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Il ‘dilemma’ dei fattori ESG

26 aprile 2023 | 14.49
LETTURA: 5 minuti

Le aziende restano ancora in bilico tra chi crede che siano un ostacolo al business e chi invece li ritiene un volano del profitto. Ma i consumatori hanno già deciso

Il ‘dilemma’ dei fattori ESG

ESG o non ESG? Questo è il dilemma. Le aziende restano ancora in bilico tra chi crede che i fattori Environmental, Social e Governance siano un ostacolo al business e chi invece li ritiene un volano del profitto. I consumatori, invece, hanno sempre meno dubbi e pendono decisamente dalla parte della sostenibilità. Questa distinzione di fondo è il tema di un report di IBM Institute for Business Value dal quanto mai significativo titolo ‘The ESG Conundrum (ovvero appunto ‘dilemma’, ‘enigma’)’.

Il report si compone di 2 surveys condotte dall’istituto: una su oltre 20mila consumatori di 34 Paesi per capire cosa pensino su sostenibilità e CSR e come queste influenzino acquisti, investimenti e decisioni lavorative. Il secondo sondaggio è stato realizzato su 2500 executive di 22 industrie, circa le strategie aziendali in materia di ESG, approccio e operatività, vantaggi attesi e peso degli ESG rispetto ad altri obiettivi di business.

Cosa emerge dal Report IBM

Le aziende

I dati parlano chiaro e dicono la loro verità: ESG e profitto non sono in contrasto, anzi i fattori ESG operano come acceleratore di crescita. Non solo: le aziende top performing non si pongono il dilemma di dover scegliere tra sostenibilità e responsabilità sociale e business: piuttosto, raggiungono questi obiettivi tutti insieme. I leader ESG hanno il 43% di probabilità in più di sovraperformare rispetto ai ‘colleghi’, quanto a profitti, e il 52% è più propenso a definire ‘enorme’ l’impatto che ha sulla crescita uno sforzo in direzione ESG.

Inoltre circa 3 executive su 4 (76%) vedono i fattori ESG come centrali nella strategia di business e più di 7 su 10 (72%) la approcciano come un fattore di guadagno e non un centro di costo. E mentre la maggior parte delle azioni in ESG si focalizzano su conformità e gestione del rischio, molti si aspettano di veder migliorare la profittabilità (45%) e l’innovazione (35%).

I consumatori

L’impegno dei consumatori verso lo sviluppo sostenibile sta crescendo sempre più. Circa i 2/3 di essi dicono che la sostenibilità ambientale (68%) e la responsabilità sociale sono molto o estremamente importanti per loro. Anche se la metà degli intervistati da IBM afferma che negli ultimi 12 mesi l’aumento del costo della vita ha reso più difficile fare scelte in linea con l’ambiente e la responsabilità sociale, nello stesso lasso di tempo circa 6 su 10 affermano che almeno metà dei loro acquisti proviene comunque da marchi socialmente o ambientalmente sostenibili. Inoltre, quasi la metà ha pagato di più pur di avere questo tipo di prodotti.

In campo lavorativo, 7 su 10 preferirebbero impiegarsi in un’azienda che condivida questi valori. Il 40% accetterebbe anche un salario inferiore, intorno al 20%, e quasi 1 su 4 tra chi ha cambiato lavoro nell’ultimo anno lo ha fatto per questi motivi.

Ma allo stesso tempo, i consumatori sono sempre più scettici. Solamente il 20% dice di fidarsi delle asserzioni delle aziende sulla sostenibilità ambientale: erano il 48% solo 2 anni fa. Le cause di questo tracollo sono da ricercarsi anche nella mancanza di progressi in merito da parte delle imprese, oltre a una scarsa trasparenza.

Quanto al primo punto, il Report IBM Institute for Business Value sottolinea che se quasi tutte le aziende analizzate (95%) hanno sviluppato dei proponimenti in tema ESG, solo il 10% ha poi fatto progressi verso il raggiungimento degli obiettivi. Segno che le aziende incontrano forti difficoltà nel perseguire concretamente gli obiettivi ESG.

Le difficoltà delle aziende nel fare progressi in tema ESG

Gli executive danno la colpa soprattutto all’inadeguatezza dei dati in materia ESG. E 6 su 10 dicono di essersi trovati al bivio tra obiettivi ESG e obiettivi finanziari. Senza la capacità di accedere, analizzare e capire i dati ESG, diventa impossibile per loro, e quindi per l’impresa, determinare l’azione che realizzerà entrambi gli obiettivi con un ritorno economico adeguato.

Quasi 3 leader su 4 (72%) affermano anche che i fattori ESG dovrebbero essere centrali in azienda, ma che ciò richiede un cambio di mentalità e un impegno a superare le barriere che frenano i progressi.

Per il 41% degli executive gli ostacoli principali sono i dati inadeguati, per il 39% le barriere regolatorie, per il 37% la resistenza di cittadini/consumatori, per il 37% infine gli standard contradditori.

Quanto al primo aspetto, i dati sono fondamentali per qualsiasi operazione aziendale, anche in campo ESG, per identificare opportunità, decidere obiettivi e linea di azione, e infine per verificare i risultati e i progressi. Eppure, emerge un problema delle aziende circa la gestione e l’analisi dei data. Per il 73% dei leader, ci sono troppi dati manuali, per il 70% c’è difficoltà a manipolarli, per il 70% c’è poca trasparenza.

Quanto invece ai regolamenti sui fattori ESG, molti executive lamentano la quantità, peraltro in crescita, di standard, cornici e quadri di riferimento in cui muoversi. Ci sono più di 600 disposizioni a livello mondiale, ognuna con una propria interpretazione di sostenibilità e responsabilità sociale, e di come le aziende debbano provare la loro conformità.

L’importanza della trasparenza

Quanto poi al tema della trasparenza, dal Report IBM Institute for Business Value emerge che solo 1 consumatore su 3 pensa di avere sufficienti informazioni per prendere decisioni di investimento sostenibile. Una minoranza di circa 4 su 10 dice di avere sufficienti informazioni per prendere decisioni di acquisto (41%) o lavorative (37%) ambientalmente sostenibili. Ancora inferiore o simile è la quota di chi afferma di avere sufficienti informazioni per prendere decisioni di acquisto (36%) o lavorative (38%) socialmente responsabili.

Non solo: i consumatori non sempre possono verificare quanto un’azienda performi negli ambiti che stanno loro maggiormente a cuore. Alcune misurazioni ESG aiutano a dare le giuste informazioni, ma spesso le aziende si focalizzano su problemi minori o rimangono vittime di una visione incentrata sul problema delle emissioni di carbonio.

Infine, ma non meno importante, si registra un mismatch tra i temi che interessano ai consumatori - Salute e Sicurezza (73%), Lavoro minorile (70%), Diritti umani (69%), Inquinamento (68%), Consumo di acqua (66%) - e quanto invece le aziende inseriscono nei loro report ESG - Forza lavoro femminile (50%), Emissioni di carbonio dirette (46%), Donne in posizioni apicali (45%), Emissioni di carbonio indirette, da energia acquistata (41%).

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