
"Opinione pubblica preme per cambiare nostra dottrina nucleare"
"Generalmente la resa arriva dopo una guerra. La guerra dell'Iran con gli Stati Uniti non è ancora iniziata. Certo potrebbe iniziare presto, dato che gli americani sono coinvolti in questa aggressione, ma credo che qualche migliaio di soldati americani verrà ucciso prima che si possa prendere in considerazione qualsiasi altra cosa". Lo afferma in un'intervista all'Adnkronos Foad Izadi, professore di Relazioni internazionali all'Università di Teheran, commentando gli sviluppi delle ultime ore con il presidente americano, Donald Trump, che sembra non aver ancora deciso sull'attacco e che, secondo il Wall Street Journal, ha approvato i piani, ma attenderebbe di capire se Teheran abbandonerà il suo programma nucleare.
Secondo Izadi, gli Usa forniscono a Tel Aviv "sostegno militare, economico e con la propaganda" e sono già coinvolti in questo attacco all'Iran. "Lo hanno confermato di recente il senatore Ted Cruz in un'intervista a Tucker Carlson e lo stesso Trump", quando ha dichiarato via social che "controlliamo lo spazio aereo iraniano". Per il professore, "i caccia israeliani hanno bisogno di rifornimenti quando tornano alle loro basi dopo aver bombardato l'Iran e questo carburante è fornito dagli Usa. Quindi Israele non potrebbe bombardare l'Iran senza gli Stati Uniti".
Il professore ritiene quindi che Teheran non possa più fidarsi degli Stati Uniti e parla, come conseguenza della guerra in corso, anche di un possibile cambiamento nella dottrina nucleare della Repubblica islamica. "Hanno attaccato l'Iran nel bel mezzo dei negoziati, due giorni prima dell'incontro in Oman. E poi Trump ha twittato che Israele ha ucciso le persone con cui stavo negoziando - prosegue Izadi - In quale civiltà è consentito uccidere le persone con cui si negozia? Non quella umana. Questa è un'azione barbara: stavano scrivendo un accordo e poi hanno ucciso la controparte". Izadi evidenzia come in Iran in questi giorni ci sia "molta pressione da parte dell'opinione pubblica sulla necessità che il Paese abbia un'arma atomica perché se l'Iran avesse un'arma atomica, non ci sarebbero più di 500 civili uccisi".
Il docente universitario è convinto che "l'obiettivo finale" di Israele sia la "disintegrazione" dell'Iran, "facendo all'Iran quello che gli americani hanno fatto alla Libia. Per raggiungere questo obiettivo, devono attuare un cambio di regime. Non possono avere un governo centrale forte e dividere il Paese. Quindi la disintegrazione è l'obiettivo primario ed il cambio di regime uno strumento per raggiungerlo". Ma Izadi pensa che questo presunto piano "fallirà" perché questa guerra ha creato l'effetto di "radunarsi intorno alla bandiera" dal momento che "anche le persone a cui non piaceva il governo sono iraniani e non vogliono che il loro Paese venga distrutto, che vengano uccisi civili, che le infrastrutture vengano attaccate - conclude - Credo che questa guerra unificherà l'Iran e forse lo porterà a cambiare la sua dottrina nucleare".