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'Can che abbaia? Poco cotto...', Berlusconi e la barzelletta sul cinese

14 gennaio 2016 | 16.15
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Silvio Berlusconi (Fotogramma)
Silvio Berlusconi (Fotogramma)

Volete ridere? Vi racconto questa sul cinese... Ieri sera, durante la riunione dei gruppi di Fi sul nodo delle unioni civili, Silvio Berlusconi avrebbe ravvivato un po' il dibattito con una delle sue barzellette. Mentre circolano in questi giorni con insistenza le voci dell'arrivo di nuovi partner orientali per l'acquisto del 48% del Milan (si parla proprio dei cinesi di Alibaba), il Cav sarebbe tornato a raccontare una 'storiella', che vede protagonista proprio un giovane dagli occhi a mandorla.

Un sindaco leghista, avrebbe esordito il leader azzurro, secondo quanto riferito da alcuni presenti all'incontro, cerca un pretesto per non dare la cittadinanza a un cinese che partecipa all'esame di idoneità. I test da sostenere riguardano varie materie: dalla cultura italiana alla storia e geografia del Belpaese. Ma ce ne è uno in particolare, sui proverbi nostrani, molto insidioso. Il cinese, dice Berlusconi, a sorpresa risponde a tutte le domande, ma il sindaco del Carroccio non dispera, convinto che la bocciatura arriverà quando si tratterà di affrontare l'ultima prova, quella di 'completare' i proverbi.

Il sindaco, continua l'ex premier, inizia il test: 'Cielo a pecorelle...'. E l'esaminando completa: 'Pioggia a catinelle...'. 'Tanto va la gatta al lardo...'. Pronta la risposta: 'Che ci lascia lo zampino...'. E ancora: 'Can che abbia...'. Il cinese non ha dubbi e invece di completare l'aneddoto con 'non morde' risponde a modo suo: 'Can che abbaia, poco cotto o cotto male... Un motivo per bocciarlo, conclude il leader azzurro.

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