Riforma giustizia, Gabbuti: "Mia vicenda dimostra che qualcosa va cambiato, separare chi indaga da chi giudica"

"Ho agito nell'interesse dell'azienda, provo amarezza per gli anni di vita professionale persi" ha detto l'ex ad amministratore delegato di Atac all'Adnkronos

Gioacchino Gabbuti (Fotogramma/Ipa)
Gioacchino Gabbuti (Fotogramma/Ipa)
11 dicembre 2025 | 21.41
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"Ho sempre avuto fiducia nella giustizia, abbiamo fatto tutto sempre solo nell'interesse dell'azienda. Resta però l'amarezza perché mi sono stati tolti 10 anni di vita professionale". Così all'Adnkronos l’ex amministratore delegato di Atac Gioacchino Gabbuti commenta l’archiviazione dell’inchiesta per bancarotta, aperta nel 2019 che lo vedeva indagato insieme con altre 39 persone tra i quali ex manager della municipalizzata del Comune di Roma.

"La Corte dei Conti ha riconosciuto a me e all’allora Consiglio d’amministrazione un rimborso di 250mila euro, condannando la parte civile che aveva denunciato l’acquisto della nuova sede. Questo – spiega Gabbuti – fa capire che chi raccoglie una denuncia dovrebbe valutare meglio quello che viene denunciato”.

Quella dell'ex ad di Atac è una lunga vicenda giudiziaria che arriva nel pieno del dibattito sulla riforma della giustizia. "Sicuramente c’è qualcosa che va rivisto. Ci sono ottimi magistrati, che studiano le carte, e nel mio caso sia la richiesta di archiviazione del pm che l’archiviazione decisa dal giudice lo dimostrano. Per questo penso che la magistratura debba fare il suo corso, ma in maniera più obiettiva, separando chi indaga da chi poi giudica, anche perché poi – conclude - ci sono dinamiche legate ad accordi interni, carriera e quant’altro”.

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