Pietro Orlandi: "Papa Prevost ricordi Emanuela, non può fare finta di nulla"

L'appello alla vigilia dell'angelus. Poi le parole su Papa Francesco: "Fino all’ultimo giorno non ha voluto incontrarmi, né incontrare mia madre. Perché?"

Pietro Orlandi al sit in per il 42esimo anniversario della scomparsa della sorella Emanuela - Adnkronos
Pietro Orlandi al sit in per il 42esimo anniversario della scomparsa della sorella Emanuela - Adnkronos
21 giugno 2025 | 19.13
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Sul giallo della scomparsa di Emanuela Orlandi, “mi auguro che questo nuovo Papa, il quarto legato a questa vicenda, sia diverso, che ci sia cambiamento: Leone XIV entra in un momento in cui non può far finta di niente. Non può non aver percepito questa situazione, la pressione mediatica: lui vive a Roma da tanti anni. Non dovrebbe considerare questa vicenda secondaria ad altre situazioni interne al Vaticano. Mi auguro consideri quella di Emanuela una situazione da risolvere”. A dirlo Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, al sit in organizzato a piazza Risorgimento a Roma il giorno prima del 42esimo anniversario della sua scomparsa, avvenuta il 22 giugno 1983.

“Domani si terrà il primo angelus del nuovo Papa nel giorno dell’anniversario di Emanuela: pensate se il Papa parlasse di lei. Mi piacerebbe che facesse capire che la vicenda di Emanuela è fra i suoi pensieri. Perché secondo me sarebbe doveroso ricordarla. Io domani sarò in piazza San Pietro all’Angelus: un gesto del genere, un pensiero del Papa per Emanuela, sarebbe un qualcosa apprezzato dai fedeli di tutto il mondo”, ha aggiunto Orlandi.

“Mi auguro che Papa Leone, se crede che questa storia abbia un senso, vada approfondita, non può non aver sentito tutte queste cose: spero convochi il promotore di giustizia vaticana Diddi per chiedergli informazioni. Mi dicono - prosegue Orlandi - che Leone è già andato al tribunale Vaticano: mi sembra strano che magari chiede di altri casi e non di questa inchiesta. Spero ci sia la volontà di fare qualcosa”.

Papa Francesco, fino all’ultimo giorno, non ha voluto incontrarmi, né incontrare mia madre. Lui che ha speso parole di vicinanza per tante persone, non ha voluto neanche telefonare a mia madre che vive a 200 metri di distanza. Perché questo atteggiamento?”, ha chiesto durante il sit in.

E ancora: “Considero il Vaticano ancora parte della mia famiglia. Dalla nascita sto là dentro. È inevitabile questo legame, e per questo c’è la rabbia: è come un ramo della famiglia che ha deciso di abbandonarci nell’indifferenza totale”.

“Da quel 22 giugno - prosegue - per me è cambiato il rapporto con il tempo, come se stessi fermo e tutto mi girasse intorno. All’epoca, quando giocavamo in Vaticano con Emanuela, e crescevamo in questa cupola di vetro, sentivamo come se il Papa ci tenesse per mano, ci sentivamo protetti e al sicuro. Dopo la scomparsa di Emanuela è stato come se avessimo perso quella stretta”.

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