
Sit in oggi a piazzale Clodio prima dell’udienza del processo sul sequestro e l’omicidio di Giulio Regeni. Insieme ai genitori di Regeni al presidio era presente anche la madre di Alberto Trentini, il cooperante italiano arrestato in Venezuela il 15 novembre scorso. Con lei anche la segretaria del Pd Elly Schlein e don Luigi Ciotti.
“Continuiamo a chiedere, come abbiamo fatto nei mesi scorsi, ogni sforzo per la liberazione di Alberto Trentini che non ha colpe se non quella della generosità di andare per il mondo ad aiutare chi è più in difficoltà. Questo silenzio non può continuare, serve un impegno concreto da parte del governo e di chiunque ne ha il potere, noi la nostra parte la stiamo facendo, per la liberazione di Alberto”, le parole della segretaria dem. “Sono passati otto mesi, il governo svizzero si è impegnato per la liberazione di chi era in carcere con Alberto Trentini e ha raccontato di indicibili sofferenze all’interno di questo carcere. E’ una situazione - ha sottolineato Schlein - che non può essere tollerata un minuto di più. Ribadiamo al governo una richiesta di impegno concreto”.
“Oggi sono otto mesi esatti che mio figlio Alberto è in prigione ma tutto tace e tace anche la nostra presidente del Consiglio. Questo silenzio per me e la mia famiglia è insostenibile, il nostro governo deve attivarsi come ha fatto quello Svizzero con il compagno di prigionia di mio figlio che è stato liberato da poco e ha raccontato alla stampa le terribili condizioni di detenzione in cui si trova ancora Alberto”, ha poi detto Armanda Trentini, la madre del cooperante italiano. “Non possiamo più aspettare. Le nostre istituzioni dimostrino di avere a cuore la vita di un connazionale e - prosegue - si adoperino con urgenza ed efficacia per riportare a casa nostro figlio mettendo in campo qualsiasi strumento di diplomazia come è stato fatto in altri casi: ogni giorno di inerzia in più corrisponde ad indicibili sofferenze per Alberto e per noi. Contatti non ce ne sono e noi aspettiamo con fiducia che qualcuno faccia ciò che è necessario. Otto mesi sono troppi e dobbiamo ribellarci”.
“Troppi silenzi hanno accompagnato questi mesi. Troppe prudenze, troppe deleghe e, soprattutto, troppe ambiguità. Torneremo a far risuonare forte la nostra voce in nome di Alberto Trentini. Alberto è un nome che non porta in sé nessuna colpa. Anzi porta con sé la generosità di andare nel mondo, nei contesti più difficili, a sostegno dei più fragili”, ha poi sottolineato don Ciotti.
“Essere impegnati per i diritti umani non può trasformarsi in una colpa. È passato troppo tempo, per Giulio Regeni e per Mario Paciolla non siamo arrivati in tempo: allora chiediamo per loro verità e giustizia per la loro morte. Per Alberto siamo in tempo per chiedere rispetto per la sua vita, la libertà e la verità. È passato troppo tempo, stiamo perdendo tempo. È un silenzio assordante. Chi ha delle responsabilità in questo Paese usi la faccia”, sottolinea.
“C'è un presidente, un tiranno che si professa cattolico e che manda i suoi figli nelle scuole cattoliche, si ponga una mano sulla coscienza che Dio fa esattamente il contrario e ci invita a impegnare la vita per i diritti di tutte le persone. Signor presidente Maduro faccia la propria parte e la faccia anche la nostra presidente”, conclude.