
La Corte di Cassazione ha annullato la decisione della Commissione Tributaria Regionale della Puglia, accogliendo il ricorso dell’Agenzia delle Entrate in una controversia fiscale con un promotore finanziario. Al centro della vicenda, un accertamento da 235.000 euro notificato nel 2011, giustificato da movimenti bancari che, secondo il contribuente, derivavano da una vincita al SuperEnalotto risalente al 1999.
La Suprema Corte ha chiarito che, in assenza dello scontrino originale della giocata, non è possibile dimostrare in modo certo la provenienza delle somme. Le sole attestazioni bancarie relative alla riscossione non costituiscono prova sufficiente, soprattutto quando mancano elementi chiari di collegamento tra la vincita e il soggetto beneficiario.
Secondo la Cassazione, la pretesa fiscale è legittima in assenza di prova analitica sull’origine delle somme. Inoltre, ha ricordato che anche i promotori finanziari rientrano tra i soggetti equiparati agli imprenditori e devono giustificare puntualmente ogni versamento e prelievo, per non incorrere nella presunzione di redditi imponibili.
La sentenza è stata quindi annullata, e la Corte ha disposto il rinvio alla giustizia tributaria regionale per una nuova pronuncia conforme ai principi espressi.