ZTL venga in mente di gridare allo scandalo.

Però c'è una buona notizia per voi, nei giorni scorsi Greta Thunberg ha pesantemente attaccato il governo italiano, ovviamente, quindi signori, state tranquilli, siamo ancora dalla parte giusta della storia. Il punto è che la nostra è anche un'Italia produttivista, noi abbiamo scelto di sostenere chi produce e chi lavora, così come abbiamo scelto di difendere il nostro Made in, l'eccellenza dei nostri prodotti e voglio approfittare per gioire con voi per la notizia bellissima che abbiamo ricevuto mercoledì, quando l'Unesco ha designato un nuovo patrimonio immateriale dell'umanità, che è la cucina italiana, la prima e unica cucina al mondo ad avere questo riconoscimento.

Un premio alla storia, all'anima più profonda dei nostri territori, dei nostri agricoltori, delle nostre filiere, degli chef, fino ai ristoratori, al personale di sala. Un patrimonio economico, culturale e sociale che tutto il mondo ci riconosce, però a sinistra non gli è andato bene manco questo. Loro non sono riusciti a gioire per un riconoscimento che non è del governo, al governo è un riconoscimento, alle nostre mamme, alle nostre nonne, alle nostre filiere, alla nostra tradizione, alla nostra identità. A noi è andata bene, loro hanno rosicato, hanno rosicato così tanto, che è una settimana che mangiano tutti dal kebabbaro... no roba da matti veramente roba da matti. Comunque in questi tre anni abbiamo rimesso al centro il mondo produttivo imprenditori, professionisti, artigiani, commercianti, agricoltori, lavoratori dipendenti italiani che non chiedevano mancette, ma chiedevano solo di essere messi nelle condizioni di poter lavorare, di poter investire, di poter assumere. E i risultati, come abbiamo detto tante volte, si vedono oggi l'Italia ha il numero di occupati più alto della sua storia e il tasso di disoccupazione più basso da decenni.

Lo sanno tutti e penso che se ne siano accorti anche gli iscritti della Cgil, visto il totale fallimento dell'ennesimo sciopero indetto di venerdì, venerdì scorso. Prima ci hanno detto che aumentavamo la precarietà, poi si è scoperto che la quasi totalità dei nuovi contratti a tempo indeterminato, con una straordinaria percentuale di donne, il più alto numero di sempre di donne che lavorano. Allora hanno cominciato a dire che i salari sono troppo bassi, ed è vero, solo che sono bassi da qualche decennio, soprattutto Grazie alla sinistra e invece ora cominciano a risalire. E non lo dico io, guardate, lo dico con le parole della Vicepresidente della Commissione europea, Roxana Minzatu, che è una socialista e che ha dichiarato, 'i salari reali dell'Italia stanno mostrando una ripresa attenzione dopo anni di declino e i dati sono davvero incoraggianti'. Possiamo fare di più? Certo. Abbiamo fatto meglio della sinistra? Sicuramente. È il risultato di una strategia chiara, che continua anche con l'ultima manovra con cui riduciamo ancora l'Irpef, continuiamo a tagliare il cuneo fiscale, rendiamo più conveniente assumere, detassiamo i rinnovi contrattuali.

Apro e chiudo parentesi, richiesta dei sindacati, sinistra non ha mai fatto, noi sì, così tanto per ricordare, perché vale la pena di convocare un'altro sciopero generale. Diamo fiducia a chi produce con il super ammortamento e transizione 5.0. C'è però ancora molto da lavorare anche su questo voglio essere chiara, per irrobustire la crescita, per diminuire la bolletta energetica che affligge le nostre imprese, sono i temi sui quali, ci stiamo già concentrando ora. E poi per rendere ancora più conveniente investire in Italia e particolarmente nel Sud d'Italia, perché guardate quando l'unica risposta inventata dalla politica per il Sud era sventolare proposte ridicole pensando che la gente fosse scema, il Mezzogiorno rimaneva al palo.

