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Femminicidio nel barese, uomo uccide a mani nude la moglie dopo averle dato fuoco

Arrestato un 65enne: per lui l'accusa è di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. Un video di alcuni testimoni riprenderebbe tutta l'azione

Femminicidio nel barese, uomo uccide a mani nude la moglie dopo averle dato fuoco
07 ottobre 2024 | 13.55
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Ennesimo femminicidio oggi nel barese, dove un uomo ha ucciso a mani nude la moglie dopo aver tentato di darle fuoco. E' accaduto nelle campagne di Gravina in Puglia verso l'1.40 di ieri mattina. L'accusa per il 65enne Giuseppe Lacarpia è di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione.

La vittima, Maria Arcangela Turturo di 60 anni, prima di morire ha raccontato l'accaduto al personale della Polizia di Stato, intervenuto sul posto, e a sua figlia, che l'ha raggiunta in ospedale.

Sulla base dei gravi indizi emersi, la Procura della Repubblica del Tribunale di Bari, hanno emesso un decreto di fermo di indiziato di delitto, eseguito dagli agenti della Squadra Mobile e del locale Commissariato di pubblica sicurezza, nei confronti del marito 65enne con precedenti per delitti contro la persona e contro il patrimonio. L’indagato è stato quindi portato nel carcere di Bari.

La ricostruzione dell'aggressione

Secondo una prima ricostruzione, l'uomo ha appiccato il fuoco all'automobile in cui si trovava la moglie, ma dopo che quest'ultima, nonostante le ustioni, è riuscita a uscire dall'abitacolo, l'ha immobilizzata in posizione supina sull’asfalto, gravando su di lei con il peso del suo corpo (di circa 100 chilogrammi) e ponendole le mani intorno al collo, per soffocarla.

Quindi avrebbe posizionato le ginocchia sul suo addome, esercitando una pressione che avrebbe provocato fratture costali e dello sterno, determinando la compressione del cuore e la successiva morte per arresto cardiocircolatorio avvenuta in ospedale.

Il fatto è avvenuto ieri notte lungo la strada vicinale dei Pigni, non lontano dall'abitazione della coppia. I poliziotti sono intervenuti dopo la segnalazione di un incidente stradale. Sul posto c'era una Fiat ferma di traverso sulla carreggiata avvolta dalle fiamme. Sul posto c'era una squadra dei vigili del fuoco che stava spegnendo l’incendio e il personale sanitario del 118 che stava prestando i primi soccorsi. A un agente che le chiedeva cosa fosse successo la donna, ancora vigile e nonostante le sofferenze, avrebbe risposto che il marito la voleva uccidere e che le aveva messo le mani alla gola. La donna è stata trasportata in ospedale all’ospedale della Murgia 'Fabio Perinei' dove è morta poche ore dopo.

La simulazione dell'incidente

Sulla strada di campagna c'era anche il, marito della donna, che nella immediatezza ha riferito ai poliziotti di avere perso il controllo dell’auto che aveva terminato la sua corsa contro un muro. Quindi la Fiat 500 avrebbe preso fuoco proprio al centro della carreggiata. Infine ha detto di aver estratto la moglie dall’abitacolo. Anche l’uomo è stato veniva trasportato in ospedale con un'altra ambulanza per lievi lesioni. Nei suoi confronti è stata adottata una misura pre-cautelare. Seguirà l’interrogatorio di garanzia e il confronto con la difesa.

Video testimoni riprenderebbe azione marito

Negli atti dell'inchiesta ci sono anche alcune testimonianze oculari e addirittura un breve video girato con un cellulare da una delle persone, un gruppo di tre giovani, giunte sul posto.

All'inizio sembrava un incidente stradale seguito da incendio della vettura. Il video, circa 15 secondi, riprenderebbe proprio i momenti in cui la donna è distesa a terra mentre la vettura a qualche metro di stanza brucia e l'uomo che sembrerebbe, probabilmente a cavalcioni, spingere con forza e infierire sul corpo e sul petto con le mani. La vittima avrebbe gridato aiuto cercando anche di difendersi e dimenandosi. Di fronte alle grida dei ragazzi che lo invitavano a fermarsi, anche usando i lampeggianti dell'auto, e che sono stati registrati nel video, l'uomo si sarebbe bloccato solo per qualche secondo. Poi avrebbe ripreso la sua azione violenta che poi si sarebbe rivelata letale, secondo quanto ipotizzano gli investigatori.

Solo con l'arrivo di altre due persone, due giovani, il presunto omicida si sarebbe fermato e allontanato dalla vittima. Gli ultimi due arrivati avrebbero aiutato la donna ad allontanarsi dall’auto in fiamme, poco distante. L'uomo si sarebbe avvicinato alla macchina prendendo la borsetta della donna che era fuori dall’abitacolo quindi si sarebbe fermato sul ciglio della strada. Alla figlia in ospedale, nel pronto soccorso, prima di morire, la vittima avrebbe detto anche di essere stata chiusa dall'uomo nell'abitacolo dell'auto mentre la vettura andava a fuoco, prima, evidentemente di riuscire a uscire.

"Rapporto connotato da aggressioni fisiche e maltrattamenti"

Sarebbe stato connotato "da numerose aggressioni fìsiche e condotte maltrattanti patite dalla donna per mano del marito", secondo quanto si legge nel decreto di fermo, la convivenza tra Giuseppe Lacarpia e Maria Arcangela Turturo. Sulla base delle dichiarazioni di alcuni testimoni gli inquirenti hanno potuto contestare oltre che l'omicidio anche l'aggravante della premeditazione, per i comportamenti giudicati "strani" tenuti dall'uomo nei giorni precedenti ma anche la sera stessa del delitto. Per alcune patologie di cui soffrirebbe non avrebbe dovuto guidare. Eppure lo avrebbe fatto, gli inquirenti ritengono, proprio per poter mettere in atto il suo proposito delittuoso. Inoltre anche sulla via del ritorno avrebbe fatto in modo da non far coincidere il loro rientro a casa con quello di altri familiari che abitano nella stessa zona.

I rapporti tra i due coniugi non sarebbero stati sereni. Gli stessi familiari hanno riferito che l'uomo avrebbe avuto un comportamento violento mandando spesso la moglie in ospedale. In una occasione sarebbe intervenuto uno dei figli della coppia per difendere la donna e sarebbe stato a sua volta accoltellato tanto che l'uomo era finito in carcere.

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