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Cannes, Alice Rohrwacher: "Chi gestisce i fondi statali dia spazio ai giovani autori"

La regista è la presidente di giuria della Camera d’or, il riconoscimento dedicato alla migliore opera prima

Alice Rohrwacher - Ipa
Alice Rohrwacher - Ipa
13 maggio 2025 | 18.10
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(Cinematografo.it) Il Festival di Cannes è casa sua. Alice Rohrwacher torna sulla Croisette - la prima volta fu con 'Corpo celeste', nel 2011, opera prima ospitata alla Quinzaine - questa volta in un'altra veste. La regista de 'Le meraviglie', 'Lazzaro felice' e 'La chimera' (tutti ospitati da Cannes in concorso) è la presidente di Giuria della Camera d’or, il prestigioso riconoscimento assegnato alla migliore opera prima dell’intero Festival. "Sono curiosa ed emozionata di vedere quello che incontrerò perché vado verso l’ignoto, con la speranza di trovare i semi di un cambiamento capaci di inceppare il sistema", dice Alice Rohrwacher - come si legge sullo speciale di Cinematografo su Cannes 2025- che aggiunge: "Le opere prime, a prescindere dagli errori, dalle difficoltà, racchiudono meglio l’anima e la necessità di un autore. Il cinema è un mezzo che esprime una necessità, e questo vale anche per il nostro Paese. Dove non sempre è facile trovare uno spazio per esprimere questa necessità: le opere prime in tutta Europa dipendono dai finanziamenti pubblici, è un argomento molto delicato e dovremmo tutti insieme fare in modo che chi amministra i fondi dello Stato dia la possibilità di esordire ai giovani autori".

Per quanto riguarda il "peso" di questo ruolo, la regista spiega: "Sicuramente è una responsabilità, perché questo è un premio che cambia la vita di un autore, anche se credo che i film abbiano una propria vita a prescindere dai riconoscimenti che ottengono. Dare un premio è una grande responsabilità, ma è bella perché condivisa con una giuria, quindi è una responsabilità democratica. Il criterio è quello del dialogo, del confronto, vedere tutti i film insieme, per non disperderci. Più tardi avrò il primo incontro con tutti i membri (non ancora annunciati dal Festival, ndr) e spero quasi che alcune volte potremmo anche litigare perché non c’è niente di più bello che fare poi la pace". In questa edizione del festival anche sua sorella, l’attrice Alba Rohrwacher sarà impegnata a giudicare i film, come membro della giuria principale del concorso: "Siamo entrambe stordite di felicità, penso sia una bella cosa anche per il cinema italiano. La cosa curiosa è che non avremo nessun film in comune da vedere, perché in concorso non ci sono opere prime, mentre ce ne so 28 sparse in tutte le varie sezioni".

Per quanto riguarda il cambiamento in atto relativo alla sempre più nutrita presenza di registe nei festival, Alice Rohrwacher risponde con parole simili a quella della collega Maura Delpero all’indomani dell’affermazione ai David di Donatello: "Il cambiamento sarà definitivo quando non dovremo neanche più parlare di questa cosa perché sarà naturale che questa cosa accada. Lo sguardo femminile arricchisce tutti quanti, non sono le donne".

La regista si sofferma poi sul suo rapporto con la Francia: "Sono molto grata alla Francia, anche alla mia insegnante di francese delle medie (dice ridendo, ndr), grazie al sistema europeo delle coproduzioni ho potuto collaborare con questo paese anche in altri modi". Il rapporto con l’Italia è invece un po’ più complicato: “Sono innamorata dell’Italia e come tutte le storie d’amore è una storia complessa e straziante. Straziante perché chi amiamo ci sa ferire di più. Credo sia un paese incredibile, con una biodiversità dello sguardo immensa, ma che la sua ricchezza non venga messa in risalto, come se non fosse considerata una ricchezza. Come artista mi sento libera e spregiudicata, naturalmente ho la possibilità di co-produrre i miei film con altri Paesi e questo mi dà più libertà. Non so se dovessi esordire adesso se mi sentirei così libera. Come cittadina mi sento libera perché posso votare. E spero di poterlo fare sempre".

Per la cultura in Italia "ho come la sensazione che ci si concentri solo su quella enogastronomica. Ma la cultura è altro, è il precipizio, il bordo, la frontiera, è ciò che ci permette di cambiare il nostro sguardo. E credo che sia proprio questa la missione del cinema, ovvero rendere straniero il nostro sguardo, farci vedere con gli occhi di uno straniero. E questo mi dà speranza". Una sorta di ritorno alle origini del mezzo cinematografico: “Il cinema è nato con una storia di fratellanza, quella dei Lumière, poi divenuta simbolo universale. Quello che sento vicino del cinema delle origini è la sorpresa per una tecnologia che permette di esprimere uno sguardo sul mondo. L’immagine è capace di unire cose che il mondo separa. Il cinema ha un valore a prescindere dal suo essere mezzo di intrattenimento, ciò di cui abbiamo bisogno è di trovarci di fronte a film che ci sgancino, che ci liberino, non che ci tengano semplicemente agganciati ad una storia". Sui prossimi progetti, infine, Alice Rohrwacher non può dire molto: "Ho in ballo due nuovi film, la cui lavorazione spero possa iniziare a breve. Vediamo quale dei due riuscirà a partire prima perché non è un’epoca semplice, neanche per chi ha avuto la fortuna di fare il mio percorso. E poi c’è il progetto seriale sulle fiabe italiane".

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