Ma oggi sono orgogliosa di poter dire che il sud è diventato la locomotiva d'Italia, che è cresciuto più della media nazionale, ha raggiunto il record di occupati dal 2004 grazie a una strategia completamente diversa che è fatta di incentivi agli investimenti, di opportunità, di difesa della legalità, al Sud lo stato è tornato a fare lo Stato da Caivano in poi, e la criminalità diffusa, alimentata da mafia e criminalità organizzata non è più trattata come un fenomeno ineliminabile, ma è trttata come uun nemico da combattere. Noi vogliamo costruire anche un'Italia coesa, riportando equilibrio tra i suoi territori, garantendo diritti primari dei cittadini. Chiaramente uno di questi diritti è la salute. Sulla sanità pubblica abbiamo investito risorse mai viste prima. Bastano i numeri, voglio dire ancora una volta a spazzare via ogni falsità della sinistra, 143 miliardi di euro nel 2026, 6,5 in più rispetto al 2025, quasi 17 miliardi in più rispetto al 2022, cioè l'ultimo anno in cui la sinistra era in maggioranza. Sono fondi importanti con i quali vogliamo continuare ad assumere i medici e gli infermieri, aumentare le loro buste paga, abbattere le liste d'attesa, rafforzare la prevenzione. Vogliamo cioè invertire la tendenza del disastro che abbiamo ereditato da quelli che oggi scoprono il tema, ma fino a quando governavano fingevano che non esistesse.

Tra i diritti primari c'è anche quello a mettere al mondo dei figli, l'unica garanzia per il futuro della nostra civiltà, perché una nazione lungimirante investe sulla famiglia. Finora abbiamo messo in campo le tassazioni per le mamme lavoratrici, estensione del congedo parentale, bonus da 1.000 € per i nuovi nati, molto altro, perché creare una famiglia non sia più un lusso e perché anche qui nessuna donna debba più scegliere tra il lavoro e la maternità, perché è questa l'unica vera libertà. Però anche qui, nonostante gli sforzi, l'Italia è ancora indietro e bisogna fare di più. E sono però orgogliosa che il nostro governo stia difendendo la libertà educativa e il ruolo dei genitori nell'educazione dei figli, per questo rivendico con orgoglio la norma sul consenso informato per l'educazione sessuale nelle scuole, perché una volta per tutte educare i figli su materie così delicate è compito dei genitori, lo Stato non può sostituirsi alla famiglia, può sostenerla, può accompagnarla, ma niente di più.

Perché i figli non sono dello Stato, non sono di una ideologia, i figli sono delle mamme e dei papà e uno Stato che pretenda di sostituirsi a quelle mamme e a quei papà ha dimenticato i suoi limiti. Come il limite superato da chi non si è fatto remore, lo ricordava prima Matteo a difendere la decisione di mettere in comunità dei bambini che vivono con i propri genitori nella natura e poi però rimane in silenzio davanti alla vergogna di bambini che vivono nelle baraccopoli, nei campi rom, che vengono mandati a fare accattonaggio o vengono mandati a rubare. Banali principi di buon senso.

E ce n'è un'altro che riguarda sempre. La scuola, e cioè che tutti devono poter partire dalle stesse condizioni, ma chi si impegna di più ha diritto di essere premiato, a scuola come nelle università, perché è da lì che passa il destino della nostra nazione. Ti rifiuti di parlare all'esame di maturità per protesta? Sei libero di farlo, ma vieni bocciato, perché l'Italia che abbiamo in mente deve essere anche una nazione finalmente meritocratica, libera dalla gabbia ideologica e asfissiante del '68, un'Italia che dice basta con il lassismo perché è arrivato il tempo delle regole, un'Italia rigorosa con chi sbaglia e riconoscente con chi è disposto a fare la sua parte, come i nostri uomini e le nostre donne in divisa che dedicano la loro vita a garantire la sicurezza delle nostre comunità, che rischiano la loro incolumità per la nostra.

Abbiamo sbloccato i contratti fermi da anni, assunto già oltre 37.000, parato norme per tutelarli, tra cui l'inasprimento delle pene per chi li aggredisce e li insulta, perché chi tocca un agente, chi tocca un agente tocca lo Stato. Punto. E se lo Stato non sa farsi rispettare, vorrà dire che la nazione non sarà in grado di farsi rispettare e non intendiamo consentire. Ma questo significa anche dire basta con il buonismo e il giustificazionismo che la sinistra ha stratificato per decenni verso tutte le possibili forme di illegalità, come l'occupazione abusiva delle case, soprattutto da parte dei centri sociali che organizzano un vero e proprio racket per fare soldi, nascondendosi dietro il diritto dei più bisognosi. Poi si è scoperto che quei più bisognosi erano gente tipo Ilaria Salis, figlia di papà, oggi parlamentare europeo, perché noi questa gente mandiamo a rappresentarci in Europa, che neanche adesso che guadagna più di 15.000 € al mese ha pensato di ridare indietro i soldi che deve all'Istituto delle case popolari di Milano per la sua occupazione abusiva di una casa destinata alla povera gente. E questi sono i comunisti, ma vergogna, ma vergogna. I comunisti, roba da matti.

