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Papa in Mongolia: "Non ci deve essere confusione tra credo, violenza e conflitti"

Chi guida le nazioni se "scegliesse la strada del dialogo con gli altri, contribuirebbe in maniera determinante alla fine delle guerre"

04 settembre 2023 | 08.56
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Chi guida le nazioni se "scegliesse la strada del dialogo con gli altri, contribuirebbe in maniera determinante alla fine delle guerre che continuano ad arrecare sofferenza a tanti popoli". Il Papa, nel suo terzo giorno in Mongolia, ha preso parte all’Hun Theatre all’incontro ecumenico interreligioso con i rappresentanti delle confessioni e tradizioni presenti nel Paese. E ha scandito: "In quest’ora della storia la nostra responsabilità è grande", non ci deve essere alcuna "confusione tra credo, violenza e conflitti".

All’incontro, oltre al Pontefice, hanno partecipato i rappresentanti del buddismo mongolo, la confessione più diffusa in Mongolia, dell'islam, dello sciamanesimo mongolo, ebrei, della Chiesa ortodossa, dell'Unione evangelica, della Chiesa avventista del Settimo Giorno, dell'induismo, baha'i, dello scintoismo, della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni (mormoni).

"La chiusura, l'imposizione unilaterale, il fondamentalismo e la forzatura ideologica rovinano la fraternità, alimentano tensioni e compromettono la pace", ha detto il Papa a Ulan Bator. Nell'incontro ecumenico e interreligioso con i leader delle confessioni presenti nel Paese , Francesco ha sottolineato che "l'altruismo costruisce armonia e dove c'è armonia c'è intesa, prosperità, bellezza".

(segue)

Il Pontefice ha spiegato che "le religioni sono chiamate a offrire al mondo questa armonia, che il progresso tecnico da solo non può dare, perché, mirando alla dimensione terrena, orizzontale dell'uomo, rischia di dimenticare il cielo per il quale siamo fatti".

"La memoria delle sofferenze patite nel passato - ha esortato Francesco - dia la forza di trasformare le ferite oscure in fonti di luce, l'insipienza della violenza in saggezza di vita, il male che rovina in bene che costruisce. Così sia per noi, discepoli entusiasti dei rispettivi maestri spirituali e servitori coscienziosi dei loro insegnamenti, disposti a offrirne la bellezza a quanti accompagniamo, come amichevoli compagni di strada. Si, perché in società pluralistiche e che credono nei valori democratici, come la Mongolia, ogni istituzione religiosa, regolarmente riconosciuta dall'autorità civile, ha il dovere e in primo luogo il diritto di offrire quello che è e quello che crede, nel rispetto della coscienza altrui e avendo come fine il maggior bene di tutti".

Il Pontefice ha invitato a credere "fermamente nel dialogo ecumenico, interreligioso e culturale, rimanendo in atteggiamento di apertura e ascolto di quanto le altre tradizioni religiose hanno da offrire".

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