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Tregua a Gaza e ostaggi, la risposta di Hamas. Biden: "Accordo è nelle loro mani"

05 marzo 2024 | 14.56
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Distrutto maxi tunnel di Hamas: le gallerie, lunghe oltre 4 chilometri, consentivano il passaggio di mezzi. Cresce tensione con il Libano, Tel Aviv: "Vicini ad azione militare"

Truppe a Gaza - (Afp)
Truppe a Gaza - (Afp)

Hamas dice di aver dato una risposta alle proposte di accordo con Israele per la liberazione degli ostaggi e un cessate il fuoco a Gaza presentate dai mediatori dell'Egitto e il Qatar. "Abbiamo affermato le condizioni" per una tregua, ha affermato Osama Hamdam, alto esponente di Hamas, in una conferenza stampa Beirut, "un ritiro, il ritorno degli sfollati, specie a Nord, la fornitura di aiuti sufficienti e la ricostruzione". Hamdam ha ripetuto la richiesta di un cessate il fuoco permanente e ha ribadito di non voler liberare gli ostaggi fino a quando i soldati israeliani non si saranno ritirati da Gaza.

Biden: "L'intesa è nelle mani di Hamas"

Il presidente americano Joe Biden ha detto che l'accordo per un cessate il fuoco a Gaza "è nelle mani di Hamas in questo momento". "Gli israeliani hanno collaborato" ha detto il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, salendo sull'Air Force One all'aeroporto di Hagerstown.

"Sta ad Hamas" decidere se vuole "un cessate il fuoco immediato" veva chiarito il segretario di Stato Antony Blinken prima di ricevere a Washington il primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani. "Sta ad Hamas decidere se è pronto a questo cessate il fuoco... Abbiamo un'opportunità per una tregua che possa riportare a casa gli ostaggi e aumentare fortemente la quantità di aiuti umanitari che servono disperatamente ai palestinesi, così come di porre le condizioni per una soluzione durevole", ha affermato Blinken.

Il capo della diplomazia americana vedrà in giornata anche il ministro del gabinetto di guerra israeliano Benny Gantz, venuto a Washington in una missione che il primo ministro Benyamin Netanyahu non ha approvato.

Distrutto il maxi tunnel di Hamas a Gaza

Israele ha distrutto il tunnel più grande di Hamas scoperto sinora nella Striscia di Gaza. E' quanto hanno annunciato i militari di Tel Aviv. Il cunicolo, con vari 'passaggi', scoperto nel nord dell'enclave palestinese a metà dicembre è stato perlustrato e smantellato nelle ultime settimane, hanno reso noto oggi le forze israeliane. L'Esercito ha anche diffuso immagini che mostrano sezioni del tunnel fatte esplodere e militari che gettano cemento in altri passaggi sotterranei.

Secondo le forze israeliane (Idf), il tunnel - lungo oltre 4 chilometri a una profondità di circa 50 metri - consentiva il passaggio di mezzi. Il 'labirinto' era a circa 400 metri dal valico di Erez, tra Israele e Gaza, ma - secondo le Idf - non arrivava in territorio israeliano. Dietro al maxi tunnel ci sarebbe Mohammed al-Sinwar, fratello di Yahya al-Sinwar, capo di Hamas nella Striscia. Secondo la stampa israeliana, il tunnel portava al campo profughi di Jabalya.

Sale intanto ad almeno 30.631 il numero dei palestinesi che sono stati uccisi nei raid israeliani dal 7 ottobre della Striscia di Gaza, 97 solo nelle ultime 24 ore. Lo ha reso noto il ministero della Sanità di Gaza aggiungendo al bilancio 72.043 feriti, 123 nell'ultima giornata.

Idf trova deposito armi Hamas vicino scuola che ospita sfollati a Khan Younis

I soldati israeliani dell'Unità antiterrorismo, che operano a Khan Younis sotto la 7a Brigata, hanno intanto individuato un magazzino di armi di Hamas vicino a una scuola che funge da rifugio per i cittadini di Gaza. Il magazzino conteneva decine di armi, munizioni, testate per razzi e mortai, granate ed equipaggiamento militare. Lo riporta Ynet News. I soldati hanno fatto irruzione nel magazzino, negli appartamenti e nelle roccaforti militari di Hamas seguendo informazioni dell'intelligence. Le forze hanno localizzato un altro deposito di munizioni nel cuore di un quartiere civile, dove sono state trovate armi nascoste nei sacchi di aiuti alimentari dell'Unrwa.

Hamas: false le accuse rapporto Onu su violenze sessuali

Hamas ha definito "false" le accuse contenute nel rapporto delle Nazioni Unite, nel quale i terroristi vengono accusati di aver commesso violenze sessuali nell'attacco a Israele del 7 ottobre. Secondo quanto si legge in una nota, il rapporto della rappresentante speciale dell'Onu sulle violenze sessuali nei conflitti, Pamela Patten, "non ha documentato alcuna testimonianza da parte di quelle che lei chiama vittime di questi casi: si è basata su testimoni, soldati e istituzioni israeliani che sono stati scelti dalle autorità dell'occupazione per portare avanti il tentativo di provare queste false accuse, che sono state respinte da tutti gli investigatori".

"Vicini ad azione militare in Libano"

I continui attacchi di Hezbollah contro Israele stanno avvicinando il Paese alla decisione di un'azione militare in Libano. Lo ha dichiarato il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant all'inviato speciale americano nella regione Amos Hochstein. “Siamo impegnati nel processo diplomatico - ha affermato Gallant, secondo un comunicato del ministero della Difesa - Tuttavia, l'aggressione di Hezbollah ci sta avvicinando a un punto critico nel processo decisionale relativo alle nostre attività militari in Libano. Hezbollah sta trascinando le parti in una pericolosa escalation”.

Proprio oggi Hezbollah ha rivendicato un attacco al confine con Israele, affermando di aver colpito soldati dell'Idf a Birkat Risha, vicino a Zar'it. L'esercito israeliano ha confermato che durante l'attacco è stato lanciato un razzo.

Gantz: "Creare amministrazione internazionale a Gaza"

In visita a Washington, dove ha incontrato la vice presidente americana Kamala Harris e il consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan, il leader del Partito di Unità nazionale e membro del gabinetto di guerra Benny Gantz "ha insistito sull'importanza di agire oggi per creare un'amministrazione internazionale in cooperazione con i Paesi della regione per promuovere i processi di normalizzazione". Lo ha riferito il suo ufficio, citato da Haaretz.

Vendevano segreti al Mossad, 7 arresti in Turchia

Arrestate in Turchia sette persone, tra cui un ex capo della polizia, con l'accusa di aver venduto informazioni al Mossad, il servizio segreto israeliano. Lo ha riferito l'agenzia di stampa Anadolu, precisando che si tratta della terza operazione contro presunte spie al soldo di Israele in Turchia dall'inizio dell'anno. Su X il ministro dell'Interno Ali Yerlikaya ha riferito che l'operazione è stata condotta da unità dell'antiterrorismo e dell'intelligence e che nelle abitazioni dei sette sono stati rinvenuti cimici, pistole, droga e materiale digitale. Tra gli arrestati anche l'ex capo della polizia Hamza Turhan Ayberk, accusato di essere a capo di un gruppo, che comprende dipendenti pubblici, che raccoglieva informazioni per il Mossad su persone e società mediorientali in Turchia. Tra gennaio e febbraio sono già state arrestate 41 persone con l'accusa di legami con i servizi israeliani.

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