Giorgio Caporali: "'L'arca' è la mia lettera d'amore alla vita e ai sogni"

Il regista all'Adnkronos: "In quest'arca ci ho messo tanti giovani talenti che in Italia non hanno ancora spazio per esprimersi"

Giorgio Caporali - Elena Lippiello
Giorgio Caporali - Elena Lippiello
21 luglio 2025 | 16.07
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"'L'arca' è la mia lettera d'amore alla vita e ai sogni di noi giovani". Così il regista Giorgio Caporali descrive il suo primo lungometraggio, in sala da oggi nel circuito UCI Cinema distribuito da World Movies. Un film nato per elaborare un dolore e che è finito per essere una celebrazione della vita e una dichiarazione d'amore a tutti quei giovani che "oggi in Italia lottano per trovare spazi per esprimersi e non ce l'hanno. E così sono costretti a lasciare il loro Paese per trovare un ruolo e una paga adeguata alle loro capacità. Non è giusto e, per questo, dietro e davanti la macchina da presa ho scelto di scritturare tanti giovani talenti", dice il regista 27enne, che ne 'L'arca' rievoca la sua infanzia. "Da amante dei manga c'è un po' di 'One Piece', ma anche un po' di 'Pirati dei Caraibi'. Molti di noi sono cresciuti con quel mondo magico", e poi "sono un amante del mare, mio nonno era un ammiraglio della marina. Il mare ce l'ho nel sangue da sempre". Ne 'L'Arca' "c'è sia la magia che ho vissuto da bambino sia la crudeltà del mondo reale".

Il film - girato tra Roma e Civitavecchia - racconta la storia di Martin (Francesco Venerando) e Ryan (Malich Cissé): due ragazzi di vent’anni, entrambi stanchi delle loro rispettive vite. Martin è un ribelle che sogna di vivere al di fuori degli schemi imposti da questa società, mentre Ryan è un ragazzo africano arrivato in Italia in modo clandestino. Quest'ultimo dopo essersi scontrato con la realtà del 'sogno Europeo', all’interno del quale non riesce a trovare il suo posto, desidera solo tornare a casa dalla sua famiglia in Africa. I due amici insieme a Beatrice (Sabrina Martina), una vecchia amica di Martin che si appassiona al loro progetto di fuga, decidono di risistemare una vecchia barca a vela abbandonata con cui Ryan può tornare a casa, ma non tutto è come sembra e questa avventura stravolge le loro vite e il senso di esse. "Oggi non credo si possa parlare ancora di 'sogno Europeo'. Dico questo perché ho tanti amici che sono scappati in America. Spesso mi dicono 'ma che ci fai ancora in Italia?'. Ma se ce ne andiamo tutti, qui chi ci rimane?", riflette il regista. "Continuiamo a lamentarci perché non va bene niente, nessuno fa nulla per cambiare le cose. Siamo noi che dobbiamo azionare la macchina del cambiamento perché, in parte, siamo responsabili anche del fallimento europeo".

E Giorgio questa responsabilità la sente. E non si tira indietro nemmeno a qualche distributore che gli ha detto di 'no' "perché nel film non ci sono nomi da cartellone". Quindi "il problema è anche questo: noi giovani dobbiamo sempre scontrarci con la vecchia scuola". La fortuna è stata "trovare i miei produttori (Undicidue3, ndr), che mi hanno dato un'opportunità" per costruire questo film indipendente 'cucito a mano', come un sarto fa con un abito. Dopo una serie di cortometraggio, tra cui 'La tragedia' (vincitore di premi nazionali ed internazionali, candidato ai David), "sono stato fortunato a poter realizzare il mio primo film. Ed è una grande occasione che ho voluto condividere con talenti della mia generazione". Oltre agli attori, i compositori delle musiche originali (realizzate con Bixio Edizioni Musicali) Davide Di Francescantonio, Massimo Macera, Stefano Petrone, Fabrizio Belli e David Cerquetti e il montatore Lorenzo Fanfani. "Sul talento non scendo a compromessi. Per me il cinema è una scelta di vita, è amore. E continuerò su questa strada", conclude Caporali. di Lucrezia Leombruni

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