
Il futuro dell'assistenza alle persone malate è a rischio
Domenica 21 settembre è la Giornata mondiale dell'Alzheimer. Tra nuove prospettive della ricerca e la speranza di arrivare in futuro a una cura, c'è un tema che allarma le famiglie dei pazienti: l'assistenza di oltre 1 milione di persone che soffrono di malattie neurodegenerative e, tra queste, circa 600mila con Alzheimer. Intorno a loro ruotano quasi 3 milioni di familiari e caregiver che spesso devono affrontare da soli l'intero carico assistenziale. Soprattutto se il paziente deve essere trasferito in una Rsa.
La Corte d'Appello di Milano, con la sentenza n. 1644 del 2025, ha stabilito che le rette delle Rsa per i malati di Alzheimer devono essere interamente a carico dello Stato. Ma anche la Corte di Cassazione e il Consiglio di Stato hanno stabilito che le spese non spettano alle famiglie, ma al Servizio sanitario nazionale, quando il ricovero è legato ad Alzheimer o patologie neurodegenerative. Ma come spesso accade, la realtà è ben diversa. Ci sono infatti ricorsi e manca un intervento legislativo che molti auspicano.
In questo limbo, le rette - migliaia di euro - sono a carico delle famiglie e il futuro dell'assistenza alle persone malate di demenza e Alzheimer è a rischio. "Il rischio non è tanto che le rette vanno verso l'alto, potrebbe accadere, ma che non ci siano proprio i posti letto per i pazienti". E' allarme che arriva da Franco Massi, presidente nazionale di Uneba (Unione nazionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale), voce di oltre mille enti dediti all'assistenza ai più fragili in tutta Italia, in gran parte non profit di radici cristiane.
"I Lea, i Livelli essenziali di assistenza, prevedono che il 50% delle rette sia a carico del Fondo sanitario e il 50% a carico delle famiglie. Questo accade in pochissime regioni, mediamente è il 42-43% a carico delle Regioni e il resto pesa sulle famiglie. Se andiamo ad analizzare il capitolo Alzheimer, il rischio oggi è che le strutture in questo limbo, in cui ci sono sentenze e ricorsi e non è chiaro chi dovrà pagare, rinuncino ad aprire dei nuclei Alzheimer e quindi non ci siano posti letto", avverte Massi. "Se chiudono le strutture, chi si prenderà cura dei più fragili tra gli anziani? Chi garantirà assistenza ai malati di demenza, che peraltro da qui al 2050 diverranno oltre 2 milioni, il doppio di adesso?", è l'appello di Uneba.
"Faccio un esempio partendo dagli ospedali: oggi ci sono 300mila posti letto - ricorda il presidente - e il 70% è gestito dal pubblico e il resto dal privato in grandissima parte privato profit; quello no profit e religioso non arriva al 10%. Poi ci sono 280-285mila posti letto dedicati ai malati non autosufficienti: il pubblico ne gestisce tramite Asl e Comuni solo il 18%, il resto è privato profit (25%) e più del 50% è privato no profit. Mi pare che i numeri chiariscano una situazione che richiede un intervento legislativo. Senza una norma chiara, e senza la certezza di ricevere le risorse necessarie, le strutture, in particolare le non profit, non possono andare avanti", conclude Massi.