In ogni caso ci siamo occupati anche di questo, sgomberi più rapidi per chi occupa abusivamente le case, pene più severe per chi blocca strade, ferrovie, aeroporti, tiene, diciamo, sta in ostaggio intere città e vogliamo andare avanti con ancora più decisione nel costruire una nazione sicura. Bisogna affrontare con forza il fenomeno dei maranza cosiddetti, perché chi coltiva odio e violenza nelle nostre strade, non deve più poter contare sull'impunità. l'Italia non è più la Repubblica delle banane che piaceva tanto alla sinistra. Lo stesso vale per le piazze violente che abbiamo visto in questi mesi, perché quando si lascia correre nessuno è più al sicuro. Voglio approfittare per rinnovare la mia solidarietà ai giornalisti della Stampa, la cui sede è stata vandalizzata qualche settimana fa, come era accaduto anni fa alla sede della Cgil, solo che siccome la matrice dell'assalto era un po' diverso, qui la sinistra si è scandalizzata di meno.

E voglio esprimere la solidarietà ai giornalisti della stampa, anche per le parole vergognose di Francesca albanese, la nuova eroina del Pd, a cui il PD sta regalando cittadinanze onorarie in mezza Italia mentre lei partecipa giuliva ai convegni con i terroristi di Hamas che a proposito di questo assalto ha detto che sia di monito. Cioè, chiaro? Se non scrivete quello che vogliamo noi non potete considerarvi al sicuro. E i paladini della libertà di stampa muti. Io penso che sia chiaro a tutti ormai che la sinistra ha un problema serio con il concetto di libertà. Sono di sinistra quelli che giustificano l'assalto ai giornalisti che non piacciono, sono di sinistra quelli che minacciano di morte i politici avversari, sono di sinistra quelli che bruciano i fantocci in piazza, sono di sinistra i sindacalisti che per protestare scandiscono slogan triviali contro un Presidente del Consiglio donna e sono di sinistra quelli che chiedono la censura dei libri sgraditi, ma sono di sinistra soprattutto quei politici che di fronte a questi fenomeni intollerabili stanno zitti, salvo poi venirti a dare le lezioni.

Non funziona più perché gli italiani lo hanno capito e gli italiani sono persone libere ed è per questo che votano per noi ed è per questo che non fanno quello che dite voi, ed è anche quello che mi auguro faranno gli italiani tra qualche mese, quando verrà chiesto loro di confermare o meno con il referendum la riforma della giustizia varata da questo governo. Perché l'Italia che stiamo costruendo è anche una nazione moderna e per farlo bisogna avere il coraggio di cambiare le cose, superare le troppe incrostazioni che ci hanno impedito di correre. Allora avanti con il premierato che finalmente restituirà agli italiani il banale, sacrosanto diritto, di scegliere da chi essere governati, mettendo fine ai giochi di palazzo che per troppi anni hanno permesso alla sinistra di restare abbarbicata alla poltrona, senza aver mai vinto un'elezione. Avanti con l'autonomia differenziata, che renderà l'Italia più efficiente, ma anche le classi dirigenti più responsabili.

Avanti con Roma Capitale, indispensabile per dare a questa città meravigliosa gli strumenti che servono a svolgere il ruolo che le spetta e avanti, appunto, con la storica riforma della giustizia. Il giudice, diceva il giovane magistrato Rosario Livatino, a cui è dedicata una sala in questa manifestazione, prima di venire trucidato dalla mafia, se apparirà sempre libero e indipendente, si mostrerà degno della sua funzione, se si manterrà integro e imparziale, non tradirà mai il suo mandato. La giustizia, cioè, non può essere piegata, né manipolata, né intimidita ed è esattamente quello che vogliamo realizzare con la riforma del Csm, che finalmente libererà la magistratura dall'influenza nefasta delle correnti politicizzate e con l'istituzione dell'Alta Corte disciplinare per affermare finalmente che chi sbaglia si assume le sue responsabilità, anche nella giustizia. Ma anche con la separazione delle carriere che rafforzerà l'imparzialità del giudice.

