"Il mio Paese, lo Yemen, è sotto assedio da parte delle forze estremiste della milizia Houthi la cui campagna di orrore e distruzione è alimentata dal sostegno politico e militare di un regime iraniano ossessionato dal dominio della regione". Lo scrive il leader yemenita Abde Rabbo Mansour Hadi in un editoriale per il New York Times, in cui afferma che "non c'è dubbio sul fatto che il caos in Yemen sia stato animato dalla fame iraniana di potere e dalla sua ambizione di controllare l'intera regione".
Hadi ribadisce che l'operazione militare contro gli Houthi lanciata dalla coalizione sunnita guidata da Riad "è stata chiesta" dal suo governo e continuerà fin quando i ribelli sciiti "non si ritireranno e procederanno al disarmo per partecipare al dialogo politico". Secondo il leader yemenita, il "messaggio" arrivato con il "sostegno arabo e internazionale" allo Yemen è "chiaro: l'Iran non può continuare a espandersi a spese dell'integrità e della sicurezza di altri Paesi nella regione".
Hadi conferma la richiesta di "sostegno internazionale" contro gli Houthi e di "assistenza per le nostre istituzioni, appena cesseranno i combattimenti, e per il mio governo affinché possa tornare al potere a Sana'a". "Se gli Houthi non verranno fermati sono destinati a divenire il prossimo Hezbollah dispiegato dall'Iran per minacciare il popolo nella regione e oltre - prosegue, con un riferimento al movimento sciita libanese guidato da Hasan Nasrallah - Finirebbero a rischio i carichi di petrolio attraverso il Mar Rosso e fiorirebbero al-Qaeda e altri gruppi estremisti".
Per Hadi, "i ribelli Houthi sono marionette del governo iraniano e il governo dell'Iran non si preoccupa per le sorti degli yemeniti, ma solo dell'egemonia nella regione". Il leader yemenita, "a nome di tutti gli yemeniti", chiede "ai responsabili del caos di arrendersi e smettere di fare gli interessi altrui".
"Non è troppo tardi per fermare la distruzione del mio Paese", scrive Hadi, secondo il quale gli "attacchi" degli Houthi "sono ingiuste azioni di aggressione contro il popolo yemenita e la legittimità costituzionale del mio governo, così come un attacco alla sovranità e alla sicurezza dello Yemen".
Il leader yemenita, che si trova in Arabia Saudita dall'avanzata degli Houthi verso Aden dove si era rifugiato dopo la fuga da Sana'a, torna a insistere sul "dialogo nazionale" e accusa gli "Houthi e il loro sponsor, l'ex presidente yemenita Ali Abdullah Saleh, di essersi rifiutati di seguire la roadmap per il cambiamento precedentemente concordata". Secondo Hadi, "Saleh deve assumersi la responsabilità per l'anarchia in Yemen e chiedere uno stop all'inutile bagno di sangue".