Sito sessista Phica, l'amministratore: "Accettati minori ma vestiti". Una vittima: "Mie foto rubate dal tecnico pc"

L’analisi di Alex Orlowsky, esperto di cyberintelligence: "La prima traccia che ho di Vitiello risale al 2007"

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03 settembre 2025 | 13.03
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"Minorenni vestiti e non soggetti dell'intero link sono accettati". Questo scriveva l'admin di Phica.net il 4 febbraio 2022 in una discussione visionata dall'Adnkronos e relativa ai link con minorenni nudi o in intimo, "vietati e da segnalare se trovati". Non solo donne, quindi. Bambini, ragazzini. Purché vestiti. Alex Orlowsky, esperto di cyberintelligence sentito dall'Adnkronos, nell'analisi fatta dalla sua società ha evidenziato come l'attività della rete di soggetti, domini e società collegate al sito Phica.net risalga a venti anni fa, quando il dominio compare per la prima volta nella Wayback Machine.

"Vittorio Vitiello era l'admin - precisa - ma era tutta la società che c'è dietro. Le persone che monetizzavano su questo sito sono esperti di pornografia amatoriale, dai dvd porno sono passati a sfruttare il fenomeno internet. Il reato sta laddove monetizzavano sui contenuti illegali che venivano caricati".

Prima traccia di Vitiello nel 2007

"La prima traccia che ho di Vitiello risale al 2007, quando già gestiva il sito - spiega - Noi come start-up siamo esperti di cyber intelligence e analisi facciamo parte di un consorzio che studia i fenomeni estremisti online. Ci occupiamo di difendere le persone più fragili nella rete. Vitiello è uno che chiedeva soldi per rimuovere i contenuti, e questo è un reato: a provarlo ci sono chat, trasferimenti su Paypal. Ha iniziato a chiedere soldi, secondo quanto emerso dalla nostra analisi, almeno dal 2017. Lui non è veramente il capo, lui era l'admin ma ci sono altri nomi. L'unica società legata a Phica.net è un gruppo di varie società all'estero, una anche in Italia produce video porno ma non risulta nella gestione della pagina: sono scatole cinesi, tutto anonimizzato e non tracciabile. Si parla di Vitiello perché lui ha fatto anche estorsione, quando gli chiedevano di cancellare le foto, chiedeva soldi per rimuoverli. E questa è estorsione".

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Un lavoro, quello di Orlowsky e della socia Jenny Paita, iniziato dalla denuncia pubblica della ex parlamentare Pd. "Ho visto un tweet di Alessia Morani - spiega - da lì mi son dato da fare e ogni volta che ci lavoravo scoprivo dati nuovi. Fin quando ho fatto un esposto alla Polizia Postale, che già ci lavorava. Abbiamo scoperto la data di nascita, un sacco di referenze. Vittorio Vitiello era su tante reti pornografiche, gestiva anche i server. Non è un admin semplice: lui spiegava agli utenti come condividere il 'nas' di casa, in pratica l'hard disk di backup che puoi comprare su Amazon, tutte le foto anche familiari nelle chat di Phica così che diventassero di dominio di tutti gli utenti".

Vittima forum sessista: "Foto rubate da tecnico che ripara telefoni e pc"

"Su quel forum ho trovato le mie foto. E molto peggio. Ho scoperto che tra quanti si appropriano degli scatti da profili social di vittime inconsapevoli, c'è anche chi le ruba in modo più meschino, approfittando del proprio lavoro di tecnico di telefoni e computer". A parlare all'Adnkronos è Anna (il nome è di fantasia per tutelare l'identità della testimone, ndr), una delle tante vittime del forum sessista Phica chiuso dopo l'inchiesta della Polizia Postale nata dalle prime denunce presentate anche da ex parlamentari. "La scorsa settimana una pagina Instagram di Livorno, che si chiama livornogram e sulla quale vengono di solito pubblicate notizie inerenti la città, ha pubblicato una storia in cui venivamo messi al corrente di foto rubate e trovate sul sito Phica. A quel punto, insieme alle mie amiche, abbiamo deciso di registrarci per capire se ci fossero anche le nostre foto o quelle di qualche nostra conoscenza. Abbiamo cercato come 'ragazze di Livorno', scoperchiando di fatto il vaso di Pandora. Si sono aperte una serie di pagine, almeno una decina, con foto e video alcuni espliciti, altri palesemente presi da profili all'insaputa delle persone immortalate. Abbiamo trovato, tra quelle, gli scatti di nostre conoscenti e avvisato chi di dovere".

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"L'indomani, però, mia sorella mi ha detto che su quel sito c'ero anche io. Foto, nel mio caso, tranquille e pubblicate sui miei profili. Ma comunque rubate, oltretutto dai miei profili social chiusi - ha aggiunto - A quel punto mi sono messa a spulciare tra i tanti commenti. Ed è proprio tra questo che ho trovato l'impensabile. Sotto a una foto, in risposta a chi chiedeva da dove venissero quegli scatti pubblicati, una persona ha commentato che quando gli portavano i telefoni e i computer a riparare, lui prendeva le foto e se ne appropriava. Lì ho capito che questa era molto più grande e sporca di quello che si potesse pensare. Non si è più libere nemmeno di portare il cellulare a riparare, che rischiamo di ritrovarci le foto della nostra galleria in siti del genere. E' stata una cosa bruttissima, assurda. Lo scambio di contenuti avviene su telegram, video e foto vengono scambiate per soldi come fossero figurine".

"Personalmente mi sono accorta di essere tra le ignare vittime anche dalle continue richieste sui social di maschi, ovviamente non accettate. E parallelamente - racconta ancora Anna - mentre alcune ragazze mi ringraziavano per aver alzato il velo su questo schifo, altre mi confessavano di non avere il coraggio di denunciare, un po' per vergogna un po' per paura dei propri fidanzati. Ma in realtà bisogna avere la forza di reagire, non c'è da aver paura di nulla. Mi auguro che le indagini vadano avanti, che si inizi a guardare anche su Telegram, dove avviene il brutto e dove è molto più difficile bloccare e rintracciare le foto. E' per questo che io sto sempre attenta, so benissimo che quando si posta qualcosa si può andare incontro a tutto e per questo cerco sempre di pubblicare poco e nulla di strano. Ma ho testimonianze dirette di mie amiche che si sono trovate il volto photoshoppato su corpi altrui. E forse questo ci dà il senso della follia e di una rete che doveva avvicinarci e invece ci intrappola senza che nemmeno ce ne rendiamo conto". (di Silvia Mancinelli)

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