Sono misure di buon senso. sono misure che servono all'Italia, sono misure che non hanno nulla a che vedere con il 'mandiamo a casa la Meloni', invocato da chi chiaramente non ha alcun argomento nel merito delle norme che abbiamo proposto, tant'è che prima le proponevano pure loro, hanno cambiato idea, fregatevene della Meloni. Punto primo: questo governo rimane in carica fino alla fine della legislatura. Punto secondo, i governi passano ma le leggi rimangono e incidono sulla vostra vita più di quanto possiate immaginare. Fregatevene della Meloni e votate per voi stessi, per i vostri figli, per il futuro di questa nazione, votate perché non ci debba più essere una vergogna come quella che stiamo vedendo a Garlasco, ultimo caso, dal solo dal punto di vista temporale di una giustizia che va profondamente riformata. E poi un'Italia più moderna si costruisce anche riformando la pubblica amministrazione, digitalizzando servizi, portando le connessioni veloci in tutto il territorio, cambiando il fisco, riformando l'intero sistema delle professioni, per citare alcune altre materie molto importanti, delle quali pure ci siamo occupati, che fanno meno parlare. Perché alcune cose diciamo non fanno notizia, purtroppo, ma non vuol dire che non siano necessarie per il futuro di questa nazione.

E un'Italia migliore è anche un'Italia più onesta, che combatte lo schifo della mafia, della camorra, della 'Ndrangheta, di tutte le nuove mafie straniere arrivate in Italia, come stiamo facendo con determinazione, che combatte la piaga della droga in ogni sua forma, che non si piega alla corruzione e al malaffare che affligge lo Stato. Perché a noi, i ladri, i corrotti, i venduti, gli approfittatori ci fanno schifo e li combatteremo in ogni modo, restituendo questa nazione alla gente onesta e perbene. Questa, potrei dire molte altre cose, ma non vi voglio ammazzare la giornata, è l'Italia che abbiamo costruita, che vogliamo costruire, che vogliamo continuare a costruire, una nazione forte per riprendere il titolo di questa edizione di Atreju, si può fare, ce la possiamo fare e molto abbiamo già fatto, ma moltissimo, dobbiamo ancora fare e dimostrare.

Diverse cose non siamo ancora riusciti a farle come vorremmo, significa che dobbiamo migliorare. Agli italiani oglio dire, se saremo capaci di migliorare dipenderà anche da voi, che avete il potere di decidere e di scegliere. Non voltatevi dall'altra parte, non siate indulgenti con noi, non siate mai indulgenti con chi governa la nazione o la vostra città. Pretendete sempre il massimo dalla classe politica senza sconti, perché la nazione è un compito comune e chi rinuncia a costruire rinuncia ad appartenere.

Ai miei Fratelli d'Italia voglio dire 'non smettete mai di ricordarvi da dove veniamo',le radici, le difficoltà, le sfide che ci hanno forgiati, però allo stesso tempo non mettete limiti a dove possiamo arrivare, se restiamo uniti, se continueremo a credere in noi stessi, se non perderemo mai il coraggio di andare dove ci indica il nostro cuore, oltre ogni pronostico, se avremo voglia, ogni giorno, di vincere la sfida più importante, che non è la sfida dei sondaggi e forse neanche quella delle urne, è la sfida con noi stessi, è la sfida con la nostra coscienza, la sfida del nostro volto riflesso in uno specchio, quando siamo soli e non ci sono giudici, non ci sono garanzie, non ci sono giustificazione. E facciamo i conti con il fatto che se è vero, come è vero che il compito che ci è stato affidato era molto più grande di noi, allora è vero anche che l'unica opzione possibile per noi è sfidare noi stessi per riuscire a tenere il passo, come faccio ogni giorno io, come fa ogni giorno Fratelli d'Italia, consapevoli che la responsabilità che ci è stata affidata non ammette atteggiamenti auto assolutori, arrendevolezza o tentennamenti.

Sapevamo che governare significava decidere, e che decidere significava rischiare anche di sbagliare però quando sei disposto a provare a costo di sbagliare, allora significa che ce la stai davvero mettendo tutta. Significa che consideri quello di cui ti occupi più importante di te. Gli unici che non sbagliano mai sono quelli che si accontentano di sopravvivere sotto coperta e noi non siamo nati per questo. Noi siamo nati. Noi siamo nati per osare, stupire, stravolgere, incidere, noi siamo nati per qualcosa di grande, noi sappiamo che in ogni cuore dorme una forza che attende solo la scintilla giusta. Saremo ogni giorno, in ogni scelta, quella scintilla, una scintilla di consapevolezza, di amore, di coraggio ,l'accenderemo di cuore in cuore, di città in città, fino a farla divampare ovunque, la proteggeremo dai venti contrari e non la lasceremo spegnere mai, e se ci riusciremo, vi garantisco che noi non racconteremo la storia, noi la scriveremo. Viva Fratelli d'Italia, viva l'Italia. Grazie".

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