
Dopo la pubblicazione di due immagini sgranate legate alla sparatoria contro l’attivista di destra, la rete si è scatenata con versioni “nitide” generate dall’intelligenza artificiale. Ma gli algoritmi non rivelano dettagli nascosti: li inventano
L’FBI ha diffuso su X due fotografie sfocate di una persona di interesse nell’indagine sulla sparatoria che ha coinvolto Charlie Kirk. Nel giro di pochi minuti, gli utenti della piattaforma hanno iniziato a pubblicare versioni “upscalate” con strumenti di intelligenza artificiale, trasformando le immagini pixelate in ritratti apparentemente nitidi e definiti. Alcuni sono stati generati dal bot Grok integrato in X, altri da servizi esterni come ChatGPT.
Le nuove immagini hanno suscitato curiosità e reazioni immediate: alcune risultano verosimili, altre decisamente fuori luogo, come un volto con mento sproporzionato o abiti completamente diversi rispetto all’originale. In teoria dovrebbero aiutare a identificare il sospettato, ma nella pratica diventano più che altro contenuti virali capaci di attrarre like e condivisioni.
We are asking for the public's help identifying this person of interest in connection with the fatal shooting of Charlie Kirk at Utah Valley University.
— FBI Salt Lake City (@FBISaltLakeCity) September 11, 2025
1-800-CALL-FBI
Digital media tips: https://t.co/K7maX81TjJ pic.twitter.com/ALuVkTXuDc
Il problema è che le foto “ricostruite” dall’IA non sono prove: gli algoritmi non svelano dettagli nascosti, bensì li ipotizzano. La tecnologia si basa sull’inferenza e sul riempimento delle parti mancanti, e questo può portare a risultati ingannevoli. In passato, simili tentativi hanno trasformato un’immagine a bassa risoluzione dell’ex presidente Barack Obama in un uomo bianco, o aggiunto a Donald Trump un rigonfiamento mai esistito sulla testa.
Il rischio, dunque, è che la ricerca di precisione si trasformi in disinformazione. Se da un lato questi strumenti possono avere applicazioni utili in ambiti come il restauro fotografico o la creatività digitale, dall’altro non dovrebbero mai essere considerati fonti affidabili in contesti delicati come un’indagine federale.