Addio a Emilio Fede, non soldatino di ferro ma "Omero" del berlusconismo

Racconta Pino Pisicchio all'Adnkronos: "Era un professionista a tutto tondo che si è trovato cucita addosso una reputazione che non gli rendeva giustizia soprattutto sul versante della sua umanità"

Addio a Emilio Fede, non soldatino di ferro ma
03 settembre 2025 | 14.05
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L'ex segretario della Cgil, Sergio Cofferati, ebbe a dire: "La sua è un informazione di parte ma senza infingimenti. Altri sono faziosi ma fingono di non esserlo". L'addio a Emilio Fede, lo storico direttore del Tg4, dà la stura a un coacervo di ricordi, umani e politici, non scevra da polemiche anche lessicali: c'è chi ricorda - come il giornalista Paolo Brosio - "il carattere tremendo: mi ha tirato addosso la macchina da scrivere ma è stato il mio padre professionale", chi ancora oggi rispolvera vecchi nomignoli di Striscia La Notizia "Emilio Fido", per via della presunta o reale adesione al verbo berlusconiano. E chi, a parte le distanze e da un'altra prospettiva, offre l'onore delle armi a quello che fu definito, ex ceteris, "soldatino di ferro del berlusconismo", “invidiato speciale” o "Sciupone l'Africano".

Racconta Pino Pisicchio, giornalista ed ex europarlamentare: "L’ho conosciuto - dice all'Adnkronos - e sono stato anche suo ospite nei talk su Retequattro. Era un professionista a tutto tondo che si è trovata cucita addosso una reputazione che non gli rendeva giustizia soprattutto sul versante della sua umanità". Sul rapporto con il Cavaliere: "Probabilmente andrebbero considerati due Fede: quello prima e quello dopo l’incontro con Berlusconi. La dedizione nei confronti del tycoon da parte del Fede 2 fu totale e questo qualche volta lo avrebbe messo in contrasto dialettico con Fede 1".

Eppure non fu per amore di poltrone, genuflessione al potere o conformismo: la passione per Silvio era autentica tanto che alla morte del Cavaliere il giornalista ebbe a dire di "volerlo raggiungere al più presto". Su Emilio Fede, racconta all'Adnkronos Carlo Freccero che lo ha conosciuto da vicino, "è stata fatta molta ironia per la sua dedizione totale, assoluta ed acritica a qualsiasi decisione berlusconiana. Ma sono convinto che Fede non si rese mai opportunista. Ammirava così tanto Berlusconi che tutta la sua presenza in tv è un continuo elogio del suo eroe. Omero fu il cantore dell’ira di Achille, Emilio decise di essere il cantore dei gesti berlusconiani".

Perché? "Aveva - spiega Freccero - nei confronti di Berlusconi una sincera venerazione che lo rendeva impermeabile a qualsiasi valutazione critica sull’opportunità di certi comportamenti, alla fine lo scandalo colpì soprattutto lui. Dopo i fasti della tv commerciale i suoi ultimi anni sono stati estremamente tristi. Era l’immagine del rimpianto e della solitudine". Storie che vanno oltre gli steccati ideologici: "Ho conservato un buon ricordo di Emilio Fede - spiega ancora Freccero- perché insieme abbiamo contribuito all'affermazione della Tv commerciale. Fede fu scelto da Berlusconi ed era quanto di più distante da me sotto il profilo delle convinzioni ideologiche". (di Andrea Persili)

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