
“Milano vive una congiuntura storica complessa. Rischia, innanzitutto, di diventare un’area urbana per ‘city users’: persone che, in fondo, non sentono la città come propria. Non sono ‘cives’, cioè cittadini, che fanno del luogo in cui vivono una ragione profonda di appartenenza, in cui prende forma il proprio progetto di vita. Eppure, la peculiarità di Milano, nel corso della storia, è sempre stata la sua capacità di inclusione; la sua abilità di fornire risposte concrete alle domande che, via via, venivano poste dalla sua popolazione". Lo ha dichiarato, questa mattina, Antonio Calabrò, presidente di Fondazione Assolombarda e di Museimpresa, in occasione del conferimento delle “Grandi Guglie della Grande Milano”, una iniziativa promossa questa mattina dal Centro Studi Grande Milano, presieduto da Daniela Mainini, all’Aula Magna dell’Università Statale di Milano.
"Una caratteristica che, oggi, rischiamo di perdere: occorrono, dunque, interventi solleciti, da parte del mondo della politica e della cultura, per scongiurare una deriva che impedirebbe alla città di accogliere le istanze contemporanee. Sono oltre 500mila ragazze e ragazzi che, negli ultimi anni, hanno lasciato l’Italia: molti sono di Milano. È giunto il momento di costruire i nuovi cittadini e di progettare, per loro, un futuro. Milano deve continuare a essere che è sempre stata, cioè una grande città industriale, seguendo l’evoluzione dell’essere industria. All’interno della complessità della nostra condizione, occorre promuovere un destino possibile, senza rinnegare conflitti e contraddizioni. ‘Mi contraddico? Certo che mi contraddico! Sono vasto, contengo moltitudini’, scriveva Walt Whitman. Milano è anch’essa territorio di moltitudini”, ha concluso.