Mediobanca, fine di un'era? Il futuro Ceo tra passato e nuovi equilibri

Leadership, equilibri e scenari futuri: l’identikit del possibile successore di Nagel se l'Ops di Mps dovesse andare in porto

Mediobanca, fine di un'era? Il futuro Ceo tra passato e nuovi equilibri
22 luglio 2025 | 18.20
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Gradito al governo. Dotato di visione strategica. Capace di muoversi tra investitori e istituzioni, Tesoro in primis. Con competenze finanziarie solide ma anche attitudine alla mediazione, al lavoro in squadra e al dialogo con gli stakeholders. Caccia all'identikit del futuro amministratore delegato di Mediobanca. L’operazione pubblica di scambio con il Monte dei Paschi – se andrà a buon fine – ridisegnerà gli equilibri della finanza italiana. Per oltre mezzo secolo piazzetta Cuccia, sotto il comando di Enrico, è stata la cabina di regia del capitalismo nazionale. Ha orchestrato alleanze industriali, scalate, fusioni, costruito ponti tra banche, famiglie e grandi gruppi. Se l’ingresso di Mps divenisse realtà sarebbe l'inizio di una nuova era. E allora il futuro Ceo dovrà saper gestire questa transizione, capace di tenere insieme tradizione e cambiamento.

Chi raccoglierà l’eredità di Alberto Nagel? L’attuale Ceo è in carica dal 2008, ma Luigi Lovaglio, numero uno del Monte, ha fatto capire che un ricambio è nei piani. “Supereremo il 66%, poi cercheremo un nuovo Ceo", ha dichiarato il 16 luglio scorso. E questa è una frase che apre scenari complessi. Mediobanca ha un’anima. Perderla equivarrebbe a snaturarne il ruolo. Serve quindi una figura in grado di muoversi con disinvoltura su più fronti: in dialogo con Palazzo Chigi, attenta ai dossier europei, ma anche con le mani in pasta sul mercato.

D'altronde, i due istituti coinvolti nell'Ops sono mondi diversi che si parlano poco. Ma è proprio da questa differenza che può nascere un nuovo polo. Mps ha un’impronta retail, migliaia di sportelli sparsi nel territorio e una vasta base di clientela. Mediobanca è un’altra cosa: corporate finance, wealth management, advisory. Una compatibilità che per molti analisti conta molto di più della peculiarità dell'operazione in sé, che vede, sulla carta, la banca più piccola intenzionata ad assorbire la banca più grande. Chi guiderà Mediobanca dovrà saper tenere la rotta, garantire la coesione interna e valorizzare le competenze. Un profilo collegiale, appunto: non accentratore, ma capace di fare squadra e costruire sintesi, dentro e fuori il gruppo. Ultima caratteristica, affatto secondaria, il carisma. Potrebbe essere necessaria una figura non troppo carismatica. Se l'Ops dovesse completarsi positivamente sono in tanti a considerare la necessità di un profilo che non metta in ombra Luigi Lovaglio stesso. Soprattutto se, come qualcuno teme, il controllo di Mps su Mediobanca dovesse rivelarsi molto debole.

È presto per iniziare a fare liste. Ma qualcosa inizia a muoversi. E i nomi cominciano a circolare. Il primo è quello di Fabrizio Palermo, attuale numero uno di Acea, ex amministratore delegato di Cdp e componente del Cda di Generali Assicurazioni. Un profilo di spessore, evidentemente non disponibile da subito. E così, tra le fila dei "free agent" spicca un altro nome. Ed è quello di Corrado Passera. Spiega Angelo Drusiani, consulente finanziario di Banca Ersel: "Un profilo che ha quasi tutte le caratteristiche chiave elencate. Sa muoversi tra banche e politica, elemento fondamentale. Ha amici e contatti importanti all'estero. È stato ministro, conosce i salotti del potere". Cosa potrebbe non convincere? Il fatto che i salotti del potere a loro volta conoscono Passera: un solista, mica per niente si è fatto la sua banca, Illimity, da poco passata a Banca Ifis, e non sempre è allineato, come ricorda anche Drusiani: "I suoi sono trascorsi di grande qualità, Poste Italiane e Intesa Sanpaolo in primis -fu uno dei protagonisti nella fusione tra Banca Intesa e Sanpaolo Imi NdR-. Ma è stato ministro con il governo Monti, è chiaro che si tratta di una figura poco in sintonia con l'attuale maggioranza".

Palermo è una figura strategica. Passera può apparire il candidato più immediato. Ma c'è un altro nome davanti agli occhi di tutti, proprio per questo, forse, in pochi lo considerano: Giuseppe Castagna. Se davvero Unicredit dovesse prendersi Banco Bpm, l'attuale leader di Piazza Meda resterebbe senza poltrona. Un passaggio emblematico dal terzo polo che ha guidato al nuovo terzo polo che potrebbe nascere, Mps e Mediobanca appunto. Davide Biocchi, analista indipendente, indica in Castagna un manager che "conosce il mestiere, ha tenuto insieme le ex popolari, sa trattare con soci diversi. Piace per il suo profilo istituzionale. E anche per come sta tenendo botta contro Unicredit, un aspetto che potrebbe piacere molto al governo, il cui rapporto con piazza Gae Aulenti non è proprio idilliaco".

Giuseppe Castagna alla guida della nuova Mediobanca sotto la guida di Mps? Forse è fanta finanza. Ma potrebbe esserci un altro colpo di scena. Perché voci di corridoio iniziano a chiedersi se alla fine a saltare non possa essere proprio chi di Alberto Nagel ha annunciato la sostituzione: Luigi Lovaglio, regista dell’Ops e artefice del rilancio di Siena. Quasi un paradosso, se diventasse realtà. Continua Biocchi: "La mancata conferma di Lovaglio alla guida del gruppo post-fusione per fare spazio a una figura super partes, non troppo legata a Siena né a Piazzetta Cuccia, avrebbe senso se il controllo di Mps su Mediobanca si rivelasse più debole del previsto. Un'operazione del genere deve tenere conto degli equilibri di forze tra le due banche. Chi sarà al comando del Monte una volta conclusa l'Ops dovrà essere un equilibratore, in grado di tenere assieme i tasselli politici, quelli finanziari e soprattutto aziendali. Ma è chiaro che stiamo parlando di un tema che si intreccia con gli equilibri più alti della governance. Staremo a vedere".

E a proposito di chi osserva, anche Delfin e Caltagirone, azionisti forti sia in Mps sia in Mediobanca, per ora stanno a guardare. Potrebbero far valere le loro quote per le nuove nomine a Siena e piazzetta Cuccia. Ma se come sembra il loro obiettivo resta Generali, la partita a Trieste non è ancora entrata nel vivo, per questo, non è ancora il momento di agire. E chissà che non accada mai. Perché Nagel, c'è da scommetterci, venderà cara la pelle. Eugenio Sartorelli, risk manager, analista intermarket e socio professional Siat, ne è convinto: "Nagel non ha alcuna intenzione di lasciare senza combattere, il mese di agosto sarà cruciale per l'esito dell'operazione e anche per il suo futuro. Ha molti alleati all'estero e l'operazione di cedere le azioni in Generali assicurazioni per prendersi Banca Generali è un modo per blindare la sua leadership, oltre che per svuotare Mediobanca del bottino più strategico che ha in pancia". (di Giacomo Iacomino)

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