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Russia, arrestato anche il vice capo di Stato maggiore

L'accusa è di corruzione, il generale Shamarin rischia una condanna fino a 15 anni. Nelle ultime settimane diversi militari di alto rango sono stati arrestati nel Paese, strategia di Putin contro il dissenso?

Putin incontra i vertici militari a Mosca - Fotogramma /Ipa
Putin incontra i vertici militari a Mosca - Fotogramma /Ipa
23 maggio 2024 | 10.10
LETTURA: 3 minuti

Ancora un generale arrestato in Russia. Nuovo avvertimento di Putin a chi critica la linea del Cremlino? Stavolta a finire in manette è stato il vice capo di Stato maggiore russo, il generale Vadim Shamarin, arrestato per corruzione. Lo riferisce l'agenzia di stampa Tass, precisando che Shamarin resterà in custodia cautelare per due mesi e rischia una condanna fino a 15 anni di carcere e a una multa pari a 100 volte l'importo della tangente. E' accusato di aver preso una tangente "particolarmente elevata".

Nelle ultime settimane diversi militari di alto rango sono stati arrestati in Russia. Il 13 maggio è stata diffusa la notizia della detenzione del capo della direzione principale del personale del ministero della Difesa russo, Yuri Kuznetsov, e il 17 maggio è stato arrestato l'ex comandante della 58ma armata, Ivan Popov. Il primo è accusato di aver ricevuto tangenti per 30 milioni di rubli, il secondo è accusato di frode. Inoltre, il 23 aprile, era stato arrestato il vice ministro della Difesa, Timur Ivanov, sempre per corruzione.

Il caso Popov, cosa c'è dietro? L'analisi

Il generale Ivan Popov, comandante della 58esima armata interforze e protagonista della guerra che la Russia ha scatenato in Ucraina, è stato arrestato. Responsabile della difesa davanti alla controffensiva ucraina nell'estate 2023 nella regione di Zaporizhzhia, è finito in carcere al termine di un'inchiesta che sarebbe durata 8 mesi. E che, secondo gli analisti e gli osservatori, nasconde un'altra verità.

La vicenda monopolizza l'attenzione dei 'milblogger' russi, ex militari e esperti che diffondono news sul conflitto dai propri seguitissimi canali Telegram. Popov sarebbe stato coinvolto in una truffa da 100 milioni di rubli (1,1 milioni di dollari), architettata con la vendita di materiali metallici che avrebbero dovuto essere utilizzati nella costruzione di barriere difensiva. Nel caso sarebbero implicati anche un imprenditore e un ufficiale impegnato finora nel distretto militare meridionale.

L'Institute for the study of war (Isw), think tank americano che monitora quotidianamente il conflitto, ricostruisce la vicenda. Popov è stato sostanzialmente rimosso dal proprio ruolo un anno fa, con una decisione legata a 'errori militari' e non alla truffa. Per i milblogger, Popov è sempre stato un comandante di alto livello: le qualità riconosciute negli ambienti militari avrebbero dovuto portare ad un reintegro.

Invece, Popov è stato silurato a luglio 2023 dal comandante delle forze armate, Valery Gerasimov. Il provvedimento drastico è stato adottato dopo le critiche del generale nei confronti della gestione degli uomini nell'oblast di Zaporizhzhia. In un audio attribuito a Popov, spiccano accuse dirette all'ex ministro della Difesa Sergei Shoigu: l'alto ufficiale era convinto che il suo accantonamento fosse la vendetta di Shoigu per le critiche mosse all'apparato militare a Zaporizhzhia.

L'arresto appena scattato, secondo l'Isw, chiuderebbe il cerchio: il carcere sarebbe la replica del Cremlino alle accuse mosse da Popov quasi un anno fa. Le autorità russe non hanno voluto punire pubblicamente Popov nel luglio 2023 per paura di un'ondata di sostegno pubblico al comandante. Silurare Popov nel'estate 2023 avrebbe gettato ulteriore benzina sul fuoco già alimentato dalla rivolta -rientrata- della Wagner di Evgeny Prigozhin.

L'arresto formalmente si inserisce ora in una ampia campagna anticorruzione che il Cremlino 'sponsorizza' nell'ambito del ministero della Difesa. Il provvedimento nei confronti di Popov, al di là delle carte bollate e delle firme dei magistrati, rappresenta un avvertimento per tutti i big delle forze armate: prima o poi, chi si allontana dalla linea del Cremlino dovrà affrontare le conseguenze delle proprie azioni. "Il presidente russo Vladimir Putin preferisce la lealtà alla competenza", riassume l'Isw.

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