
Concluso il restauro dell'affresco nel Convento di San Domenico
È tornato finalmente visibile al pubblico, nella sua struggente bellezza e spiritualità, l'affresco della Crocifissione del Beato Angelico custodito nel Convento di San Domenico a Fiesole (Firenze), dopo un delicato intervento di restauro conservativo. Il progetto, reso possibile grazie al sostegno della Fondazione Friends of Florence, ha restituito nuova vita a uno dei capolavori meno noti ma più intensi del pittore domenicano, figura emblematica del primo Rinascimento. Il restauro è stato affidato alle mani esperte delle restauratrici Cristiana Conti e Alessandra Popple della ditta Sar snc, operando sotto l'alta sorveglianza della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato.
La Crocifissione, realizzata nella prima metà del Quattrocento, è un affresco di grandi dimensioni collocato nella Sala del Capitolo, ambiente un tempo accessibile solo ai religiosi. Per lungo tempo dimenticata, l’opera venne coperta da uno strato di calce nel 1566, per poi essere riscoperta nel 1880 grazie a Padre Raimondo Magrini, come riportato in una cronaca ottocentesca del convento. Il primo restauro risale al 1881, seguito da interventi successivi del restauratore Dino Dini nel 1955 e nel 1984.
Il dipinto rappresenta il Cristo crocifisso in uno stile essenziale, ma carico di intensità: la croce domina la composizione su un fondo blu scuro, quasi nero. La posa del Cristo, con la testa inclinata in modo quasi prospettico, è inusuale per Angelico e testimonia una sperimentazione precoce. Il cartiglio sulla croce riporta la scritta "Gesù Nazareno Re dei Giudei" in greco, latino ed ebraico, come nell’analogo affresco nel convento di San Marco.
Il recente intervento ha permesso non solo di recuperare l'integrità visiva dell’opera, ma anche di approfondire le tecniche esecutive del Maestro. L'analisi ha rivelato che l’affresco fu realizzato in nove giornate di lavoro e che includeva dorature a conchiglia, ad esempio sulle aureole. Sono emerse tracce di un disegno preparatorio a sanguigna e segni di spolvero nella decorazione, mentre alcuni segni a matita rivelano ritocchi ottocenteschi.
Lo stato di conservazione prima del restauro era critico: la figura del Cristo aveva perso gran parte della cromia, l'intera superficie era coperta da polvere, fumo e macchie da umidità, e la cornice mostrava diffuse abrasioni. Le analisi hanno anche confermato la presenza di martellinature, segno inequivocabile della passata scialbatura e descialbo, spesso aggressivo.
Le operazioni di restauro hanno previsto il consolidamento degli intonaci e della pellicola pittorica, la pulitura della superficie, la stuccatura delle lacune e un ritocco pittorico estremamente calibrato, volto a restituire unità all’immagine pur nel rispetto dell'antica materia. L'intervento ha il merito non solo di aver restituito visibilità a un’opera d’arte straordinaria, ma anche di averle riconsegnato il ruolo di fulcro spirituale all’interno del convento. Il Beato Angelico, domenicano come i frati che oggi abitano San Domenico, ha lasciato in quest'opera un segno profondo della sua visione mistica: il Cristo sofferente, ma sereno, avvolto nel silenzio e nella contemplazione.
"L'impegno di Friends of Florence per le opere di Beato Angelico continua con questo importante progetto – ha dichiarato la presidente Simonetta Brandolini d'Adda - Trovarsi di fronte a quest’opera, nella silenziosa Sala del Capitolo del convento, è un’esperienza spirituale ed emotiva unica. Siamo grati ai Padri domenicani, alla Soprintendenza e ai generosi donatori che hanno reso possibile tutto questo".
Alla cerimonia di presentazione del restauro hanno partecipato rappresentanti delle istituzioni, storici dell’arte e restauratori, tra cui il Priore del Convento Padre Giovanni Monti, la Sindaca di Fiesole Cristina Scaletti, gli studiosi Angelo Tartuferi e Carl Brandon Strehlke, e i donatori Steven Woloshin, Camilla Alderighi e Raffaele Rasoini, membri del gruppo Belacqua.